venerdì 1 febbraio 2008

IL PREGIUDIZIO CONTRO LA VERITA'



Per Ferrara, invece, la strada indica­ta da Benedetto XVI nella conclu­sione del suo discorso può offrire u­tili spunti anche a chi non crede. «Ve lo dico da laico – ha concluso – Quel­la di Cristo è una luce che illumina il cammino non solo per chi ha den­tro di sé la fede, ma anche per chi non possiede questo tesoro».

Chi nega il fondo di saggezza che le religioni portano alla ragione pecca contro la laicità: ieri a Roma un confronto fra monsignor Ravasi e Giuliano Ferrara. Ornaghi: «Dalla lectio del Papa un invito a riflettere»di Mimmo Muolo

Tratto da AVVENIRE del 31 gennaio 2008

La prima parola chiave è «pre­venzioni ».

La seconda «verità».

Miscelandole, monsignor Gianfranco Ravasi conia quella che si potrebbe definire la «morale» del­la brutta vicenda che ha costretto il Papa a rinunciare alla visita all’uni­versità 'La Sapienza'.

Argomenta, infatti, il presidente del Pontificio Consiglio per la cultura: «Questa vi­cenda ci deve spingere a superare le prevenzioni della nostra epoca nei confronti della verità». Il che signifi­ca «uscire dal sospetto che la verità sia una cappa che ci sta sopra e non una meta di luce da raggiungere».

Benedetto XVI questo l’ha mostrato con chiarezza nel discorso inviato al rettore Renato Guarini. Dunque, conclude il vescovo, «il suo è un in­vito a intraprendere il cammino che porta a quella meta, perché una vi­ta senza la ricerca della verità non mette conto di essere vissuta».

Ravasi è intervenuto, ieri pomerig­gio, insieme con il direttore de Il Fo­glio Giuliano Ferrara, al primo dei due colloqui organizzati dall’Uni­versità Cattolica del Sacro Cuore sul discorso del Pontefice alla 'Sapien­za'.

Un incontro, svoltosi nella sede della Facoltà di Medicina a Roma e moderato (come del resto lo sarà an­che il secondo in programma a Mi­lano lunedì prossimo) dal rettore magnifico Lorenzo Ornaghi. Il qua­le nella sua introduzione non ha mancato come il testo di Benedetto XVI sia davvero contro corrente. «In un’epoca come la nostra che si fer­ma alla superficie dei fenomeni e non si interessa più all’essenza del­le cose, un’epoca in cui sappiamo più distinguere il giusto dall’ingiu­sto, il vero da ciò che non lo è, il Pa­pa invita a riflettere».

E il suo invito è particolarmente importante per l’università nel suo complesso, che «Benedetto XVI esorta a riprendere un’opera di composizione del sape­re, anziché contribuire a scompor­lo ».

Il successivo dibattitto tra Ravasi e Ferrara ha visto un’ampia conver­genza proprio su questa necessità. Il vescovo e il giornalista si sono trovati innanzitutto d’accordo nell’indivi­duare il passaggio chiave del discor­so. Quello in cui il Papa invita a
«non gettare nel cestino della storia delle idee», la sapienza delle grandi tradi­zioni religiose, che contribuisce a formare «il fondo storico dell’uma­na sapienza».

Il direttore de 'Il Fo­glio', ad esempio, dopo aver ricor­dato che la contestazione è nata da «un’interpretazione equivoca e fon­damentalmente sbagliata di un vec­chio intervento del cardinale Rat­zinger, un 'super-professore' che sa benissimo cos’è il mondo universi­tario »,
ha definito il suo discorso al­la 'Sapienza'

«strepitoso, folgoran­te e anche intellettualmente ironi­co, specie nell’affermazione di par­tenza, in cui il Pontefice rende o­maggio all’università laica, alla sua autonomia, che deve essere legata esclusivamente alla verità».

La «perla» di tutto l’intervento, se­condo Ferrara, è però quella in cui «Joseph Ratzinger denuncia il rischio di un Occidente che tende a esclu­dere in maniera sistematica e pre­ventiva il ricorso a quel 'fondo sto­rico dell’umana sapienza' che è la fede come esperienza concreta». Ri­nuncia «poco coraggiosa», che di­venta anche «un pericolo», in quan­to «si può risolvere nella mancanza di volontà a collaborare insieme al­la ricerca della verità».

Ciò ha delle ripercussioni in ambito politico, che Ferrara ha sottolineato in riferimento all’esperienza con­creta di Zapatero. «Il suo modo di governare – ha detto – costituisce l’inveramento storico-politico del­l’esclusione del ricorso al 'fondo sto­rico dell’umana sapienza'». «Non solo si fa ciò che dice la maggioran­za, ma questa volontà maggioritaria diventa anche misura del vero e del giusto».

Per Ferrara, invece, la strada indica­ta da Benedetto XVI nella conclu­sione del suo discorso può offrire u­tili spunti anche a chi non crede. «Ve lo dico da laico – ha concluso – Quel­la di Cristo è una luce che illumina il cammino non solo per chi ha den­tro di sé la fede, ma anche per non possiede questo tesoro».

Anche per Ravasi punto nodale del­la riflessione di Benedetto XVI è quello in cui il Papa ricorda che «il vero concetto di ragione non è e­sauribile nella sola logica formale». «Esiste una Ragione-creatrice che è al contempo RagioneAmore. E an­che la logica dell’amore fa parte del­la brama di conoscenza, che il Be­nedetto XVI ha ricordato essere 'la vera, intima origine dell’università'».

Non solo. Citando Platone, il presi­dente del Pontificio Consiglio per la cultura, ha fatto notare che esiste an­che una logica estetica, che la verità contiene in sé la bellezza e che la ri­cerca della verità diviene anche ar­te e poesia.

Benedetto XVI, dunque, «contraria­mente alla cultura filosofica domi­nante – secondo cui la verità è una questione di retroguardia o, come afferma Michel Foucault, è «paraliz­zante e impositiva» – propone di ri­portare questo tema dentro l’uni­versità ». Perciò, ha notato ancora Ravasi, «il ritorno alla cultura greca è un dato fondamentale del suo ma­gistero, in quanto il Papa sa che quel­la cultura ha creato tutte le regole per far sì che la ragione si orienti ver­so la luce che ci trascende e che sem­pre ci interpella».

La prova? Ancora una volta Platone, secondo cui «il ci­bo profondo dell’anima e della stes­sa ragione sta proprio nella pianura della verità, verso cui bisogna met­tersi in cammino come se fosse un pellegrinaggio».

Dibattito
Oggi un confronto a Bologna

Oggi pomeriggio alle 17,45 a Bologna, nall’aula magna Santa Lucia dell’Università di Bologna, si terrà l’incontro pubblico promosso dall’Istituto Veritatis Splendor e dal Centro culturale Manfredini: «Benedetto XVI e la Sapienza. Una lezione da non perdere», per una riflessione sulla lezione magistrale che Benedetto XVI avrebbe dovuto leggere alla «Sapienza». Intervengono Pier Ugo Calzolari, rettore dell’Università degli Studi di Bologna, Giorgio Israel, docente all’Università La Sapienza, monsignor Lino Goriup, vicario episcopale per la cultura e la comunicazione della Chiesa di Bologna. Modera Paolo Vestrucci.

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