lunedì 10 marzo 2008

ANGELUS REGINA COELI DOMENICA 9 MARZO

..."la morte del corpo è un sonno da cui Dio ci può ridestare in qualsiasi momento", ma la fede non ci toglie il dolore per la morte dei nostri cari.....

“In nome di Dio” il Papa esorta a non inseguire l’immortalità del corpo ma dell’anima

Ribadisce il rispetto della vita, sottolinea che Gesù ha anche un cuore materno e chiede la Pace in Terra Santa
di Gianluca Barile

Tratto dal sito PETRUS il 9 marzo 2008

"L'uomo rimane uomo con tutta la sua dignità, anche quando è un embrione o in stato di coma": lo ha ribadito Benedetto XVI durante la Messa con i giovani del 'Centro Internazionale San Lorenzo' che ha presieduto in occasione della celebrazione per i 25 anni dalla nascita della struttura voluta da Giovanni Paolo II.

Il Papa, durante l’omelia tenuta completamente a braccio, ha spiegato che l'uomo appartiene, come tutto il resto del creato, alla "biosfera". "Pur facendo parte del biocosmo - ha osservato tuttavia - l'uomo lo trascende; l'uomo rimane uomo e mantiene tutta la sua dignità, anche se è un embrione, o in stato di coma". "L'uomo ha sete di conoscenza dell'infinito, vuole arrivare - ha proseguito il Pontefice - alla fonte della vita, vuole trovare la vita stessa. Desidera cioè la vita in abbondanza, che non vuol dire avere tutto, ma essere in comunione con la vera vita".




CITTA’ DEL VATICANO -
"Potremmo dire - ha aggiunto - che tutta la scienza è una grande lotta per la vita, tutta la medicina è una lotta della vita contro la morte, per trovare la medicina dell'immortalità". Ma anche se la medicina, ha ipotizzato Benedetto XVI, trovasse "una pillola dell’immortalità", essa rimarrebbe una "pillola della biosfera": il mondo - ha proseguito il Papa - si "riempirebbe di vecchi, non ci sarebbe più spazio per i giovani". Uno scenario spaventoso: "Non possiamo dunque sperare nel prolungamento infinito della vita biologica, dobbiamo piuttosto aspirare all’eternità", ha osservato.

"Ecco dunque - ha continuato il Santo Padre - che arriva la Parola di Gesù: 'Io sono la Resurrezionè. Attraverso Gesù abbiamo già attraversato la soglia della morte. L'Eucarestia è il farmaco dell'eternità", ha sottolineato. Benedetto XVI ha quindi chiarito che la "vita in abbondanza" che offre il Vangelo non va scambiata con una vita "dove è possibile fare tutto, avere tutto", perche’ "in quel caso viviamo per le cose morte".
Terminata la Santa Messa, il Papa ha fatto ritorno in Vaticano per la recita della tradizionale preghiera domenicale dell’Angelus, prendendo spunto dal passo del Vangelo che riguarda la risurrezione di Lazzaro da parte di Cristo. La fede ci dice che
"la morte del corpo è un sonno da cui Dio ci può ridestare in qualsiasi momento", ma la fede non ci toglie il dolore per la morte dei nostri cari.

"Questa signoria sulla morte non impedì a Gesù di provare sincera compassione per il dolore del distacco" quando si trovò davanti al sepolcro del suo amico Lazzaro, ha ricordato per l’occasione Benedetto XVI ai 40. 000 pellegrini presenti in Piazza San Pietro. "Vedendo piangere Marta e Maria e quanti erano venuti a consolarle, anche Gesù - ha sottolineato il Papa - si commosse profondamente, si turbò e infine scoppiò in pianto".

Questo episodio, ha spiegato il Pontefice, "ci mostra Gesù quale vero Uomo e vero Dio", ci rivela cioè che "il cuore di Cristo è divino-umano: in lui Dio e uomo si sono perfettamente incontrati, senza separazione e senza confusione".

Infatti, per la fede cristiana, Gesù "è l'immagine, anzi, l'incarnazione del Dio che è amore, misericordia, tenerezza paterna e materna, del Dio che è vita". Insieme al dolore provato da Gesù, il Vangelo descrive "un potere assoluto nei confronti di questa morte". "La signoria sulla morte - sottolinea il Papa - non impedì a Gesu’ di provare sincera compassione per il dolore del distacco".

