venerdì 14 marzo 2008

COMUNICATO

Il nostro Paese deve riprendere il suo cammino, pena una grave crisi che ne può compromettere il futuro economico, sociale e anche umano. È un compito che anzitutto riguarda tutti noi, prima che la politica. Infatti, come ha affermato Benedetto XVI, «anche le strutture migliori funzionano soltanto se in una comunità sono vive delle convinzioni che siano in grado di motivare gli uomini a una libera adesione all'ordinamento comunitario» (Spe Salvi).



Ci interessa la politica vera, come disse don Giussani alla Dc lombarda riunita ad Assago vent’anni fa, «quella che difende una novità di vita nel presente, capace di modificare anche l’assetto del potere» e dunque di «favorire uno Stato che sia veramente laico, cioè al servizio della vita sociale secondo il concetto tomistico di bene comune».
Seguendo questa preoccupazione, vogliamo che chi sarà chiamato a legiferare e a governare il Paese si impegni ad affrontare le seguenti priorità con un’azione di riforma, se necessario, concordata tra gli schieramenti.

1. L’emergenza educativa resta la priorità assoluta del Paese
Essa richiede, nel sistema dell’istruzione e della formazione professionale, distrutto da statalismo e burocrazia, una rivoluzione verso un’effettiva autonomia scolastica, una reale parità tra scuole statali e scuole libere, tra istruzione e formazione, ovvero una parità non solo giuridica, ma anche economica, che consenta la libertà di scelta da parte delle famiglie e la valorizzazione educativa delle esperienze popolari che incarnano e trasmettono una visione ideale in ogni aspetto della vita. Non c’è scuola senza cultura. Anche l’università, la ricerca e l’alta formazione hanno bisogno di più cultura, oltre che di più fondi.

2. La difesa della dignità dell’uomo
La politica non può pretendere, attraverso le leggi, di definire l’umano e la sua dignità, pena trasformare una democrazia in uno Stato etico e totalitario. Al contrario, è chiamata a rispettare ciò che l’uomo è nella sua natura personale e comunitaria, che viene evidentemente prima dello Stato. Per questo, la tutela del diritto alla vita, anche dei più deboli, dal concepimento alla fine naturale, il mantenimento di una legislazione che impedisca la sperimentazione scientifica contro la dignità dell’uomo, la difesa, anche economica, della famiglia naturale fondata sul matrimonio come base della convivenza civile, sono “principi non negoziabili” e non solo per i cattolici.

3. Riforme istituzionali condivise da ampie maggioranze
Il rapporto “Sussidiarietà e riforme istituzionali” della Fondazione per la Sussidiarietà dimostra chiaramente che gli italiani non sono per l’antipolitica, ma vogliono riforme frutto di larghe intese tra le forze politiche; vogliono poter decidere i loro rappresentanti attraverso preferenze - o, in subordine, attraverso primarie - ed eleggere direttamente il premier; ambiscono a un federalismo reale e non ridotto; desiderano una rivoluzione nel campo del welfare, che permetta loro di scegliere liberamente in chiave sussidiaria le realtà che erogano i servizi migliori. Un’ulteriore dimostrazione di ciò sono i risultati ottenuti con le dichiarazioni del 5x1000, autentico strumento di libertà di scelta dei cittadini a favore dei soggetti e delle istituzioni solidaristiche e non profit. È dunque necessario e urgente un intervento per la stabilizzazione del 5x1000 nella legislazione fiscale.

4. Il problema della giustizia
Uno Stato realmente democratico non può non avere a cuore l’esercizio di un potere giudiziario che garantisca la certezza del diritto e che parimenti eviti condanne preventive e un uso politico e mediatico delle indagini della magistratura. I poteri dello Stato (legislativo, esecutivo, giudiziario) non sono assoluti: appartengono al popolo e quindi alla società, e vanno esercitati senza dimenticare che sono unicamente in funzione del suo bene.

5. No alla rendita, sì al lavoro
Lo stato dei conti pubblici, l’abnorme livello della spesa pubblica, le sacche di clientele mostrano la persistenza di una politica statalista tesa all’autoconservazione e non al servizio di un reale sviluppo. Gli ottimi risultati in termini di innovazione e di esportazioni di buona parte del mondo delle imprese italiane mostrano, piuttosto, come la strada dello sviluppo passi attraverso un supporto a questo vitale mondo produttivo, con scelte per il rilancio delle infrastrutture, per servizi efficienti pubblici e privati, per le politiche attive del lavoro, per la creazione di un sistema finanziario in funzione dello sviluppo, per una riduzione dell’iniquo ed enorme gravame fiscale che opprime soprattutto le piccole imprese, per una politica del lavoro che non riduca tutti a vivere con appena il minimo vitale, ma che favorisca una reale mobilità sociale rendendo la persona che lavora protagonista, per una tassazione che sui modelli degli altri Paesi europei tenga conto del numero di componenti il nucleo familiare.

Su questi temi prioritari chiediamo alle forze politiche e ai singoli politici, con cui intendiamo continuare a dialogare, di non avere timore ad agire insieme per costruire il bene del Paese, secondo il metodo realizzato esemplarmente in questi anni dall’Intergruppo per la Sussidiarietà e in Regione Lombardia.

Di fronte alla scadenza elettorale, perciò:

sosterremo quelle realtà politiche che non negano in via di principio e nei fatti la dignità della persona e il primato della società, opponendosi con chiarezza a ogni forma di statalismo soffocante

sosterremo quelle formazioni politiche che danno spazio all’esperienza di chi in questi anni ha promosso - secondo il principio di sussidiarietà - luoghi di libertà per persone, famiglie, movimenti, associazioni e iniziative economiche e sociali • sosterremo, tenendo realisticamente conto del sistema elettorale e dei partiti esistenti, chi può garantire un’effettiva governabilità al Paese, evitando dispersioni di voti che prolunghino l’attuale stato di confusione politica e istituzionale.

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