cara tiziana
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vittorino bocchi arluno
avvenire 5.3.2009
Viviana Daloiso
fuoriporta
Da Londra la «lezione» di Ivan Cameron
« Ivan era un bambino magico. Con un sorriso magico. Il suo sorriso sapeva farmi sentire il padre migliore del mondo. E certo, a volte era appena accennato, a volte era accompagnato da un piccolo rantolo... ma quel sorriso! Sapeva illuminare a giorno una camera». Le parole con cui David Cameron, il leader dei conservatori britannici, ha ricordato il figlio scomparso appena mercoledì scorso, lasciano senza fiato. Basterebbero a dire tutto sulla vita, sulla morte, sulla sofferenza, temi così attuali oggi, soprattutto nel dibattito nostrano.
Ma di Ivan Cameron occorre sapere di più. Per imparare una lezione che, a sorpresa, arriva dal Paese che più ha fatto sentire la voce negli ultimi anni per l’arroganza e la sfrenatezza della sua corsa al progresso scientifico: l’Inghilterra degli ibridi e della clonazione, la nazione che non ha paura di nulla a parte dell’imperfezione dei propri figli. van Cameron nasce proprio lì, in Inghilterra, in un tiepido giorno di aprile del 2002. È il primogenito di una coppia perfetta: David giovane e sorprendente volto della politica, già all’epoca quotato per la scalata a Downing Street; Samantah – che di cognome fa Gwendoline Sheffield – figlia di ricchissimi proprietari terrieri e titolare di un famoso negozio di design di lusso a Notting Hill. Ma qualcosa, nel piccolo Ivan, non va. Dai medici presto un verdetto inaspettato: il neonato è affetto da una gravissima forma di encefalopatia epilettica, malattia incurabile che gli renderà la vita impossibile, impedendogli di parlare, di muoversi, di camminare.
Qui arriva la prima sorpresa: per i Cameron non è la fine. È un brutto colpo, certo, qualcosa di inaspettato e tragico, ma entrambi sono sicuri, subito: ora si va avanti, si cambia. E la coppia perfetta manda gambe all’aria la vita 'perfetta'. La casa viene attrezzata per Ivan, Samantah smette quasi completamente di lavorare e si divide tra il bambino e lo psicologo (per sapere come comportarsi col piccolo, per non fare niente di sbagliato, per capire come accogliere gli altri figli che verranno), David decide di non usufruire dei suoi 'privilegi' e affidarsi completamente al servizio sanitario nazionale (se affronto – ripete spesso – il percorso che ogni singolo cittadino si trova innanzi in una situazione simile sarò un politico migliore, oltre che un buon padre).
Seconda sorpresa: i Cameron decidono di prendersi cura in prima persona del loro bambino. E questo comporta anche nutrirlo con un sondino, tutti i giorni, sistemare quel tubicino con cura nel suo piccolo stomaco: Ivan non sa mangiare da solo, e non può essere imboccato, rischierebbe di soffocare. Ci pensa suo padre, David, ogni giorno. E in giardino realizza anche una 'collinetta sensoriale' – come la chiama lui – dove Ivan può essere sistemato comodo, e guardare il cielo, sentire il vento. Samantah invece prepara la 'bibbia' di Ivan, che è il suo diario medico, in cui lei scrive come sta, ogni giorno, i suoi progressi, i suoi dolori.
La settimana scorsa la terza sorpresa, quella davvero tragica. Ivan si sente male all’improvviso, viene ricoverato, infine si spegne. La morte è l’unica barriera che la sua mamma e il suo papà non possono superare assieme a lui. «Il suo amore ci ha cambiato la vita – scrive David ai sostenitori del suo partito –.Quando ci fu detto per la prima volta quanto fosse grave la sua disabilità pensai che avremmo sofferto dovendoci prendere cura di lui ma almeno lui avrebbe tratto beneficio dalle nostre cure. Ora che mi guardo indietro vedo che è stato tutto il contrario. È stato sempre solo lui a soffrire davvero e siamo stati noi a ricevere più di quanto io abbia mai creduto fosse possibile ricevere dall’amore per un ragazzo così meravigliosamente speciale, e bellissimo». Una lezione che lascia senza fiato la Gran Bretagna, e il mondo intero.
La drammatica storia del figlio disabile del leader conservatore britannico morto mercoledì scorso ha commosso la Gran Bretagna. Che ora si interroga sulle ambizioni eugenetiche della sua ricerca scientifica. con una nuova certezza: la vita umana, anche se sofferente, ha dignità
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