venerdì 4 maggio 2007

PRIMO MAGGIO DA CAFONI


Chiedilo all'edicolante
PRIMO MAGGIO DA CAFONI
Libero 3 maggio 2007

di ANTONIO SOCCI




Sputare sulla Chiesa Cattolica è del tutto normale, è ritenuto un diritto e per molti, nei Paesi liberi d'Occidente, è perfino un dovere. Proprio mentre milioni di cristiani inermi sono stati martirizzati sotto i più diversi regimi e la Chiesa ha subìto (e continua a subire) la più immane persecuzione della sua storia. Non ha mai avuto solidarietà dalle élite dei Paesi democratici, ma solo disprezzo. Philip Jenkins - peraltro inglese e non cattolico - ha scritto un libro urticante, "The New Anti-Catholicism" per denunciare l'unico "pregiudizio" oggi accettato in America, dove tutte le minoranze (eccetto i cattolici) sono protette e rispettate per legge e per ferrea consuetudine "politically correct". Jenkins ha realizzato un minuzioso esame di media, politica e arti per concludere che la Chiesa oltreoceano è spesso considerata "un nemico pubblico" e ridotta a "stereotipo grossolano". Chi sono gli Anticattolici? "Sono soprattutto gli intellettuali e i liberal. Si dice addirittura che l'anticattolicesimo sia l'antisemitismo dell'uomo colto. "I demagoghi" spiega Jenkins "ce l'hanno con gli ebrei, gli uomini di cultura con i cattolici". Anche in Europa è un po' così. Lanciare accuse infondate e senza senso contro il Papa e la Chiesa è l'"ovvio dei popoli". Lo fanno tutti, anche nani e ballerine. In Italia la situazione è un po' migliore. (...) Il carisma e la nobiltà di figure come Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno influenzato i nostri anni. Perfino i mangiapreti Radicali qua organizzano la marcia contro la pena di morte andando a chiedere la benedizione sotto la finestra del Papa (che poi vorrebbero zittire su altri temi). Quasi tutti sentono la Chiesa come un rifugio e un'àncora di salvezza. Che suscita ammirazione pure nei suoi nemici. In certi momenti però, quando interviene di più su temi scottanti, il clima si surriscalda e soprattutto per la sinistra - che ha sempre "livori in corso" - la Chiesa diventa un bersaglio perfino più detestato di Berlusconi. Si arriva addirittura a mettere in discussione il diritto di parola del Papa e dei vescovi, com'è accaduto durante il referendum sulla legge 40. È proprio la vittoria dei cattolici in quel referendum (con la stragrande maggioranza degli italiani: il 75 per cento) che non è stata perdonata da sinistra e radicali vari. Sebbene cancellata e rimossa dai giornali pesa come il segnale di un cambiamento storico rispetto agli anni Settanta. I Dico sono stati voluti proprio come prova di forza ideologica per dare un segnale di rivincita. Non c'entrano nulla le coppie di fatto, si voleva solo "dare una lezione" alla Chiesa, per indurla a scegliere la via "martiniana" (quella di prelati come Martini e Tettamanzi), cioè la sudditanza ideologica alla sinistra. Il fatto che la reazione della Cei abbia praticamente fatto saltare i Dico e prodotto una divisione nel centrosinistra ha scatenato la solita orchestra contro la Chiesa. L'attaccano e la spernacchiano tutti. Perciò l'ha fatto anche Andrea Rivera mentre conduceva il con- certo dei sindacati del 1° maggio. Ma ha esagerato e si è scatenato il finimondo. Così il menestrello trasteverino - una volta mollato dai capi dei sindacati - si è perfino detto "dispiaciuto" per le polemiche: ha detto che non voleva "offendere" nessuno. Certo, è troppo facile lanciarsi in un comizio contro la Chiesa davanti a 400mila persone (e milioni di telespettatori) per poi ritirare la mano quando i destinatari della "sassata" si inalberano. Troppo facile per i sindacati prendere le distanze a cose fatte. Troppo facile per gli organizzatori ribattere a Rivera (secondo cui quelle battute erano "concordate con gli autori del Primo maggio") che il presentatore andava a ruota libera. Tuttavia è un po' troppo facile anche prendersela con