«Corpi da gioco»: in un libro l’accusa di don Di Noto
Società - ven 7 mar
Il prete anti pedofilia: «Notti e giorni con i volontari a stanare l'inferno sul video. Anni fa nessuno mi credeva»
di Lucia Bellaspiga
AVVENIRE 7 marzo 2008
Corpi da gioco: questo sono i bambini per i faccendieri del sesso pedofilo. E così titola il suo libro-intervista don Fortunato Di Noto, il prete grande e grosso che da Avola, nel sud del sud, sferra da molti anni la sua guerra contro lo sfruttamento sessuale dei piccoli.
Un po’ don Camillo e tanto missionario', come lo definisce nella premessa il giornalista Antonino D’Anna, che nel libro dialoga con lui. In 'Corpi... da gioco' (EdiArgo) don Di Noto racconta senza eufemismi e senza reticenze i diversi aspetti del vizio più abietto, in forte espansione in tutto il mondo, come dimostra la cronaca. E lo fa con la lucida competenza di chi ormai naviga nella Rete con la stessa destrezza dei pedopornografi, sapendo che per stanarli nei meandri incontrollati di Internet deve essere più bravo di loro.
Gli inizi. Quando il prete di Avola, oggi 44enne, cominciò la sua lotta, precorreva i tempi della giustizia, visto che il reato di pedopornografia non esisteva ancora, per il diritto italiano. 'Il primo processo che abbiamo vinto fu a Cologno Monzese nel 1997 - racconta nel libro - dopo la nostra denuncia di un provider che divulgava materiale pedopornografico. Fu la prima condanna, ma per atti osceni in luogo pubblico... '.
Sarà vero? I primi anni, come era già avvenuto per il fenomeno mafia, don Di Noto fece fatica a far passare l’idea che esistesse una cosa abnorme come la pedopornografia: 'All’inizio ci fu una grande solitudine, non c’era assolutamente attenzione nei confronti della tutela per l’infanzia, anche perché, devo dire la verità, non ci credeva nessuno. Ora da anni con la Polizia Postale ho un rapporto di proficua collaborazione: moltissime inchieste e operazioni nascono dalle nostre denunce'.
Senno di poi. Oggi la piaga della pedofilia è fin troppo evidente. C’è invece da combattere il tentativo costante di legittimarla: 'E quando c’è la legittimazione culturale c’è anche quella dell’abuso e dunque la normalizzazione di poter avere rapporti sessuali con bambini'.
L’inferno sul video. Don Di Noto e i suoi volontari di 'Meter' si alternano giorno e notte al computer per combattere la piaga, la cui crudeltà cresce: 'Ricordo una giornalista che venne spavalda a provocarmi dicendo che non era vero nulla, che voleva vedere quei siti. Le risposi che erano immagini drammatiche, ma lei obiettò che aveva visto la guerra... L’accontentai. Poi l’abbiamo portata d’urgenza all’ospedale'.
Complicità. 'Il problema è che la violenza sessuale sui piccoli avviene in casa, al coperto. per cui qualcuno può sempre chiedersi: ma è vero? Certo che lo è, anche se accade nell’intimità delle stanze, nei tuguri di tutto il mondo. Ciò dimostra come l’abuso sessuale avvenga nella complicità e nella corruzione'.
Tolleranza... In Italia non esiste il reato di pedofilia: 'Esiste solo il reato di abuso sessuale. La parola pedofilia non esiste nella legge: in fondo è vista ancora come tendenza, un orientamento sessuale che diventa reato quando c’è l’abuso del bambino'.
'Turismo'. Viaggiano, i pedofili italiani. Vanno in Cambogia, Vietnam, Africa... 'Anche in Italia. L’Italia, nella Guida Mondiale del sesso disponibile su Internet, è citata come una delle migliori località'.
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