martedì 8 maggio 2007

PARLIAMO UN PO' DI PIU' DI MALATTIA DOLORE E MORTE



“la malattia mette tutto in discussione si può guarire, si può morire,può cambiare il resto della vita, mette a nudo il fatto che esiste un destino presente e futuro della nostra persona”

“l’ammalato anche se non dovesse esprimersi interiormente attraverso la preghiera, intuisce, registra pensieri profondi, prova sentimenti di ribellione contro il proprio destino, ama Dio o lo odia, gli dice di sì o grida l’ingiustizia, insomma uno in ultima analisi o prega o bestemmia ma sul letto dell’ospedale vive sempre qualcosa di più profondo e perciò di più spirituale”

"non è la sofferenza fisica, perché oggi è facilmente controllabile, anche se non la si può eliminare del tutto, però non è quello. La malattia è un fatto spirituale oggi, che può essere duro da vivere oppure può avere un significato"



"Parlando con la gente sempre piu' mi rendo conto che nella nostra vita si cerca sempre di censurare qualche cosa.
Mi incontro spesso a Milano con Lorena mamma di Agnese, una ragazza o meglio una donna down .
La grande preoccupazione della madre ora ,nonostante Agnese sia veramente capace,sveglia,attenta a tutto quello che le capita,e' che ne sara' di lei dopo la nostra morte?
L'ultimo incontro con Lorena e' stato particolarmente improntato su questo argomento.
Il giorno dopo mi squilla il telefono:e' Lorena che vuole scusarsi perche' pensa di avermi ulteriormente portato sconforto con i suoi discorsi.
Dice"non hai bisogno, nella tua fatica, di accollarti altri problemi?
Ci penso,l'incontro del giorno prima non mi aveva disturbato ne' portato sconforto.
Perche? forse non l'avevo ascoltata con sufficiente attenzione?
Forse avevo lasciato scorrere le sue parole come acqua su pietre?
No,l'avevo ascoltata,condividevo la sua pena ,ma mi ero resa conto che si doveva andare oltre.
Ero stata presa da un simile sconforto qualche mese prima,piu' che sconforto mi ero lasciata prendere dal panico,(tanti pensieri ,cattivi fantasmi avevano riempito la mia mente)

A volte ci si lascia prendere dal dubbio! dalla paura di non reggere piu':la fatica il dolore la malattia di tuo figlio....
La vita all'improvviso diventa un macigno troppo pesante e tende a schiacciarti.
Spesso vogliamo porre noi dei paletti :fin qui reggo oltre no.
Nasce come una sfida,una lotta e allora Gli urli BASTA ci hai provato e io mollo.
E l'urlo viene accolto o almeno io nella mia vita ho sempre trovato qualcuno che mi ha sentito.
Un abbraccio,che ti permette di lasciarti andare.
Abbraccio che ti consente di continuare.
Abbraccio che ti fa di nuovo domandare
Abbraccio che ti ridona la vita la speranza la voglia di continuare.
Abbraccio non sentimentale ma pieno di ragioni che ti permettono di dilatare nuovamente il cuore .
Abbraccio che si trasforma in abbandono "Signore Tu che puoi tutto accompagnami guidami nonostante la mia incredulita'"
Cosi' ho ringraziato Lorena (pochi ti parlano della morte della fine)perche' attraverso le sue parole mi sono potuta interrogare.
Abbracciare,e' la grande fatica richiesta quotidianamente.
Abbracciare e affidarsi a Lui .
Lui sa cio' che e' buono per me per mio figlio per tutta la mia famiglia per Agnese per tutti.
Si tenta sempre di affidarsi alle proprie forze alle proprie capacita' ma credo che non sia questo il punto.
Maria ha aderito ma non le e' stata negata ne' fatica ne' dolore ne' momenti di dubbio e di sconforto.
Aderire non significa cancellare fatica e dolore ma dare significato a tutto.
Dentro questa fatica che Dio ha gia' redento attraverso suo Figlio e' possibile raggiungere il nostro destino che corrisponde alla vera felicita'


