lunedì 10 settembre 2007

I comandamenti del Papa: un decalogo di soli «sì»


I primi tre comandamenti (Io sono il Signore Dio tuo: non avrai altro Dio fuori di me; non nominare il nome di Dio invano; ricordati di santificare le feste) sono «un sì a Dio, un Dio che ci ama e ci guida, che ci porta e, tuttavia, ci lascia la nostra libertà, anzi la rende vera libertà». Il quarto comandamento (onora il padre e la madre) è «un sì alla famiglia»; il quinto (non uccidere) «un sì alla vita»; il sesto (non commettere atti impuri) «un sì ad un amore responsabile»; il settimo (non rubare) «un sì alla solidarietà, alla responsabilità sociale e alla giustizia». L’ottavo comandamento (non dire falsa testimonianza) è «un sì alla verità», mentre il nono e il decimo (non desiderare la donna d’altri, non desiderare la roba d’altri) sono «un sì al rispetto delle altre persone e a ciò che ad esse appartiene». In virtù della forza della nostra amicizia col Dio vivente noi viviamo questo molteplice «sì» e lo portiamo come «indicatore di percorso entro il nostro mondo

ALl'interno l'articolo tratto da avvenire

I comandamenti del Papa: un decalogo di soli «sì»
Religione - dom 9 set
I divieti biblici riletti in positivo «Il cristianesimo è più di una serie di leggi»
di Andrea Tornielli

Tratto da AVVENIRE del 9 settembre 2007

Papa Ratzinger rilegge il decalogo trasformando i «no» dei comandamenti in altrettanti «sì». Lo ha fatto nell’omelia della messa celebrata davanti al santuario di Mariazell, ricordando che «il cristianesimo è di più e qualcosa di diverso da un sistema morale, da una serie di richieste e di leggi. È il dono di un’amicizia che perdura nella vita e nella morte». Ma proprio per questo «il cristianesimo porta in sé una grande forza morale» e permette di rileggere il decalogo «con Gesù Cristo e la sua Chiesa» rivelandolo come «un grande ammaestramento».

I primi tre comandamenti (Io sono il Signore Dio tuo: non avrai altro Dio fuori di me; non nominare il nome di Dio invano; ricordati di santificare le feste) sono «un sì a Dio, un Dio che ci ama e ci guida, che ci porta e, tuttavia, ci lascia la nostra libertà, anzi la rende vera libertà». Il quarto comandamento (onora il padre e la madre) è «un sì alla famiglia»; il quinto (non uccidere) «un sì alla vita»; il sesto (non commettere atti impuri) «un sì ad un amore responsabile»; il settimo (non rubare) «un sì alla solidarietà, alla responsabilità sociale e alla giustizia». L’ottavo comandamento (non dire falsa testimonianza) è «un sì alla verità», mentre il nono e il decimo (non desiderare la donna d’altri, non desiderare la roba d’altri) sono «un sì al rispetto delle altre persone e a ciò che ad esse appartiene». In virtù della forza della nostra amicizia col Dio vivente noi viviamo questo molteplice «sì» e lo portiamo come «indicatore di percorso entro il nostro mondo».

Prima di far ritorno a Vienna, dove oggi concluderà il viaggio, il Papa ha celebrato i vespri a Mariazell e ha spiegato il senso profondo dei «consigli evangelici» di povertà, castità e obbedienza vissuti da chi si impegna «nella sequela radicale di Cristo». Spiegando il perché del celibato ha detto: «Sacerdoti, religiosi e religiose non vivono senza connessioni interpersonali. Con il voto di castità nel celibato non si consacrano all’individualismo o a una vita isolata, ma promettono solennemente di porre totalmente e senza riserve al servizio del regno di Dio gli intensi rapporti di cui sono capaci e che ricevono come un dono».


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