mercoledì 23 maggio 2007

A PICCHIARE DURO CI PENSA LA CHIESA


A picchiare duro ci pensa la Chiesa
Libero 22 maggio 2007
di RENATO FARINA
. La Chiesa si fa sentire direttamente, senza mediazioni politiche, chiama i cittadini che ne apprezzano le indicazioni perché si muovano dovunque e con la fantasia. Anche chi non è cattolico, ma apprezza l'ombra che il grande albero della Chiesa offre in questa canea, può aggregarsi e rappresentare la voce del Papa: non si chiede fedeltà ai sacramenti nelle questioni civili, ma solo di ragionare, difendere la libertà e i poveri.

La Chiesa italiana con molta dolcezza, con linguaggio soave, però mena, le dà, picchia duro. Trovate voi il verbo giusto.
Tanto è angelico nella forma, quasi da cherubino, tanto il nuovo presidente della Cei, Angelo Bagnasco, è capace di assestare istruttive sediate sul groppone degli avversari sleali e dell'autorità politica insensibile ai richiami evangelici. Esempio numero uno.
Contro gli omosessuali, noi cattolici? Siete voi che calunniate il Papa.
Esempio secondo.
Voi dite che la Chiesa cattolica è capace solo di condanne e anatemi? Noi dialoghiamo, siete voi che appena ci esprimiamo ci fate condannare dal Parlamento europeo con accuse infami.
Terzo esempio.
La Chiesa è insensibile ai problemi concreti, bada solo all'ideologia della famiglia tradizionale? Siamo noi che diamo pacchi di viveri ai poveri, e non è vero che l'Italia si è risanata, la miseria cresce più di prima, e stateci attenti, se no capeggiamo questa armata silenziosa di famiglie monoreddito e con figli, che è andata pacificamente in piazza, ma si farà ancora sentire.

