"Desidero proprio mettere in evidenza questo articolo.Fra tanti fatti ,crudeli,riemerge il vero cuore dell'uomo.
Questa donna ,che improvvisamente si e' vista morire il figlio tanto atteso,non si ripiega sul suo dolore ma si spalanca all'accoglienza gratuita del bisogno di un altro bimbo che lotta per la vita solo perche' gia' orfano di madre."
di Dino Frambati
Avvenire 16 marzo 2008
Il destino ha intrecciato le storie di due madri genovesi. Barbara, che ha perso il figlio di appena cinque giorni, ha deciso di allattare Chiara, figlia di Daniela, stroncata da un ictus al settimo mese di gravidanza
Barbara, 33 anni, genovese, ha perso il secondo figlio due settimane fa, appena cinque giorni dopo il parto. Quasi contemporaneamente, nello stesso reparto di Patologia neonatale del “Giannina Gaslini” di Genova, diretto da Giovanni Serra, era arrivata Chiara, bimba nata prematura da Daniela, 40 anni, che l’aveva partorita sana mentre lei era in coma; poche ore prima era stata colta da ictus nella sua casa di Masone, nell’hinterland genovese, quando era al settimo mese di gravidanza. Purtroppo, Daniela non ha superato la crisi ed è morta alcuni giorni fa all’ospedale Galliera, senza aver più ripreso conoscenza e senza aver mai conosciuto la figlia.
Vicende diverse e distinte come se ne incrociano tante e di vario tipo, ogni giorno, presso il pediatrico Gaslini; in questo caso però, storie parallele diventate strettamente legate e connesse tra loro per merito del cuore grande di mamma Barbara.
Perso il suo bimbo le è infatti rimasto intatto l’amore di madre ed il latte che la natura le aveva dato in conseguenza del parto. La donna, duramente colpita dalla morte del figlioletto, si era commossa davanti a Chiara che non aveva più la mamma che la potesse allattare ed allora ha deciso che il latte destinato a quel piccolo che le era stato strappato, non lo avrebbe sprecato ma lo avrebbe invece donato alla bambina nata dalla madre in coma. Ha annunciato l’intenzione al primario Serra e l’ha tradotta in realtà recandosi quotidianamente per oltre una decina di giorni, al Gaslini da Chiara, per allattarla. Un gesto che ha dedicato al ricordo del figlio scomparso e che molto probabilmente sarà determinante per la sopravvivenza della neonata, orfana di madre.
«Il latte di donna, il latte materno conferma Serra - offre grande protezione a tutti i bambini nati sotto le trenta settimane, come Chiara. Il prematuro, infatti, deve ricevere nella prima fase della vita l’alimentazione di questo tipo perché offre maggiori possibilità di sopravvivenza ed evita patologie che potrebbero colpirlo all’intestino ». «Non sono diffusissime - assicura il primario di Patologia neonatale - ma quando avvengono sono molto pericolose e spesso costringono ad interventi sul piccolo paziente, lunghi ed impegnativi».
Barbara ha scelto di non commentare né rilasciare dichiarazioni sulla decisione di diventare la “mamma di latte” di Chiara perché, ha forse pensato, non ci sono parole per spiegare l’amore materno ed uno slancio arrivato dal cuore. È il professor Serra ad assicurare che il gesto ha commosso tutti ed è stato spontaneo e deciso senza esitazioni.
«La donna - ricorda il medico, che ha seguito da vicino il travaglio delle due madri - ha subito un trauma dalla perdita del figlioletto, nato alla ventiseiesima settimana di gestazione, di 600 grammi, con molti problemi e che, cinque giorni dopo, è stato stroncato da emorragia cerebrale. Si è subito offerta di aiutare Chiara; ha voluto dare il suo contributo destinando il latte che aveva per il suo bambino alla neonata in pericolo. E lo ha fatto per tutto il periodo nel quale aveva il latte, con grande amore e convinzione».
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