Ognuno e' chiamato con modalita' differenti e la chiesa ci aiuta mostrandoci la vita dei santi tanto diversa l'una dall'altra.
Non le opere ma il cuore con cui uno aderisce.
Con un cuore diverso nascono anche grandi opere che lasciano il segno.
Mi e' capitato anche di parlare con un altra amica che ha i genitori(ormai anziani)
che improvvisamente hanno incontrato la malattia.
Si improvvisamente,se viviamo in una societa' che censura e' facile arrivare anche dopo gli ottanta anni senza pensare "ora tocca a me"
Puo' toccare tutti ora ci siamo ,siamo in salute e un momento dopo la vita cambia.
Come sarebbe diversa la societa' se tenesse sempre presente nel quotidiano la malattia e la morte!!!
Invece censura! cosi' quando tocca noi ci trova impreparati con l'olio finito con le lampade spente.
Non si e' mai pronti: c'e' sempre un sobbalzo, un moto d'ira ,di rabbia ,ma se il lume e' ancora acceso e' piu' possibile ritrovare la via.
Si e' ribellato Gesu',non comprendeva piu' Maria,saremo sempre poco pronti anche noi ma aiutiamoci a non censurare nulla e soprattutto aiutiamo i nostri figli a crescere consapevoli che fatica dolore fanno parte della vita.
Cerchiamo di andare a fondo del significato di tutto:nel tutto c'e' Malattia,malattia dei bimbi innocenti,disabilita' gioia dolore tutto puo' convivere ed essere vissuto con letizia.
Metto l'intervista a Corecco che ci aiuta , richiama,prepara a saper abbracciare ogni mattina la giornata che si pone.

“la malattia mette tutto in discussione si può guarire, si può morire,può cambiare il resto della vita, mette a nudo il fatto che esiste un destino presente e futuro della nostra persona” e ancora in questa intervista che era ancora un’intervista del direttore del Corriere del Ticino dice “l’ammalato anche se non dovesse esprimersi interiormente attraverso la preghiera, intuisce, registra pensieri profondi, prova sentimenti di ribellione contro il proprio destino, ama Dio o lo odia, gli dice di sì o grida l’ingiustizia, insomma uno in ultima analisi o prega o bestemmia ma sul letto dell’ospedale vive sempre qualcosa di più profondo e perciò di più spirituale”.


Corecco: questo è vero non perché l’ho pensato, ma perché l’ho vissuto; anch’io sono stato assalito dalla ribellione, dal fantasma, dalla incomprensione, dalla paura, non tanto questa volta, quanto l’altra volta, dalla paura di scomparire nel nulla, perché la fede non elimina l’emotività, non elimina le paure della gente, almeno non a tutti, perché poi ci sono tanti modi anche di morire, c’è chi muore nella gioia, c’è chi muore invece nella paura, ha avuto profondamente paura di fronte alla morte, perché ha avuto l’impressione di scomparire nel nulla. E queste cose io le ho vissute, le ho scoperte, non sapendo che la gente potesse vivere così, mi ha arricchito. La fede è un giudizio che sostiene, che permette di non abbandonarsi a queste cose, ma un conto è provarle e sentirle come tentazioni e un conto è abbracciare questa soluzione della vita.
forse perché la fede per essere viva deve incarnarsi nella vita vera.
Corecco: certo l’esperienza umana fa sentire e sperimentare la verità della fede perché la fede ci è data per capire meglio la nostra umanità e il nostro destino umano, non per sostituirlo, ma per capirlo meglio perché la fede non è un’alternativa alla vita, ma è la rivelazione della verità sull’uomo e su Dio dunque per vivere meglio quello che stiamo facendo. Ecco, per dire che la Fede è adesione al proprio destino. (…)
Ho quindi una preghiera che mi ha mandato una signora. Tra le molte cose che mi mandano, mi mandano delle preghiere estremamente significative e belle. Questa è la preghiera di un prete del IV secolo, che poi era filosofo e poeta, San Gregorio di Nazanzio che si è ammalato; immaginative cosa voleva dire ammalarsi nel IV secolo, voleva dire morire, dice “dammi forza Signore, perché ora sono annientato”. Ha visto la morte e lo strazio “la mia bocca parlava forte di Te, adesso tace” e poi prega “Signore, dammi la forza, non abbandonarmi perché voglio di nuovo ritornare in salute per gridare il tuo nome a tutti”. Io avevo quasi paura di domandare al Signore di guarire perché dicevo, perché deve privilegiare me e tanta gente muore, ma quando ho letto questa frase ho cominciato a pregare di più perché anch’io ho voglia di continuare ad annunciare. “Signore mia forza, non lasciarmi solo”. Queste sono preghiere che rivelano il cuore dell’uomo.