"Il nostro amico Lazzaro s'è addormentato, ma io vado a svegliarlo", così parlò Gesu’ ai discepoli, esprimendo con la metafora del sonno il punto di vista di Dio sulla morte fisica che Dio vede, appunto, come un sonno da cui ci può risvegliare. Gesù ha dimostrato un potere assoluto nei confronti di questa morte: lo si vede quando ridona la vita al giovane figlio della vedova di Nain e alla fanciulla di dodici anni. Proprio di lei disse: "Non è morta, ma dorme" (Mc 5, 39), attirandosi la derisione dei presenti".

"Si tratta - ha detto Benedetto XVI - dell'ultimo grande segno compiuto da Gesù, dopo il quale i sommi sacerdoti riunirono il Sinedrio e deliberarono di ucciderlo; e decisero di uccidere anche lo stesso Lazzaro, che era la prova vivente della divinità di Cristo, Signore della vita e della morte. In realtà, questa pagina evangelica mostra Gesù quale vero Uomo e vero Dio. Anzitutto l'evangelista insiste sulla sua amicizia con Lazzaro e le sorelle Marta e Maria.

Egli sottolinea che a loro "Gesù voleva molto bene" (Gv 11, 5), e per questo volle compiere il grande prodigio". "Ma in verità è proprio così: la morte del corpo è un sonno da cui Dio ci può ridestare in qualsiasi momento". Perciò Gesù dichiarò solennemente a Marta: 'Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eternò. E aggiunse: 'Credi tu questo?' (Gv 11, 25-26)".


"Una domanda - ha rammentato il Papa - che Gesù rivolge ad ognuno di noi; una domanda che certamente ci supera, supera la nostra capacità di comprendere, e ci chiede di affidarci a Lui, come Lui si è affidato al Padre. Esemplare è la risposta di Marta: Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondò (Gv 11, 27)". "Sì, o Signore! Anche noi - è stata l’appassionata professione di fede del Santo Padre - crediamo, malgrado i nostri dubbi e le nostre oscurità.

Crediamo in te, perché tu hai portato la vita eterna. Vogliamo credere in te, che ci doni una speranza affidabile di vita oltre la vita, di vita autentica e piena nl regno di luce e di pace. Affidiamo questa preghiera a Maria Santissima. Possa la sua intercessione rafforzare la nostra fede e la nostra speranza in Gesù, specialmente nei momenti di maggiore prova e difficoltà".

Recitato l’Angelus, il pensiero di Benedetto XVI e’ poi andato alla Terra Santa. Con un accorato appello, infatti, il Papa ha chiesto "in nome di Dio" a israeliani e palestinesi "di lasciare le vie tortuose dell'odio e della vendetta e di percorrere responsabilmente cammini di fiducia e di pace".

Il Papa ha dunque incoraggiato "le autorità israeliane e palestinesi nel loro proposito di continuare a costruire, attraverso il negoziato, un futuro pacifico e giusto per i loro popoli".

“Nei giorni scorsi - ha ricordato Benedetto XVI - la violenza e l'orrore hanno nuovamente insanguinato la Terra Santa, alimentando una spirale di distruzione e di morte che sembra non avere fine".

"Mentre vi invito a domandare con insistenza al Signore Onnipotente il dono della pace per quella regione, desidero affidare alla sua misericordia le tante vittime innocenti ed esprimere solidarietà alle famiglie e ai feriti",

ha aggiunto. "A tutti chiedo, in nome di Dio, di lasciare le vie tortuose dell'odio e della vendetta e di percorrere responsabilmente cammini di dialogo e di fiducia". "E' questo - ha aggiunto - il mio auspicio anche per l'Iraq, mentre trepidiamo ancora per la sorte di Monsignor Rahho e di tanti iracheni che continuano a subire una violenza cieca e assurda, certamente contraria ai voleri di Dio".

Prima di congedarsi dai fedeli, il Papa ha rammentato che "giovedì prossimo presiederò nella Basilica di San Pietro una liturgia penitenziale per i giovani della Diocesi di Roma. Cari giovani di Roma, vi invito tutti a questo appuntamento con la Misericordia di Dio". Benedetto XVI ha evidenziato che l'appuntamento di giovedì pomeriggio "sarà un momento forte di preparazione alla XXIII Giornata Mondiale della Gioventù, che celebreremo la Domenica delle Palme e che culminerà nel luglio prossimo con il grande incontro di Sydney".

"Ai sacerdoti e ai responsabili - ha concluso - raccomando di favorire la partecipazione dei giovani facendo proprie le parole dell'Apostolo Paolo. Noi fungiamo da ambasciatori per Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio

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