Per questo, “quelli che lo tacciano di essere il nuovo Charles Maurras non l’hanno seguito e non l’hanno letto. E’ un pregiudizio che si nutre solo di pregiudizio. Non capiscono che il suo slancio si muove per intuizioni, non per calcoli. Ma e’ un intuito, il suo, carico di una ragione molto quadrata, molto pesante, molto ratzingeriana”.
“Ho un’opinione molto alta di Ferrara. Sta prendendo posizioni coraggiose su molte cose, incluso l’aborto. Sicuramente sta occupando uno dei ruoli piu’ importanti all’interno dell’opinione pubblica europea, un ruolo di cui l’Italia ha molto bisogno, che e’ quello di accendere la discussione dove la discussione e’ stata silenziata. Il dibattito pubblico in Italia e’ stato dominato dai marxisti e dai cinici ed e’ raro trovare un intellettuale che si identifichi con la vera eredita’ sociale e religiosa italiana”.
Scruton trova “la sua presenza rinfrescante e motivo di speranza. Si da’ da fare per controbilanciare l’infinito pessimismo dei marxisti accademici e il nichilismo di persone come Toni Negri. E sicuramente quel che dice sull’aborto non e’ folle ne’ crudele ne’ minaccioso – specialmente in un’epoca in cui l’Europa sta entrando in una crisi demografica e sta esaurendo i bambini!”.
di Boffi Emanuele
Una lista per dire “no grazie all'aborto”, una curiosita’ cannibalesca per tutto cio’ che odora di vita. Ritratto con opinioni del don Chisciotte che dirige il Foglio. Ma chi glielo ha fatto fra a Giuliano Ferrara di seminare zizzania nella campagna elettorale del fair play? Che si sia realmente ammattito?
Ma Giuliano Ferrara s’e’ ammattito? Ma chi glielo fa fare di seminare zizzania in una campagna elettorale dall’esito scontato? Berlusconi vincitore, Veltroni buon perdente, sinistra ricompattata di la’, centro asserragliato li’ in mezzo, nanetti incazzati e in cerca d’autore. Ma chi si crede di essere, la versione vernacolare di Mike Huckabee, il candidato repubblicano e turbocristiano, quello che mangia scoiattoli fritti e si sente in missione per conto di Dio? E poi Mike ha Chuck Norris a proteggergli le spalle, Ferrara al massimo il longilineo Alessandro Giuli per combattere una battaglia a mani nude dall’esito incerto. E poi l’unico precedente storico di un’idea cosi’ pazza e’ Berlusconi. Ma Berlusconi creo’ Forza Italia in tre mesi, e Ferrara ne ha solo due. Berlusconi aveva tre televisioni, e Ferrara non ha piu’ nemmeno tre quarti d’ora scarsi su La 7. Berlusconi aveva una pletora di veline formose, maggiorate e sculettanti, e Ferrara solo Giulio Meotti – per carita’, un bel figliolo – che pero’ gia’ solo quando cammina, caracolla manco avesse ingoiato un attaccapanni. Ma chi glielo ha fatto fare di andare lancia in resta a stuprare uno dei piu’ solidi baluardi del pensiero comune (l’aborto e’ una tragedia, ma che ci vuoi fare?) che dalla Bindi fino a Veltroni, dal grande Silvio fino a Casini, e’ problema di coscienza (e si sa, la coscienza soffre sempre come una bestia)? Insomma, ma Ferrara s’e’ proprio ammattito?
Qualcuno ha visto Quinto Fufio?
Intanto, di tasca sua, ha messo sul tavolo 250 mila euro. Sul tavolo ci voleva mettere pure i coglioni, per dimostrare a Francesco Merlo che li ha piccoli, come quelli del bambino morto a Napoli, quello con la sindrome di Klinefelter e che la sua mamma ha abortito perche’ malato. C’e’ voluto tutto il pudore del chestertoniano vicedirettore Ubaldo Casotto per evitare che li mettesse sul tavolo, i coglioni. Ma se non li ha messi fisicamente, li ha certamente esibiti metaforicamente, iniziando e portando avanti la piu’ incredibile campagna elettorale che la storia repubblicana ricordi, il piu’ entusiasmante uno contro tutti che si sia visto mai. Sicuro di farcela, tra l’altro. Solo settimana scorsa girava in redazione dicendo che e’ il momento piu’ bello della sua vita “perche’ ci sara’ pure un antiabortista a Viterbo, no?”.
Intanto che l’antiabortista di Viterbo citofoni a Lungotevere Raffaello Sanzio 8/C, gli hanno scritto da tutta Italia per appoggiare la sua moratoria e poi il suo partito, “Aborto? No, grazie”. Altri gliene hanno dette di tutti i colori: Livia Turco e Emma Bonino hanno grugnito che e’ colpa sua se oggi c’e’ un clima fetido in Italia, Liberazione se ne e’ uscita con una pagina dal titolo “Siamo tutte assassine”, amici e avversari l’hanno sconsigliato di andare avanti.
Ezio Mauro, il direttore di Repubblica, uno che s’e’ inventato le bellissime pagine di R2 per fare la battaglia culturale con Ferrara, dice a Tempi che questa volta no, non lo capisce: “Di Ferrara mi interessa il giornalismo di idee, non la battaglia ideologica, che oggi invece ha il sopravvento”.
E la senatrice Pd, Paola Binetti, quella del cilicio, quella dell’astensione al referendum sulla legge 40, spiega che “la moratoria e’ una battaglia di alto profilo culturale, ma sono contraria alla lista perche’ penso che la cultura della vita debba appartenere a tutti i partiti e non a uno solo”
. Anche Daniele Capezzone, che ai tempi del referendum girava le piazze per incrociare dei fantastici duelli verbali col nostro, oggi non ha dichiarazioni da rilasciare a Tempi perche’ “attualmente il mio rapporto con Ferrara e’ eccellente, ma preferisco non parlare ne’ di lui ne’ della moratoria ne’ della lista.
Oggi ci sono questioni piu’ importanti, come, ad esempio, il tesoretto di Padoa-Schioppa. Per cui, la prego, non riporti alcuna mia dichiarazione, d’accordo?”. D’accordo, ma nel frattempo non s’e’ ancora chiarito se Ferrara s’e’ ammattito o meno, cosa gli sia successo da quando ha fatto la dieta liquida di Natale (quella in cui mangiava le noci e si preoccupava per le fregole del cane Quinto Fufio), e non e’ chiaro cosa ci guadagni, se sia al soldo di oscure trame clericali o berlusconiane o (Tabucchi si tappi le orecchie) della Cia.
E poi ha gia’ lasciato sul campo una lunga teoria di nostalgici delle sue intemerate a Otto e mezzo, la trasmissione di La7 che ha abbandonato per gettarsi nella mischia politica. Ha rinunciato giusto a quel paio di milioni (milioni, avete letto bene) di contratto, e costretto uno come Aldo Grasso, il critico tv del Corriere della Sera, a dire a Tempi le seguenti parole: “Otto e mezzo e’ l’unica trasmissione di approfondimento che segue un percorso non scontato. Non sai, quando inizi a vederla, come andra’ a finire. Non e’ ideologica, anche se fatta da una persona dalle convinzioni saldissime come Ferrara. Ma pur essendo di parte riesce sempre ad essere aperta e per questo, che Ferrara non la faccia piu’, mi spiace moltissimo”.
“Sei il solito testone”
Ora si sara’ costretti ad andare a cercarlo altrove, come e’ accaduto a tanti che il 13 febbraio si sono messi a guardare l’Infedele, la trasmissione di La 7 di Gad Lerner. Erano 745 mila telespettatori ad ascoltarlo, con uno share del 3,46 per cento, un risultato quasi doppio rispetto alla puntata precedente. Un altro neonostalgico e’ Giuseppe Cruciani, conduttore della Zanzara, trasmissione serale di Radio 24. Cruciani era abituato a collegarsi con Otto e mezzo per far sentire ai suoi ascoltatori l’introduzione al tema della puntata di Ferrara. E ora? “E ora abbiamo il buco nel palinsesto”, dice Cruciani. “Era come avere ogni giorno uno show battagliero, un editoriale del piu’ autorevole e intelligente osservatore della politica italiana. Oggi i talk show politici si assomigliano un po’ tutti, da Porta a porta a Matrix sono diversi, ma in fondo uguali. La differenza vera la fa Ferrara, perche’, paradossalmente, e’ piu’ interessante ascoltare come lui fa le domande, che non come rispondono gli ospiti”.
Vogliamo dirlo? Un po’ matto lo e’ sempre stato. Lo sa anche il suo amico Silvio, che glielo ha detto per telefono (“Sei il solito testone”) quando Ferrara gli ha comunicato che nel Pdl no, ci sarebbe entrato solo col suo impresentabile simbolo.
Eppure un don Chisciotte come Berlusconi dovrebbe avere piu’ comprensione per la sua amata Dulcinea del Toboso trasteverino. Quando gli chiese di candidarsi al Mugello contro Tonino Di Pietro quello non ci penso’ due volte ad accettare.
Ed erano uova e pomodori a ogni dibattito. Quelle stesse uova che Ferrara aveva scagliato contro il totem della vita bella, quello che a San Remo andava a prendersi gli applausi dell’Italia intera.
Un po’ matto lo deve essere uno che se ne usciva il 3 novembre 2004 col titolo “Ha vinto Bush”, mentre il mondo intero parteggiava Kerry, pure gli exit poll facevano hurra’! per Kerry, tifavano cosi’ tanto, gli exit poll, che il Manifesto titolo’ “Good morning America”.
E buonanotte al secchio se questa non e’ stata l’unica cosa avventata che ha fatto sul suo quotidiano. Ci ha pubblicato la Dominus Iesus di Ratzinger, la lezione e l’elezione del medesimo, il discorso che il vescovo di Bologna tenne all’oratorio davanti agli assonnati iscritti del Centro sportivo italiano. Ci ha riprodotto il discorso di Regensburg e la biografia di Gianni Boncompagni, le damine di Buttafuoco e le Messe di Langone, i ritratti sangue e cipria della Benini e la dinasty degli Agnelli. Milioni, miliardi di caratteri fitti fitti che usciti dalle pagine si sono raccolti in piazza per l’Israele day, l’Usa day, la strega cattolica, il fratello embrione e la sorella verita’.
Una comunita’ di anarchici spretati
E’ certo: e’ matto, e’ fuori come un balcone, e’ uscito dall’ascia. Con piu’ garbo, lo dice a Tempi anche Edmondo Berselli: “Il Foglio e’ un esempio potente di come si devono scuotere le opinioni. Ha caratteristiche molte italiane, perche’ unisce la battaglia culturale alla goliardia strapaesana. Un atteggiamento che ha radici in Longanesi, Maccari, Malaparte; una cultura sulfurea e, per certi aspetti, antimoderna.
E’ interessante perche’ e’ fazioso, perche’ non e’ equilibrato, perche’ e’ fatto di gente di tutti i tipi e di tutte le ispirazioni. Vi trovi il filoislamico e l’antislamico, il comunista e il socialista, il cattolico e il radicale.
E’ come una comunita’ di anarchici spretati tenuta insieme dal carisma del direttore. E’ qualcosa di unico e di irripetibile perche’ unico e irripetibile e’ Ferrara”. Ferrara non e’ clonabile. “No. Dopo il Foglio sono nati in Italia quotidiani ad esso simili. Perche’, nella situazione non brillante in cui versa la stampa italiana, c’e’ una fetta di pubblico che cerca dei quotidiani che gli offrano un riassunto della giornata appena trascorsa, ma che siano anche ricchi di idee e orientamenti”.
La differenza con gli altri? “Il Foglio e’ un quotidiano manifesto, gli altri sono ancora giornali individuabili rispetto a una ristretta cerchia di pubblico”. Di Europa e del Riformista, possiamo tracciare un identikit del lettore, “del Foglio, no.
E qui si vede chi con 5 mila copie fa i debiti e chi, invece, fa le idee”.
Le belle idee e le sabbie dei giornali
D’altronde, come ad ogni buon folle di Dio, anche a Ferrara piace mostrare quello che gli altri vogliono nascondere. Ha messo in prima pagina la bandiera dell’America che altri bruciavano in strada, le fotografie caravaggesche dei decollati da Al Qaeda, persino una pubblicita’, quella della copertina del libro Viva Israele di Magdi Allam, quella che i commessi della Mondadori celavano sotto il banco per paura che qualche democratico sanpietrino rifacesse loro la vetrina.
Per questo, nessuno ci crede che ancora non si e’ convertito. Glielo rinfacciano di continuo. Giuliano, e’ impossibile che t’azzardi a sostenere queste cose da catacombe cattoliche. Lui a dire che non e’ cosi’, che e’ solo fascino, terribile fascino primordiale, potenza della ragione che si apre al mistero della vita, prima ancora che alla grazia della fede. Ma quelli a insistere: va bene che ti sei ammattito, ma non vorrai mica farci il Socci senza stigmate... Non vorrai mica fare l’Action Française in Italia... o si’?
Che ne pensa il vaticanista dell’Espresso Sandro Magister? “L’approdo di Ferrara alle posizioni della Chiesa e’ partito dalla sua curiosita’ intellettuale e dalla rifondazione dei principi regolativi del vivere umano che ha imparato leggendo Leo Strauss, un pensatore che, da un’ottica non cristiana, ha riscoperto temi al centro della visione classica del cristianesimo”. Pero’ di belle idee sono piene le sabbie del deserto (e pure le redazioni dei giornali). “Vero. Infatti, Ferrara ha compreso che quel pensiero si innerva in una grandiosa storia di uomini che e’ la Chiesa, di una comunita’ vivente, del corpo tangibile di Cristo”.
Per questo, “quelli che lo tacciano di essere il nuovo Charles Maurras non l’hanno seguito e non l’hanno letto. E’ un pregiudizio che si nutre solo di pregiudizio. Non capiscono che il suo slancio si muove per intuizioni, non per calcoli. Ma e’ un intuito, il suo, carico di una ragione molto quadrata, molto pesante, molto ratzingeriana”.
Stiamo esaurendo i bambini
Pero’ questa cosa dell’aborto non si spiega ancora. Come e’ possibile? Certe parole, cosi’ definitive, nemmeno la buona stampa parrocchiale ha piu’ il coraggio di bisbigliare. Il piu’ influente filosofo conservatore vivente, Roger Scruton la vede cosi’: “Ho un’opinione molto alta di Ferrara. Sta prendendo posizioni coraggiose su molte cose, incluso l’aborto. Sicuramente sta occupando uno dei ruoli piu’ importanti all’interno dell’opinione pubblica europea, un ruolo di cui l’Italia ha molto bisogno, che e’ quello di accendere la discussione dove la discussione e’ stata silenziata. Il dibattito pubblico in Italia e’ stato dominato dai marxisti e dai cinici ed e’ raro trovare un intellettuale che si identifichi con la vera eredita’ sociale e religiosa italiana”.
Scruton trova “la sua presenza rinfrescante e motivo di speranza. Si da’ da fare per controbilanciare l’infinito pessimismo dei marxisti accademici e il nichilismo di persone come Toni Negri. E sicuramente quel che dice sull’aborto non e’ folle ne’ crudele ne’ minaccioso – specialmente in un’epoca in cui l’Europa sta entrando in una crisi demografica e sta esaurendo i bambini!”.
I bambini, i feti, gli embrioni. Fedele Confalonieri dice che per leggere il Foglio serve un dizionario di ginecologia. Che la questione della vita nascente Ferrara la sentisse nelle viscere da tempo, lo conferma a Tempi Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita: “L’ho conosciuto in Parlamento negli anni Ottanta, Novanta. Questa sua particolare sensibilita’ era ben presente sin d’allora. E oggi come allora era un atteggiamento non posticcio e non strumentale, ma leale e vero, con quella esuberanza e fantasia che lo contraddistingue”. Pero’, ora esagera, no? Quand’e’ che ha cominciato a esagerare? “Un cambiamento e’ avvenuto durante la battaglia sul referendum sulla legge 40. Ricordo che facemmo un incontro con i Centri di aiuto alla vita in cui si parlo’ anche di aborto. Fu colpito dai dati che presentavamo e dall’opera dei volontari del Movimento per la vita”.
Giuliano Trapattoni
Delle due, l’una: o e’ matto lui o siamo matti noi (non e’ un’ipotesi da scartare). Quando e’ andato a presentare la moratoria a Milano con Sandro Bondi a chi gli chiedeva perche’ lo facesse (Giuliano, ce lo dici perche’ lo fai si’ o no? Ma non vorrai darcela a bere che ci credi veramente?) lui rispondeva piano che “lo faccio perche’ sono un uomo”. Che e’ un po’ quello che faceva dire Publio Terenzio Afro a un suo personaggio nell’Heautontimoru’menos: “Homo sum, humani nihil a me alienum puto”.
Possibile? Possibile che sia solo passione umana, tendini e muscoli, razionalita’ cristallina e virgiliana senza nemmeno un po’ di retropensiero, un pizzico di pio pensiero, un rigurgito di caos calmo o di qualsiasi altra diavoleria di giustificazione che ci possiamo inventare per spiegare che poi, dai!, non e’ mica possibile che questo tipo sia qui a giocarsi una carriera e gli affetti, una reputazione e uno stipendio per quello li’. Quello li’ che cresce in pancia, poi strilla di notte e piscia nel lettone, sbava sulla Lacoste e caga nel lavandino, e alla fine poi, un giorno, arriva a casa e dice: “Scusa papa’, a scuola sono scivolato e ho messo in cinta la prof d’Inglese”.
Cioe’, e’ possibile che ci troviamo di fronte al piu’ enorme cannibale di tutti i tempi, assatanato di vita in un mondo di zombie? Per Mattia Feltri, oggi alla Stampa, ieri al Foglio, si’. “E’ voracemente incuriosito di tutto cio’ che non sa. Credo che, l’unica cosa che veramente non capisca, sia il calcio. Quando raccontavo i Mondiali sul Foglio, alle prime partite, si mostrava piuttosto disinteressato. Poi arrivati alla finale si atteggiava a Trapattoni, e quasi voleva fare lui la formazione. Ma su questo aspetto, devo dire, non ci capisce un granche’”.
Per il resto, “gli altri raccontano, il Foglio spiega il perche’. Ti spinge ad andare oltre, perche’ e’ piu’ onorevole cercare per tutta la vita una risposta e scrivere l’articolo sbagliato, piuttosto che copiare le agenzie dal televideo”.
Cosi’ e’ anche per quest’ultima cosa, la moratoria, la lista, “aborto? no grazie”. “Secondo l’adagio, il bravo giornalista e’ quello che consuma le suole. Ma il Foglio mi ha insegnato che non basta consumare le scarpe, occorre consumare il cervello. Prendiamo quel che e’ successo all’ospedale di Napoli: tutti a parlare di polizia, diritti negati, soprusi. E Ferrara dice: scusate, volevo ricordarvi che e’ morto un bambino... Non so, si capisce la differenza?”.
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