lui. Sarebbe giusto che l'Osservatore romano se la prendesse con gli organizzatori o - visto ciò che si vede e si legge - con certi giornali, certi programmi tv e con questa sinistra dove l'attacco alla Chiesa è quotidiano. Il clima è pesante. L'ex presidente Cossiga ieri ha segnalato perfino una dichiarazione di Romano Prodi che suona così: «Parte delle gerarchie della Chiesa Cattolica in Italia contrastano la realizzazione di parti del programma del governo di centro-sinistra». Sembra solo un alibi. Parole infelici. Ma Cossiga, che se ne intende più di chiunque altro, ha commentato: «Per chiarire la situazione e non fornire involontariamente motivazioni alle minacce contro monsignor Bagnasco, è necessario che il leader dell'Unione e presidente del Consiglio dei ministri Ro- mano Prodi chiarisca il senso e la portata della sua dichiarazione». In effetti il clima è teso e forse questo spiega la reazione anomala dell'Osservatore romano alla performance di Rivera. Parole durissime: «È terrorismo lanciare attacchi alla Chiesa. È terrorismo alimentare furori ciechi e irrazionali contro chi parla sempre in nome dell'amore... È vile e terroristico lanciare sassi questa volta addirittura contro il Papa, sentendosi coperti dalle grida di approvazione di una folla facilmente eccitabile. Ed usando argomenti risibili, manifestando la solita sconcertante ignoranza sui temi nei quali si pretende di intervenire». Non ricordo una reazione altrettanto dura, pur rammentando mille quotidiani attacchi alla Chiesa e al Papa. Allora le spiegazioni sono solo due. O all'editorialista dell'"Osservatore" è scappata la frizione, oppure - dopo le minacce al presidente della Cei Bagnasco e al Papa - c'è il forte timore che anche attacchi e goliardate che un tempo sarebbero passati in sordina possano alimentare - indipendentemente dalla volontà dei protagonisti - "furori ciechi e irrazionali". In effetti siamo l'unico Paese libero dove ci sono vescovi che vivono sotto scorta. La situazione dunque è allarmante. E Andrea Rivera - stando alla sua retromarcia - non ne era consapevole. Lui pensava solo di ripetere i soliti stereotipi e le banalità che a sinistra vanno per la maggiore. Lo scapigliato trasteverino poi ha aggiunto pure che «la Chiesa in cui mi ricono- sco è quella di san Francesco». A dimostrazione che in Italia il fascino del cristianesimo contagia anche gli avversari. Resterebbe solo da spiegare a Rivera (e ai tanti compagni che citano il santo di Assisi senza conoscerlo) che Francesco era mitezza e non livore, era amore a Cristo e non ecologismo neopagano, era addirittura obbedienza convintissima alla Chiesa (desiderava addirittura baciare le mani ai preti più chiacchierati come peccatori perché quelle mani comunque consacravano l'Eucaristia e perché lui stesso si diceva peccatore). La "Lettera ai reggitori dei popoli" scritta da Francesco d'Assisi è ben più "sconcertante" per le orecchie "progressiste" degli interventi del Papa e di Bagnasco: "Ricordate e pensate che il giorno della morte si avvicina" scriveva Francesco. "Vi supplico allora, con rispetto per quanto posso, di non dimenticare il Signore... Obbedite ai suoi comandamenti, poiché tutti quelli che dimenticano il Signore e si allontanano dalle sue leggi sono maledetti e saranno dimenticati da Lui. E quando verrà il giorno della morte, tutte quelle cose che credevano di avere saranno loro tolte. E quanto più saranno sapienti e potenti in questo mondo, tanto più dovranno patire le pene dell'inferno". Francesco arriva a scrivere: "Dovete dare al Signore tanto onore fra il popolo a voi affidato, che ogni sera un banditore proclami che siano rese lodi e grazie all'onnipotente Signore Iddio da tutto il popolo. E se non farete questo, sappiate che voi dovrete rendere ragione al Signore nel giorno del giudizio". Rivera e compagni sottoscrivono? www.antoniosocci.it


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