lunedì 17 settembre 2007

IL VANGELO DI IERI COMMENTATO

COMMENTO di don Romeo Maggioni



Oggi il vangelo si apre con lo scandalo di chi vede Gesù “contaminarsi” coi peccatori, cioè di chi giudica Iddio troppo buono, tollerante, misericordioso, che lascia correre troppo il male nel mondo, che lascia crescere assieme al buon grano la zizzania.“Si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. E i farisei e gli scribi mormoravano: Costui riceve i peccatori e mangia con loro”. Non sarà questa troppa bontà - pensano i farisei di sempre - la causa del dilagare del male nel mondo? Perché non c’è più ordine, più severità, più divisione netta tra buon grano e zizzania?
C’è da domandarsi chi non è peccatore? “Chi è senza peccato scagli per primo la pietra” (Gv 8,7). San Paolo oggi, nella seconda lettura, ci dice: “Gesù Cristo è venuto nel mondo per salvare i peccatori, e di questi il primo sono proprio io”. E prosegue:“Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo senza saperlo, lontano dalla fede; così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato e ha voluto dimostrare in me, per primo, tutta la sua magnanimità, a esempio di quanti avrebbero creduto in lui” (1Tim 1,13-15).
Ecco il tema di questo capitolo 15 di Luca, chiamato il “vangelo del vangelo”: la gioia di Dio nel poter perdonare a un cuore sincero. Mai come qui Gesù ci svela le profondità del cuore di Dio Padre.

1) DIO ACCOGLIE TUTTI COME UN PADRE

Dio è un instancabile cercatore di ogni uomo, come “quel pastore che ha cento pecore e ne perde una: subito lascia le 99 nel deserto e va dietro a quella perduta finché non la ritrovi”. O come la donna che “ha 10 monete e ne perde una: accende la lucerna, spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova”. Nessun peccatore gli è indifferente. Non si accontenta né si compiace dei soli giusti: si preoccupa di chi manca, perché gli appartengono, perché ci tiene! “Io non sono venuto a chiamare i giusti ma i peccatori” (Mt 9,13). “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, affinché ciascuno che crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16). Dice sant’Agostino che Dio ama ciascuno come se fosse l’unico. Nessuno deve sentirsi mai abbandonato da Dio, mai perduto: è Lui che prende l’iniziativa di cercarci e di seminare il nostro cammino di stimoli per il nostro ritorno. “Dio non vuole la morte del peccatore ma che si converta e viva!” (Ez 18,32).
Ritrovata la pecora smarrita, la moneta persa o il figlio che era morto... si fa festa! “Ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per 99 giusti che non han bisogno di conversione”. Quando si vede ritornare il figlio... il padre è fuori di sé dalla gioia: “Presto, portate qui il vestito più bello, mettetegli l’anello al dito, i calzari ai piedi; portate il vitello più grasso .. e facciamo festa!”. Questa gioia di Dio nel perdonare è il nocciolo più originale del messaggio cristiano. Altri annunciano di Dio la potenza, altri la giustizia, altri l’ordine...: noi cristiani annunciamo che la potenza di Dio è l’amore e la misericordia, è vincere il male col bene, è perdono generoso. Noi a Dio non possiamo regalare nulla che già non abbia: è il padrone di tutto! Tranne una cosa: dargli gioia col chiedergli perdono. Scrive sant’Ambrogio: “Non leggo nella Bibbia che Dio si sia riposato quando creò il cielo e la terra; ..leggo che si è riposato quando creò l’uomo, perché finalmente aveva trovato uno cui potesse perdonare” (Exam.). Ciò che spinge Dio al perdono non è il merito del peccatore, ma la sua assoluta gratuità e promessa di salvezza: “Ricordati di Abramo, Isacco e Giacobbe, tuoi servi, ai quali hai giurato...”, gli ricorda Mosè per ottenere da Dio il perdono per Israele idolatra” (I Lett.). “In questo sta l’amore: non noi abbiamo amato Dio, ma lui ha amato noi e ha mandato il Figlio come propiziazione per i nostri peccati. Egli ci ha amati per primo” (1Gv 4,10.19).
Si fa festa ... per un peccatore pentito. Questo è un punto da chiarire. Dio si propone a tutti, Dio sollecita tutti, Dio è misericordioso verso tutti, o meglio verso tutti quelli che lo vogliono, quelli cioè che si aprono a lui con sincerità di cuore. Gesù non ha mai sottovalutato la gravità del peccato; la distinzione tra peccatori e giusti non è soppressa; ha sempre esigito conversione ed è radicale nelle esigenze per il Regno condannando il male senza ambiguità. Se qui si parla della misericordia, si parla anche di conversione, di un figlio ritrovato perché pentito. Anzi il messaggio dell’amore del Padre è proprio per dar confidenza al ritorno del peccatore. Troppo Iddio è rispettoso della nostra libertà e dignità, e quindi della nostra parte da fare nel processo della salvezza!

2) ACCOGLIERE TUTTI COME FRATELLI

E’ iniziata l’epoca del perdono: non è più lecito mormorare. Alla svolta del Dio misericordioso deve seguire la svolta del cuore tollerante. L’atteggiamento del figlio maggiore che non accoglie l’altro come fratello e giudica la troppa bontà del padre, è stigmatizzata da Gesù nella finale della parabola. E’ l’arroganza del “giusto” che non capisce più la preziosità del perdono e la generosa larghezza del cuore di Dio. E’ sempre la pretesa del fariseo di “meritare” qualcosa davanti a Dio, e quindi di vantare pretese più degli altri!
Dio tuttavia non fa torto a nessuno: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo”. Dice san Paolo: “Che hai tu che non abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché te ne vanti come non l’avessi ricevuto?” (1Cor 4,7). Un giorno Gesù ebbe a dire a chi si lamentava della sua generosità: “Sei tu invidioso perché io sono buono?” (Mt 20,15).
Il fratello maggiore osserva la legge, ma manca dell’amore fraterno. Proprio questo è il cuore della legge: “Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro celeste” (Lc 6,36). Amore di Dio e amore del prossimo devono stare assieme. Del resto Gesù è molto preciso nell’insegnamento di oggi: di fronte al padre, se al secondo è richiesto l’amore fraterno, al primo, il figlio minore, è richiesta conversione, cioè ritorno all‘amore del padre. Conversione e amore del prossimo sono i due pilastri portanti dell’ordine morale, le forze basilari che devono animare la nostra vita personale e la convivenza umana.


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In fondo la conversione manifesta l’idea che si ha di Dio: il figlio minore pensa di essere schiavo nella casa del padre, e parte alla ricerca di una felicità che poi si dimostrerà fasulla e deludente, ritornando al vecchio padre, unico portatore di vita autentica. Il secondo ha del padre l’idea di un padrone da servire, cui avanzare le pretese per i propri atti di obbedienza e giustizia..! Ma Dio è altra cosa: è puro dono gratuito, è benevolenza anzitutto; e quando ha dato tutto e si vede rifiutato... diviene anche perdono, misericordia, è capace di un super-dono che ci sa rendere nuovi e ci fa incominciare da capo come se nulla fosse stato!
Appunto: GRAZIA E MISERICORDIA sono gli argini entro i quali scorre la vita del credente.


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