sabato 8 marzo 2008

CORPI DA GIOCO

«Corpi da gioco»: in un libro l’accusa di don Di Noto
Società - ven 7 mar
Il prete anti pedofilia: «Notti e giorni con i volontari a stanare l'inferno sul video. Anni fa nessuno mi credeva»
di Lucia Bellaspiga

AVVENIRE 7 marzo 2008

Corpi da gioco: questo sono i bambini per i faccendieri del sesso pedofilo. E così titola il suo libro-intervista don Fortunato Di Noto, il prete grande e grosso che da Avola, nel sud del sud, sferra da molti an­ni la sua guerra contro lo sfruttamento ses­suale dei piccoli.

Un po’ don Camillo e tan­to missionario', come lo definisce nella pre­messa il giornalista Antonino D’Anna, che nel libro dialoga con lui. In 'Corpi... da gioco' (E­diArgo) don Di Noto racconta senza eufemi­smi e senza reticenze i diversi aspetti del vi­zio più abietto, in forte espansione in tutto il mondo, come dimostra la cronaca. E lo fa con la lucida competenza di chi ormai naviga nel­la Rete con la stessa destrezza dei pedopor­nografi, sapendo che per stanarli nei mean­dri incontrollati di Internet deve essere più bravo di loro.

Gli inizi. Quando il prete di Avola, oggi 44en­ne, cominciò la sua lotta, precorreva i tempi della giustizia, visto che il reato di pedopor­nografia non esisteva ancora, per il diritto i­taliano. 'Il primo processo che abbiamo vin­to fu a Cologno Monzese nel 1997 - racconta nel libro - do­po la nostra denuncia di un provider che divulgava ma­teriale pedopornografico. Fu la prima condanna, ma per atti osceni in luogo pubbli­co... '.

Sarà vero? I primi anni, come era già avvenuto per il feno­meno mafia, don Di Noto fece fatica a far pas­sare l’idea che esistesse una cosa abnorme come la pedopornografia: 'All’inizio ci fu u­na grande solitudine, non c’era assoluta­mente attenzione nei confronti della tutela per l’infanzia, anche perché, devo dire la ve­rità, non ci credeva nessuno. Ora da anni con la Polizia Postale ho un rapporto di proficua collaborazione: moltissime inchieste e ope­razioni nascono dalle nostre denunce'.

Senno di poi. Oggi la piaga della pedofilia è fin troppo evidente. C’è in­vece da combattere il tenta­tivo costante di legittimarla: 'E quando c’è la legittima­zione culturale c’è anche quella dell’abuso e dunque la normalizzazione di poter avere rapporti sessuali con bambini'.

L’inferno sul video. Don Di Noto e i suoi volontari di 'Meter' si alterna­no giorno e notte al computer per combatte­re la piaga, la cui crudeltà cresce: 'Ricordo u­na giornalista che venne spavalda a provo­carmi dicendo che non era vero nulla, che voleva vedere quei siti. Le risposi che erano immagini drammatiche, ma lei obiettò che a­veva visto la guerra... L’accontentai. Poi l’ab­biamo portata d’urgenza all’ospedale'.

Complicità. 'Il problema è che la violenza sessuale sui piccoli avviene in casa, al coper­to. per cui qualcuno può sempre chiedersi: ma è vero? Certo che lo è, anche se accade nel­l’intimità delle stanze, nei tuguri di tutto il mondo. Ciò dimostra come l’abuso sessuale avvenga nella complicità e nella corruzione'.

Tolleranza... In Italia non esiste il reato di pe­dofilia: 'Esiste solo il reato di abuso sessuale. La parola pedofilia non esiste nella legge: in fondo è vista ancora come tendenza, un o­rientamento sessuale che diventa reato quando c’è l’abuso del bambino'.

'Turismo'. Viaggiano, i pedofili italiani. Van­no in Cambogia, Vietnam, Africa... 'Anche in Italia. L’Italia, nella Guida Mondiale del ses­so disponibile su Internet, è citata come una delle migliori località'.


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