giovedì 27 marzo 2008

COSI' CL HA CONVERTITO MAGDI E SFIDATO RATISBONA

di Paolo Rodari
Tratto da Il Riformista del 25 marzo 2008

C’è il movimento di Cl dietro la conversione di Magdi Allam al cattolicesimo. Conversione sancita la notte di Pasqua da battesimo, cresima ed eucaristia impartitegli dal Papa, l’assunzione del nome Magdi Cristiano Allam e l’implicita rinuncia alla fede islamica

Che ci sia dietro Cl lo testimoniano i nomi che lo stesso Magdi Allam ha voluto citare domenica sul Corriere quali «punti di riferimento» sulla strada della conversione: don Juliàn Carròn (guida di Cl), don Gabriele Mangiarotti e suor Maria Gloria Riva (due religiosi vicini a Cl), monsignor Luigi Negri, vescovo di San Marino e tra i responsabili storici di Cl. E poi, anche se non è stato citato sul Corriere, l’onorevole Maurizio Lupi, da sempre nelle fila cielline, colui che Madgi Allam ha scelto come padrino per il rito della notte di Pasqua.

Nei giorni precedenti la funzione, in pochissimi erano a conoscenza della volontà di conversione di Magdi Allam. In Vaticano c’è chi si è mostrato preoccupato del fatto che fosse lo stesso Pontefice a impartirgli i sacramenti. L’effetto Ratisbona, infatti, e le conseguenti accuse al Papa di voler fare proselitismo nel mondo islamico, avrebbero potuto riproporsi una seconda volta viste anche le posizioni molto dure che lo stesso Allam ha sempre preso nei confronti dell’islam più fondamentalista. Qualcuno ha pure sottolineato come sarebbe stata meglio una conversione low profile, nel segreto cioè di un’anonima parrocchia romana. Ma pare sia stato lo stesso Benedetto XVI a mostrarsi deciso. Forse, sullo sfondo, c’è anche la volontà di mostrare una Chiesa che non teme la conversione al cattolicesimo di nessuno, tanto meno dei musulmani. Una Chiesa che nei confronti dell’islam ha sempre chiesto, prima e dopo Ratisbona, la reciprocità: se in tanti si convertono dal cattolicesimo all’islam senza problemi, la stessa libertà deve essere garantita per coloro che intendono fare il percorso inverso.

Luigi Negri, vescovo di San Marino, è legato da stretta amicizia con Magdi Allam. Già qualche mese fa fu lui a battezzare alla fede cattolica il figlio di Magdi Allam in una parrocchia della sua diocesi. Spiega Negri al Riformista: «L’amicizia è nata in scia a un dialogo maturo tra laici e cattolici che ho messo in campo con l’istituzione della Fondazione Internazionale Giovanni Paolo II per il magistero sociale della Chiesa. Magdi Allam, negli incontri formali e informali che abbiamo avuto, ha sempre mostrato una straordinaria acutezza nell’individuare la crisi della società occidentale nell’assenza di valori fondamentali che, di fatto, riduce l’Occidente a essere succube e impaurito di fronte all’islam. È un islam, quello che lui vede innanzi a sé, in cui prevale l’aspetto ideologico-politico. E in questo senso la “mossa” del Papa di battezzarlo è stata arguta perché ha mostrato che è più politico avere coraggio che essere reticenti. Tanto le reazioni di parte del mondo islamico ci sarebbero state comunque. E, infatti, già ci sono».

E per il Papa, più che per se stesso e per le accuse di «apostasia» mossegli da parte del mondo islamico (ambienti radicali e jihadisti hanno anche più volte criticato il suo appoggio a Israele e alla politica dell’amministrazione americana), era preoccupato lo stesso Magdi Allam. Lo dice suor Maria Gloria Riva in una missiva affidata ieri al sito culturacattolica.it: «Un giorno, a casa sua - racconta -, ci ha preso in disparte: “Voglio essere di Cristo”, ci disse. Poi con voce pacata e profonda ci ha confessato quanto questo Papa abbia inciso sul suo percorso e abbia introdotto la sua profonda riflessione attorno all’islam entro la necessità di una fede che sia sostenuta dalla ragione. Ciò che ci sgomentò fu il pericolo a cui egli sarebbe andato incontro con una dichiarazione pubblica della sua conversione. Ma sapevamo che non sarebbe potuto essere che così. La determinazione e la serietà con cui Magdi affronta ogni cosa non poteva che accordarsi con questo nuovo e importante passo della sua vita. Eppure alla soglia del grande passo, quando ci informò che il Santo Padre aveva deciso di battezzarlo nella notte di Pasqua, Magdi con uno sguardo da fanciullo ci disse: “Il pericolo c’è, ma non per me. Per il Papa. Dovete pregare per il Papa”».

Parole che Magdi Allam riferì anche a don Gabriele Mangiarotti, il quale racconta al Riformista come l’amicizia col vice direttore del Corriere sia iniziata «dopo i fatti di Ratisbona». «Da subito - spiega Mangiarotti - mi ha impressionato la sua rettitudine morale: mi ricordava mio padre. Lo invitammo nella diocesi di San Marino per tenere una conferenza in merito. Lui spiegò come le parole del Papa a Ratisbona avessero avuto sull’islam un effetto addirittura maggiore di quello che ebbe per l’Occidente l’attacco alle Torri Gemelle».

Maurizio Lupi ritiene che il Papa «abbia fatto molto bene a battezzarlo personalmente». «È stata la meta di un percorso naturale - dice al Riformista -, e che ogni anno anche per altri catecumeni della diocesi di Roma sfocia con il battesimo nella basilica vaticana. Quello di Magdi Allam è stato un cammino personale di conversione illuminato dall’incontro con una fede, quella cattolica, dove la ragione non viene mai messa da parte, ma anzi ne è da questa illuminata. L’amicizia con Magdi è nata al Meeting di Rimini e poi durante la manifestazione “Salviamo i cristiani” che lui stesso organizzò a Roma lo scorso 4 luglio. Insomma, furono le sue battaglie per la libertà religiosa e per un fede che non escluda la ragione a trovare con me e con tante altre persone un’affinità che definirei naturale».

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