lunedì 17 marzo 2008

"QUANDO L'IMPEGNO SOCIALE NON DEGENERA IN IDEOLOGIA"

.....Non basta far del bene: per evitare che l’impegno sociale degeneri in ideologia c’è bisogno di più. Occorre cercare e scoprire qualcuno nella cui esperienza si vede una corrispondenza alle esigenze del cuore. Ciò che oggi si rifiuta o, spesso, si dimentica è l’unica cosa veramente necessaria....

di Giorgio Vittadini

Non qualunque impegno sociale è un adeguato impegno per l’uomo.E’ infatti singolare scoprire come movimenti politici quali Hamas e Hezbollah o leader come Chavez e Morales, arrivati al potere o a un vasto consenso elettorale anche grazie ai loro interventi in ambito sociale, non tenendo in considerazione l’arco dei bisogni e dei desideri umani per difendere interessi materiali particolari, si espongono al rischio di commettere soprusi e violenze.

Ci sono strade alternative e non ambigue? Lo si può capire vedendo la storia dell’Associazione dei lavoratori Senza Terra di S. Paolo del Brasile, guidato dai coniugi Marcos e Cleuza Zerbini. Come molti altri, negli anni ‘80, Marcos e Cleuza occupavano abusivamente le terre per costruirci favelas, venivano regolarmente espulsi dai buldozer dell’autorità costituita per poi ricominciare ad occuparne altre.

Secondo una certa ideologia, questo moto perpetuo era un atto necessario e utile a tener viva la “lotta”. Ma Marcos e Cleuza, ad un certo punto, non si fanno più fermare dall’ideologia e si rendono conto che il loro impegno non porta al bene per il loro popolo.

Così, iniziano a costituire cooperative, mettono insieme i soldi della loro gente e cominciano a comprare le terre, a registrare le proprietà, ad assistere le famiglie nella costruzione di case in muratura. Fanno nascere una realtà assicurativa e mutualistica, si premurano di fare studiare i ragazzi e i giovani fino all’università, danno vita a centri di bellezza perché anche una donna povera deve imparare il rispetto e la cura del suo corpo.

Ma, come spesso accade nelle azioni sociali, proprio al culmine dell’impegno e della “riuscita”, subentra in loro una strana inquietudine: non solo i poveri, ma loro stessi, non possono vivere di solo pane.

Nasce una “ricerca dell’anima”, lungo la quale gli Zerbini incontrano il carisma di don Giussani e scoprono nell’esperienza della fede in Cristo come corrispondenza piena all’umano, la risposta al loro desiderio profondo. Così, cominciano a formare se stessi e chi vuole delle migliaia dei loro seguaci sui testi del prete brianzolo, utili strumenti per scoprire e giudicare quelle motivazioni profonde alla loro vita di cui hanno bisogno.

Quale dunque l’insegnamento che viene dalla storia degli Zerbini e dei 120000 che li seguono? E’ la serietà profonda rispetto al loro bisogno umano che, prima, fa loro abbandonare l’ideologia per cercare di migliorare le condizioni materiali di vita della loro gente e, poi, fa loro scoprire che il desiderio che li costituisce è infinitamente più grande e abbraccia anche il desiderio di avere una casa in muratura o il desiderio di rispondere a tutti gli altri bisogni materiali.

Non basta far del bene: per evitare che l’impegno sociale degeneri in ideologia c’è bisogno di più. Occorre cercare e scoprire qualcuno nella cui esperienza si vede una corrispondenza alle esigenze del cuore. Ciò che oggi si rifiuta o, spesso, si dimentica è l’unica cosa veramente necessaria.

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