"Franco ci ha mandato degli spunti su cui varrebbe la pena che ciascuno lavorasse e facesse avere un suo giudizio .
Il desiderio sarebbe quello di sottolineare la positivita' della presenza.
Il nostro gruppo "amici di Giovanni"e' nato proprio per aiutarci ad andare a fondo,capire ,aiutarsi a capire che la realta' che ci e' stata data e' per un bene.
Non vogliamo,non abbiamo mai voluto che il nostro incontrarsi fosse un luogo di rivendicazione o di lamento.
La nostra amicizia e' cresciuta proprio dentro la serieta' di un cammino che quotidianamente ci richiama a spalancare le porte a Cristo.
Siamo circondati e affondiamo le nostre radici in una mentalita' talmente lontana dal vero bene che l'accoglienza dei nostri figli sconcerta tutti.
Mette in crisi spesso ciascuno di noi perche' nessuno ne e' esente.E' da molto tempo che fra noi si parla di scuola di inserimento e delle difficolta' che ciascuno trova nel cammino.
Franco ci chiede ora un lavoro,essendo stato sollecitato dal direttivo regionale di "famiglie per l'accoglienza."
Ci piacerebbe che ciascuno cominciasse a pensare e mettesse per iscritto la propria esperienza.
Laddove ci fosse un'esperienza forte di vera accoglienza sarebbe utile non solo raccontarla ma coinvolgere anche le persone che si stanno giocando nonostante non siano state chiamate in prima linea.
L'esperienza dei ragazzi di GS di Ancona potrebbe essere raccolta in vari scritti ed essere utile pergli amici di altre zone.
E' molto importante cercare di raccogliere le tante testimonianze nostre e di quelli che condividono con noi la strada.
Credo sia piu' utile partire da un positivo,la disabilita' ,tanto combattuta dai media ,non solo deve essere difesa per salvaguardare il valore della vita ma soprattutto perche' vera risorsa per un cammino di conversione.Franca di Gavirate potrebbe raccontarci la sua esperienza.
Perche' preferiamo raccogliere degli scritti?:
1)facilita la possibilita' a tutti di esprimersi.
2)ci costringe a fermarci e pensare alla nostra esperienza.
3)rende piu' facile il lavoro quando ci incontreremo in montagna.
4)ci mobilita a cercare tutte le persone che abbiamo incontrato sul cammino e che ci hanno aiutato.
5)aiuta anche le persone coinvolte a cercare e approffondire i motivi che le hanno spinte a coinvolgersi e la grandezza che possono aver incontrato
Naturalmente potete anche raccontarci le fatiche,gli incontri spiacevoli,i tradimenti subiti,i ritornelli stantii che escono dalle bocche di chi si ritiene "esperto"e che recano solo fastidio.
Dentro l'amicizia con la A maiuscola tutto si puo' trasformare in bene per noi e per tutti.Quello che Franco ci sta chiedendo e' un lavoro che ciascuno di noi ,alla luce del cammino di scuola di comunita' fa ogni giorno con il proprio figlio.
Il tema pero' e' proprio incentrato sulla scuola e sulla domanda "al di la' delle leggi perche' una scuola dovrebbe aprire i battenti ai nostri figli?
Quale giovamento la collettivita' degli insegnanti,degli alunni ,dei genitori ha ?
Se parliamo di convenienza perche' e' conveniente?
Ribaltiamo insomma il problema guardiamo con occhi diversi sara' certamente utile soprattutto a noi.
Non si cambia la propria mentalita' e quella degli altri con rivendicazioni sindacali ma portando le ragioni che possano muovere tutti a desiderare la presenza dei nostri figli . "
FRANCO
La presenza di un disabile a scuola pone in primo luogo l’adeguatezza dell’intervento didattico per un reale processo di apprendimento corrispondente alle possibilità del soggetto stesso come atto di amore alla persona di cui si è preoccupati del compimento del suo destino e non semplicemente di una cura che a volte sfocia nel paternalismo.
In secondo luogo come possa diventare un’occasione per tutti un presenza, la cui diversità è palese.In questo senso pare utile verificare come un fatto del genere aiuti gli adulti ad avere un occhio diverso su tutti e, quindi, come i compagni di classe possano essere educati all’accoglienza dell’altro come apertura ad accorgersi della diversità come ricchezza.
Queste considerazioni stimolano le scuole ad un’apertura reale verso l’inserimento di un disabile e alla ridiscussione di una chiusura da parte di altre per delle ragioni che non si riducano ad un’aspetto sentimentale, ma che facciano dell’accoglienza il connotato che rende dignitosa l’esperienza umana.
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