Fazioli: il fatto che le mandino queste preghiere significa che, come dice lei, da ammalato è riuscito a creare un filo di collegamento magari più intenso, più a nudo, nel senso più vero che non in veste ufficiale, il Vescovo istituzione.
Corecco: per quello dico che può darsi che la malattia mi renda più utile della salute.
Fazioli: forse la malattia pone anche il problema del tempo, perché c’è il tempo della sofferenza, della cura, della guarigione, c’è anche la percezione che può essere il tempo ultimo, insomma, ogni minuto diventa prezioso per l’impegno proprio della vita.
Corecco: può essere il tempo più favorevole e questo basta. (…)

Fazioli: … tra l’altro lei incontra la gente alle terapie radianti di Bellinzona?

Corecco: certo c’è gente che vuole assolutamente salutarmi. Una signora che mi ha salutato,poi è entrata prima di me dalla stessa squadra di infermieri che mi han detto che era felice, “finalmente sono arrivata a toccare la mano del Vescovo”. (…)

Fazioli: Mons. Corecco, quindi lei vivrà anche condividendo le cure, la malattia, i possibili dolori, la sofferenza, tutto insieme in una sorta di vita più intensa, anche se certo c’è da augurarsi che la sofferenza non ci sia e che le cure abbiano effetto.

Corecco: ma, non è la sofferenza fisica, perché oggi è facilmente controllabile, anche se non la si può eliminare del tutto, però non è quello. La malattia è un fatto spirituale oggi, che può essere duro da vivere oppure può avere un significato.

Fazioli: lei sa che con queste parole ha parlato anche a molti ammalati adesso in televisione.

Corecco: sono contento di avere questa occasione perché forse li trascuro, perché per quello che è il mio apostolato diretto, quello che faccio io in prima persona, mi sono buttato sui giovani a partire da un’esperienza, a partire da una storia personale, a partire da una mia genialità in queste cose. Ma tante volte mi sono detto, perché non vado una volta al mese, una giornata intera in un ospedale a trovare la gente, adesso ho l’occasione di dire che comunque li ricordo tutti, che sono nella stessa situazione, che non vado a consolare dall’esterno perché …, consolare vuol dire aiutare la gente a vivere con parole vere, con parole che aiutino le persone a vivere bene la loro situazione, non a nasconderla. Per quello ho scritto la lettera, la malattia non deve essere nascosta ma vissuta.
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1 commento:

Lemming ha detto...

Qui in America la malattia, la morte e il dolore vengono sistematicamente censurati. Il dolore non puo' trapelare, il dolore, la malattia sono segno di debolezza per questa societa'. A meno che una morte o una malattia siano ufficialmente macabri non fanno notizia. Il dolore di fronte alla morte dei 33 ragazzi in Virginia diventa un problema tecnico ridotto al numero di psicologi e psichiatri necessari a curare (o meglio censurare) il dolore dei compagni.

Grazie di questo Articolo perche' ci ricorda della nostra umanita'.
FC