venerdì 21 settembre 2007

L'EMBRIONE HA DIGNITA' UMANA,HA DETTO LIVIA TURCO

Da quelle parole del ministro il principio di uno sguardo diverso
Procreazione Assistita - gio 20 set
«L'embrione ha dignità umana», ha detto Livia Turco
di Marina Corradi

Tratto da Avvenire del 20 settembre 2007



«L'embrione ha dignità umana, e bisogna trovare risposta a chi chiede conto del destino di questa vita potenziale. Possiamo pensare a rendere adottabili gli embrioni in esubero», ha detto Livia Turco a un settimanale. Parole che pesano, se a dirle è una ex militante del Pci, una che viene dal femminismo, una ferma sostenitrice della legge sull'aborto.

E non tanto per quella idea di una adottabilità dei «sovrannumerari» abbandonati. Si sa, è vero, che in Italia un'associazione di area pro-life sta tentando questa delicata strada, e che alcune gravidanze con embrioni "adottati" in Spagna sono iniziate e procedono fisiologicamente. Tuttavia, ci sono le perplessità etiche su una adozione artificiale, mentre non si può non chiedersi quante donne, al di fuori del coraggio di un piccolo numero di pro-life, sarebbero disposte ad addossarsi il carico di una gravidanza con un embrione geneticamente del tutto estraneo, dalle eredità ignote, e per di più ibernato da anni. È lecito pensare che, se le coppie sterili fossero disposte a questo salto nel buio, alla gratuità di accogliere un figlio del tutto estraneo, sarebbero anche disposte all'adozione di un bambino abbandonato. Cosa che non è: la domanda della fecondazione artificiale è quasi sempre domanda di un figlio del proprio sangue.
La Turco non ignora, e anzi ammette che la sua idea - «una donna che regala a un'altra donna la possibilità di avere un figlio» - è, per quanto riguarda le migliaia di «sovrannumerari» abbandonati in Italia, difficilmente concretizzabile. Piuttosto, quel «l'embrione ha dignità umana», detto da una con la sua storia politica, è una espressione che colpisce, e che sembra un'eco di un ripensamento che ha in questi anni toccato diverse donne cresciute nel femminismo e nella battaglia per la legge 194. Dire di una dignità umana dell'embrione, va dato atto al ministro, da parte sua è un'affermazione forte. Da sinistra, qualcuno si è già scandalizzato, come un senatore di Rifondazione comunista, che ha gridato all'«accecamento integralista». Tra i cattolici, invece, qualcuno potrebbe chiedersi come si fa a difendere la legge sull'aborto, se della dignità umana dell'embrione si è convinti. O almeno, forti dell'affermazione del ministro, ci si potrebbe aspettare che le nuove linee guida della legge 40 non cerchino di aggirare con interpretazioni estensive il divieto di congelamento. Se l'embrione ibernato è portatore di dignità umana tanto da essere adottabile, come pensare di poter creare altri "orfani"?

Ma dalle parole della Turco vorremmo derivare conseguenze ancora più semplici, quasi elementari. Se anche il ministro riconosce dignità umana all'embrione; se afferma che è qualcosa non da manipolare, ma di cui «prendersi cura», perché, più modestamente, non pensare a quelli vivi e vitali, nel grembo di madri che vanno a chiedere il certificato per abortire, e contrariamente a quanto stabilisce la legge non trovano quasi nessuno che «contribuisca a far superare le cause che potrebbero indurre all'interruzione di gravidanza»?

Come la Turco sa bene, non tutti gli aborti vengono chiesti da professioniste, da "borghesi" che per personali motivi non vogliono un figlio. Ci sono, e sono tante, le donne che lavorano in nero, o con contratti precari, ci sono le extracomunitarie che non possono permettersi il "lusso" di un figlio.
Aiutare queste donne, aiutare i loro figli a venire al mondo, sarebbe il primo segno di una dignità umana veramente riconosciuta a quelli che quel senatore di Rifondazione, nel suo attacco alla dichiarazione del ministro, chiama «entità» . Una presenza vera, capace di sostegno vero nei consultori, sarebbe più semplice che ipotizzare adozioni di embrioni ibernati.

Salverebbe la vita di molti figli, non rifiutati, ma "impossibili".
Di modo che, intravvedendo nelle parole della Turco il principio di uno sguardo diverso, vorremmo dirle: onorevole, d'accordo. Ma cominciamo dalle cose più semplici. Cominciamo dalla realtà.

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