sabato 22 settembre 2007

L'ECUMENISMO SI FA ITALIANO


(POL) Nuovo arcivescovo di Mosca, l’ecumenismo si fa “italiano”

Roma, 21 set (Velino) - È stato nominato il nuovo arcivescovo metropolita cattolico della cattedrale della Madre di Dio a Mosca. Si tratta di don Paolo Pezzi, 45 anni, di cui una decina passati in Russia, tra Novosibirsk (Siberia) e San Pietroburgo, dove dirige il seminario in cui vengono formati i sacerdoti delle quattro diocesi cattoliche di Russia.È dunque un italiano a prendere il posto dell’arcivescovo di origini polacche Tadeusz Kondrusiewicz, che sarebbe invece promosso alla cattedra di Minsk (Bielorussia), scoperta da giugno dello scorso anno.




Si risolve così uno di quei nodi che hanno sempre complicato i rapporti tra il Vaticano e il patriarcato, ovvero la nazionalità polacca dei vertici della Chiesa cattolica in Russia. La scarsa simpatia tra i due popoli è nota, e gli ortodossi di Russia non ne hanno mai fatto mistero. L’ultimo episodio, in questo senso, è stata la consegna - da parte di Alessio II - dell’onoreficenza dell’ordine di San Daniel principe di Mosca al nunzio apostolico a Mosca, monsignor Antonio Mennini, “per i suoi sforzi per stabilire buone relazioni tra la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa cattolica romana”. L’onoreficienza è stata consegnata in occasione del 60esimo compleanno del nunzio, ma c’è chi legge in questo episodio uno “scavalcamento” di Kondrusiewicz.

Con la nomina di don Pezzi si crea una coppia italiana alla guida della Chiesa cattolica in Russia (monsignor Mennini è in Russia dal novembre 2002). La nazionalità del candidato, la sua conoscenza della Russia e non ultima, probabilmente, la stima di cui gode all’interno del clero cattolico del Paese e anche tra gli ortodossi, sono sicuramente gli elementi principali che hanno pesato sulla sua nomina. Ci sono poi ulteriori elementi che rendono interessante questa scelta. Il sacerdote in questione non è uomo di Curia, ma un missionario e membro di un movimento ecclesiale: appartiene infatti alla Fraternità San Carlo, comunità missionaria riconosciuta dalla Santa Sede, nata nell’ambito del movimento ecclesiale di Comunione e liberazione, fondata nel 1985 e guidata da don Massimo Camisasca. La sua sarebbe la prima nomina episcopale di un suo membro e dovrebbe essere annunciata domani, oltre che in Vaticano e a San Pietroburgo anche nella sede della Fraternità, a Boccea, poco fuori Roma, dove è incardinato, pur essendo originario di Russi, paese del ravennate della diocesi di Faenza-Modigliana.

Ad attendere il nuovo arcivescovo c’è soprattutto il capitolo – che già ben conosce – del dialogo ecumenico cattolico-ortodosso. Come ha spiegato proprio ieri monsignor Mennini in un’intervista al Sir, “in Europa ci troviamo oggi a confrontarci con una scristianizzazione” a livello sociale, della famiglia e della e sono tante le “questioni che potremmo affrontare con gli ortodossi a livello europeo”. Per il nunzio le “strade migliori” nel dialogo tra le due Chiese sono “quelle dell’amore, della comprensione e della pazienza reciproca”, ma vi è anche un problema di “mancanza di mutua conoscenza”. Per questo, spiega, “il metropolita Kirill tempo fa ha proposto che “suore, sacerdoti, teologi cattolici scrivessero sulle riviste della Chiesa ortodossa” e “lo stesso avvenisse ad opera di ortodossi sulle riviste cattoliche”. Su don Pezzi saranno puntati anche gli occhi e le rinnovate speranze di chi attende quanto prima possibile un incontro tra il patriarca Alessio e Papa Benedetto.

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