La traduzione
Naturalmente queste formule così perentorie non ci sono nella "prolusione". Ma la traduzione in lingua corrente è verace. Il don Camillo di Guareschi avrebbe pestato i pugni sul legno del pulpito e sulla panca dell'osteria, ma la sostanza è precisamente questa. La Chiesa si fa sentire direttamente, senza mediazioni politiche, chiama i cittadini che ne apprezzano le indicazioni perché si muovano dovunque e con la fantasia. Anche chi non è cattolico, ma apprezza l'ombra che il grande albero della Chiesa offre in questa canea, può aggregarsi e rappresentare la voce del Papa: non si chiede fedeltà ai sacramenti nelle questioni civili, ma solo di ragionare, difendere la libertà e i poveri. La Chiesa si propone come attore stabile della scena. Ci vorrà pure qualcuno che difenda i deboli qualsiasi governo ci sia, senza dimenticarli per le esigenze della propaganda. Bagnasco non lo nomina mai, neanche per allusioni, ma usa dati di realtà che sono ignorati oggi dal governo in carica che pure si dice di sinistra. Dà consigli su matrimonio e unioni di fatto. Parla in nome dell'«almeno un milione» (testuale) di persone del Family day, non perché cattolici, ma perché sono una forza sociale. Come tale ha anch'essa il diritto di farsi valere in democrazia, così pure i vescovi. Bagnasco dice semplicemente: «Si ascolti la società civile». Non dice di dare retta alla Chiesa. La Chiesa è semplicemente la voce del popolo, Bagnasco se ne fa eco. «È la società civile infatti che si è espressa in maniera inequivoca- bile e che ora attende un'interlocuzione istituzionale commisurata alla gravità dei problemi segnalati». Con questa frase, in un colpo solo Bagnasco indica i limiti della rappresentanza politica italiana. Quella di sinistra. Ma anche a destra. Essa si disperde nella ricerca della leadership. Ma la realtà è ca- pace di rovesciarla addosso al Parlamento? Il neo-presidente della Cei di politica politicante non parla proprio. Non ci sono più le analisi dei sussulti interpartitici, descritti genialmente dal predecessore cardinal Ruini. È spettacolare la concretezza con cui Bagnasco descrive i «pacchi alimentari», da- ti a moltissime madri nel segreto della sera da persone discrete, per non umiliare la gente. Lo sa bene. Sono milioni di pacchi. Lo sa perché a darli in giro sono quelli del Banco alimentare, che è sostenuto principalmente da cattolici. Sono le parrocchie. Senza questa rete di umanità la nostra società si disferebbe: è questa l'ingerenza vaticana? Chi oggi darebbe un po' di educazione ai ragazzi, qualcosa che non siano giochi e spinelli, senza quel branco di preti, quei movimenti cattolici presenti dove capita, capaci di voler bene anche dove le famiglie mancano? Questa è stata la voce di Bagnasco ieri. Bagnasco non ha temuto di alzare il tiro verso i cieli intoccabili dell'europeismo. Se la prende con la sede massima dell'Unione Europea succube dei violenti. Dice: «...quell'intolleranza prevaricatrice che ha indotto il Parlamento europeo ad avanzare fino a oggi ben 30 richiami censorii nei confronti della Chiesa cattolica». Fa capire a chiare lettere che i mass media italiani sono in mano a travisatori professionisti. Lui cita il suo caso personale, che adesso lo costringe ad andare in giro con la scorta: gli hanno messo in bocca «pensieri mai pensati», inutilmente da lui smentiti e precisati. Servivano a creare tensioni ed «episodi di cronaca»: l'arcivescovo non dice la parola minacce, minimizza. Ma spiega che lo scopo è raggiunto senza bisogno di ulteriore sangue (si spera). Con questa esasperazione da falsari si impedisce il dialogo sereno tra laici e cattolici, dove ciascuno accetta l'altro come interlocutore, e si rinuncia a cacciare dall'arengo civile chi pensa diverso con accuse ridicole di ingerenze e razzismo.
Ordinario militare
Bell'inizio, non vi pare? Come minimo, Bagnasco è uno chiaro. Poco politico. Diretto. Cortese e ineffabile, ma tagliente. 63 anni, generale di corpo d'armata a riposo, come ex ordinario militare d'Italia. La sua nomina, prima ancora che facesse un discorso ufficiale (il primo è stato ieri) era stata accolta con un plotone di esecuzione. Lo avevano fucilato moralmente, in vista di un'esecuzione pratica a opera di brigatisti rossi, per il reato di omofobia e razzismo. Condanna senza processo, senza diritto alla difesa. Così da intimidirlo prima del tempo. Be', non c'è cascato. Poi si potrà non essere d'accordo. Ma quest'uomo parla chiaro. E non si può dire stia con la destra. Al massimo, lo si capisce dal tono, è la destra a dover stare con lui, magari dovrebbero trarne le conseguenze anche quei cattolici ora alleati a sinistra con chi vuole appendere per i piedi il Papa. Questo è stato ieri l'esordio di monsignor Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova. A Roma si erano ritrovati in assemblea i 250 vescovi italiani. Tutti insieme si trovano una sola volta l'anno, e il discorso del loro leader scelto dal Papa è un evento. Dopo sedici anni di guida non c'è più il cardinale "don" Camillo Ruini, genio della politica. Ora c'è monsignor Angelo Bagnasco, genio non si sa, pecora no, condottiero senz'altro.
COSA È LA CEI
ASSEMBLEA DEI VESCOVI La Conferenza Episcopale Italiana (Cei) raduna tutti i vescovi responsabili di diocesi. Sono circa 250. Essa è presieduta attualmente da monsignor Angelo Bagnasco, 63 anni, arcivescovo di Genova, generale di Corpo d'Armata a riposo (è stato infatti Ordinario militare). Bagnasco è succeduto da marzo al cardinale Camillo Ruini, rimasto in sella sedici anni. Segretario generale della Cei è il vescovo Giuseppe Betori. La Conferenza episcopale italiana è l'unica il cui presidente sia nominato personalmente dal Papa in qualità di primate d'Italia. Il direttivo della Cei è costituito da trenta presuli cooptati nel Consiglio permanente.


Nessun commento: