venerdì 19 ottobre 2007

EDUCAZIONE: E' DAVVERO UN' EMERGENZA?


- gio 18 ottobre
Da ieri un convegno sulle proposte di tre grandi maestri: don Luigi Giussani, Edgar Morin e Alasdair MacIntyre
di Marco Bonatti
Tratto da AVVENIRE del 18 ottobre 2007
Dove va l’educazione del nostro tempo? Quali possono essere le bussole capaci di orientare l’azione dei genitori, inse­gnanti, educatori in una so­cietà nella quale si assiste ad una profonda trasformazio- ne dei valori di riferimento?

A parere ancora della Naval, «introdurre alla libertà e vi­verla in modo critico e co­struttivo è la vera sfida del no­stro tempo che Giussani ha saputo tracciare nella sua e­sperienza educativa».


Intorno a questi argomenti si sono raccolti a Torino, a par­tire da ieri e per tre giorni, in­tellettuali di varia formazio­ne:

filosofi come Mauro Ce­ruti e Enrico Berti, storici co­me Giovanni De Luna, socio­logi e economisti come Lo­renzo Caselli, Luciano Gallino e Sergio Manghi, filosofi co­me Costantino Esposito e Massimo Mori, pedagogisti e psicologi come Roberto Sani, Anna Mariani, Guglielmo Malizia, Concepciòn Naval e Gianpiero Quaglino. «Il tema dell’educazione - spiega uno degli organizzatori, Annama­ria Poggi, preside della Facoltà - non è infatti materia per po­chi specialisti e non coinvol­ge soltanto genitori e inse­gnanti, ma intercetta interes­si ad ampio spettro dalle profonde e delicate questio­ni sul senso della vita fino ai problemi dell’inserimento nel mondo del lavoro e del­l’autonomia personale. In­somma se si vuole parlare di educazione bisogna avere il coraggio di mettersi tutti in gioco».

Il convegno si è aperto ieri mattina nella splendida cor­nice settecentesca del salone del Mappamondo dell’Acca­demia delle Scienze di Torino con un’ampia riflessione sul­la proposta educativa di don Luigi Giussani. Domani e do­podomani sarà la volta di al­tre due 'icone' dell’educa­zione contemporanea: Edgar Morin, l’autore del bestseller

La testa ben fatta (e ispirato­re dei recenti nuovi program­mi scolastici del ministro Fio­roni) e Alasdair MacIntyre, il filosofo statunitense che ha legato il proprio nome al ri­lancio della comunità, della tradizione e della narrazione di storie quali veicoli strategi­ci per l’educazione del futuro. Intorno a Giussani hanno di­scusso ieri Concepciòn Na­val, studiosa spagnola che ha fatto conoscere il volume Il ri­schio educativo in Spagna, Roberto Sani, Giovanni De Luca, Lorenzo Caselli e Gian­piero Quaglino. Secondo la Naval «spetta agli educatori costruire una cornice all’in­terno della quale l’alunno possa scoprire a mano a ma­no le regole di base della so­cialità che gli consentano di a­gire da solo, permettendo che gli altri facciano lo stesso e co­gliendo il carattere profonda­mente solidale di quei due processi. È così che 'si fa' la libertà, con l’ausilio di un’e­ducazione che rifugge tanto dalla paura dell’azione quan­to dall’ubriacatura dell’auto­nomia ».

Roberto Sani, rettore dell’U­niversità di Macerata, ha ap­profondito il tema del recu­pero dell’autorevolezza edu­cativa degli adulti che spesso, ha detto, «non si presentano più come autorità consape­voli del proprio valore». I gio­vani, invece, hanno bisogno «dell’autorità di adulti che li guidino e li sostengano, che rappresentino dei modelli, che pongano loro degli o­biettivi elevati, che stabilisca­no dei limiti ma che al tempo stesso li incoraggino a oltre­passarli: se nel momento del­la definizione e della scoper­ta di se stessi, i giovani non in­contrano nessuna autorità con cui potersi confrontare, il processo educativo fallisce».

In parte più critica la lettura dello storico Giovanni De Lu­na.

Rispetto alla visione edu­cativa di don Giussani, se­gnata dalla temperie storica in cui essa si sviluppò e si con­solidò (anni ’60-’70), l’era di Internet, del consumismo, della televisione diffusa, se­condo De Luna, segnano «un drastico mutamento nelle ge­rarchie degli schemi percet­tivi degli studenti» nonché u­na vera e propria trasforma­zione della «funzione sociale della scuola» sempre meno incisiva nella vita giovanile.

A parere ancora della Naval, «introdurre alla libertà e vi­verla in modo critico e co­struttivo è la vera sfida del no­stro tempo che Giussani ha saputo tracciare nella sua e­sperienza educativa».

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