.....C'e'uno stato,nelle vesti di un ministero della Salute, che a fronte delle cifre di gravidanze e aborti di teen ager decide di scavalcare madri e padri. Gli indirizzi 'giusti' per risolvere il problema li darà la tv all’ora di cena, prima che i bambini vadano a letto.
L’Inghilterra sta prendendo le misure alla sua débâcle
di Marina Corradi
Tratto da Avvenire del 27 marzo 2009
La notizia di ieri da Londra è che la pubblicità dell’aborto andrà in tv, in prima serata. Gli spot delle cliniche raggiungeranno il pubblico delle giovanissime, che in Gran Bretagna rimangono incinte con una frequenza superiore a qualsiasi Paese europeo.
La notizia da Londra dell’altroieri era invece un esperimento 'pilota' in alcune scuole dell’Oxfordshire: fornire alle alunne tra gli undici e i tredici anni la pillola del giorno dopo, senza avvisare i genitori. Con un sms le ragazze, o piuttosto le bambine, avvertiranno della necessità, e prontamente riceveranno il Norlevo – scarica di ormoni ad alto potenziale che impedisce un eventuale concepimento. Nella evidenza di uno stato di emergenza giovanile in Gran Bretagna, l’elemento comune che segna le due notizie è la esautorazione dei genitori.
C’è uno Stato, nelle vesti di un ministero della Salute, che a fronte delle cifre di gravidanze e aborti di teen ager decide di scavalcare madri e padri. Gli indirizzi 'giusti' per risolvere il problema li darà la tv all’ora di cena, prima che i bambini vadano a letto.
Inoltre, per portarsi avanti, quell’idea del Norlevo su richiesta alle undicenni, con la promessa di non dire niente alla mamma, e ripetibile qualora il problema si ripresenti. Quale genitore permetterebbe a un medico di dare a propria insaputa un qualsiasi farmaco a un figlio bambino? Nessuno, ma si fa un’eccezione per la pillola del giorno dopo, sorta di diserbante antiembrione. Perché, dicono, le gravidanze minorili sono emergenza. Tale da mettere da parte la famiglia e aprire per così dire un nuovo contratto fra lo Stato e le sue giovanissime cittadine: ti procuriamo noi il necessario, ti diciamo noi dove andare, questa è la pillola, questo, se è troppo tardi, è l’indirizzo.
Minorenni? Minorenni si è perché non si può guidare, non si può lavorare, non si può votare; ma per quanto riguarda il sesso e le sue conseguenze, invece, a undici anni si è grandi più che abbastanza. Con tutti questi alacri provvedimenti, gli aborti, giovanili e non, in Gran Bretagna non fanno tuttavia che aumentare. Che sia un problema di scarsa distribuzione di preservativi? Non si direbbe, ce n’è in ogni stazione del metrò di Londra. E allora, come mai? C’è una cosa da fare prima di mettere in tasca alle figlie una pillola, ed è educare. Non subito nel senso di educazione sessuale. In quello anteriore, piuttosto, del trasmettere la dignità di sé come persona, e la ragione di un vivere che non si esaurisca nell’afferrare voracemente tutto quello che capita davanti – che sia una cosa in vetrina, o un coetaneo. È questa l’emergenza educativa che a Londra mostra la sua asprezza nei figli delle classi popolari, quelli che crescono soli in casa davanti a una tv accesa. E a tredici anni giocano con il 'gioco' appena scoperto, semplicemente perché nessuno ha detto loro che cosa fare, di bello, di quel nuovo orizzonte.
Magari, poi arriva un bambino. Allora i tabloid impazziscono per i papà imberbi. Solo i tabloid però. I genitori, cioè i possibili nonni, sperano che non tocchi a loro; e intanto, poi, non saprebbero che dire a quelle figlie cresciute così in fretta. Ma lo Stato come una grande madre efficiente e tecnologica interviene: sì alla pubblicità dell’aborto, e assistenti sociali leste a distribuire pillole del giorno dopo alle bambine. Madri e padri, disarcionati, tacciono: prima generazione che, con mille corsi di educazione sessuale, non ha saputo trasmettere ai figli un senso condiviso della umana riproduzione.
Finirà, a Londra e forse non solo, che metteranno distributori di tutto, dappertutto. Ma non basterà a ridare a una generazione ciò che le è dovuto: un padre, una madre, un senso per cui crescere, senza bruciare i tempi; senza, in quei tempi bruciati, bruciarsi.
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