giovedì 18 ottobre 2007

MILANO INSEGNANTI: APPUNTI NON RIVISTI DI UN'AMICA DI ROSA


Mio breve commento:
"Ciascuno di noi e' richiamato a cercare il significato di tutto il reale.
Don Carron ha richiamato ciascuno di noi a mettersi in gioco.
Non e' stata(questa e' una mia impressione dopo aver letto gli appunti)una lezione ,un 'analisi sulla situazione guardata dalla finestra.
Don Carron ha richiamato ciascuno di noi ad andare a fondo del significato del vivere.
Non si puo' comunicare nulla se non si possiede nulla.
L'emergenza di EDUCAZIONE deve costringere ciascuno di noi a mettersi in gioco.
Nessuna situazione puo' essere di ostacolo perche' tutto il reale non e' altro che richiamo al MISTERO.
E' necessario giocarsi con la liberta' di un distacco dall'esito.
Ogni giorno,sempre di piu', mi rendo conto del motivo per cui una nascita speciale puo' essere per un genitore una grande opportunita' di conversione quindi di grazia In questi 10 anni di vita con Giovanni non accanto a Giovanni si e' sempre di piu' chiarito il significato di gratuita' e aderendo sempre con maggior coscienza alla realta' che quotidianamente mi viene proposta mi rendo conto di quanto sia una grande opportunita' di cambiamento e di richiamo ad andare a fondo dei miei veri desideri.".


DOMENICA 14 ottobre

....La natura della crisi in cui siamo coinvolti è la CRISI DELL’UMANO: PASSIVITÀ DEI RAGAZZI E SCETTICISMO DEGLI ADULTI e incapacità di coinvolgere e interessare chi hanno davanti. Peguy: “la crisi dell’insegnamento è crisi di vita”. È UNA SFIDA!.... Prima di tutto per noi..

...Nessun potere al mondo può fermare questa dinamica per cui nel nesso col reale si continuano a ridestare domande di significato. Il mistero bussa sempre la sua domanda di significato anche nella stanchezza, facendoci cercare un senso in tutte le circostanze. La domanda di senso è destata anche ora. Ha senso lavorare oggi nella scuola! Ridestando la domanda di significato....





NEMBRINI: noi non siamo quello dell’”io c’ero” (come quelli della Resistenza) ma quelli dell’ “io ci sono!” con 30 – 40 anni di esperienza o al 1° anno di insegnamento. Perché questo lo può dire uno di 25 anni con una freschezza e una decisione da commuovere. Le cose tra noi le fa Dio e può ungere un ragazzo per l’imponenza della Sua Presenza. Da tutto il mondo in 24 paesi sono collegati con noi.
Nell’”io ci sono” sta tutto il dramma della vita perché non è mai scontato poter dire “io”, con una coscienza di sé secondo tutti i fattori, come non è mai scontato “esserci: fare i conti con la realtà e tutti i fattori. Chiediamo a ciascuno di aiutarci per tutta l’ampiezza della nostra libertà e responsabilità. I nodi ricorrenti dei vostri interventi, i nodi scoperti sono 3:
• La necessità di capire la situazione nostra e attorno a noi, una diffusa stanchezza (non ce la faccio più, non cambia niente, i ragazzi peggiorano, sono pagato poco…) ditemi le ragioni per cui dovrei continuare
• Quale e dove è la consistenza dell’io per non cadere nel ricatto dell’esito e delle circostanze? Domande spostate da sé su altro…(come devo fare? Come convincere?) lamento del perché non va mai come deve essere
• Dinamica autorità – libertà, slancio personale e costruzione comune, tra propria responsabilità e autorevolezza riconosciuta.


CARRON: mi sta a cuore la questione educativa perché l’ho fatto di mestiere. La parola d’ordine oggi è EMERGENZA EDUCATIVA (l’ha detto anche il Papa e l’Unesco) sono tutti d’accordo. Vediamo la fatica che fa la società a trasmettere le ragioni del vivere, a introdurre al reale i membri nuovi del nostro popolo. Quali sono i segni inequivocabili di questa emergenza? STUDENTI = DISINTERESSE. Il professore dovrebbe destare interesse per quello che insegna, ma non possiamo dare per scontato il soggetto che vuole imparare. Potete essere bravissimi e preparatissimi, ma non ci sono gli studenti! Come ridestare l’interesse? Come introdurli nel reale? Come mettere in moto la loro energia? C’è la passività, ma noi grandi tante volte non siamo diversi. Stanchezza, solitudine davanti alle sfide (un prof mi ha detto “ho meno soddisfazione di un meccanico, perché quello se si impegna vede i risultati”). Quando non va normalmente si cambia metodo, 1 – 2 volte, poi basta. A NOI NON RIGUARDA MENO CHE AGLI STUDENTI! Se smettiamo di cercare dobbiamo subire tantissime ore di lezione con la stanchezza, la pesantezza di vivere: ma che interesse si può mai ridestare così?
La natura della crisi in cui siamo coinvolti è la CRISI DELL’UMANO: PASSIVITÀ DEI RAGAZZI E SCETTICISMO DEGLI ADULTI e incapacità di coinvolgere e interessare chi hanno davanti. Peguy: “la crisi dell’insegnamento è crisi di vita”. È UNA SFIDA! Prima di tutto per noi. TENTATIVI FALLITI OGGI : 1. REGOLE (moralismo estrinseco) si fa perno sulle forze morali! Questo non sempre muove l’interesse e si riconosce una sconfitta.
2. RAGIONE (razionalismo nichilista) tornare ai greci, ma non interessa! Il desiderio è illimitato e allora mettiamo la misura della ragione. Ma non è possibile e non sveglia l’interessa.
Siamo disposti a guardare in faccia questa situazione e accettare la sfida? Il Papa ha citato S. Agostino: “che cosa muove l’ uomo nell’intimo?” nel bambino l’interesse si desta davanti ad un nuovo giocattolo /Mirco: in fondo siamo tutti bambini: cambia solo il giocattolo/: è il reale che ci ridesta l’interesse, ma per continuare a interessarsi non basta spiegare il giocattolo, se non si capisce qual è il senso il bambino dimentica il giocattolo. Non bastano dati, spiegazioni parziali! L’ESIGENZA DELLA RAGIONE DAVANTI ALLA REALTÀ È ESIGENZA DI SIGNIFICATO TOTALE. EDUCARE È INTRODURRE ALLA REALTÀ TOTALE! (Che senso ha?) se è così facile che il reale desti l’interesse PERCHÉ C’È QUESTO DISINTERESSE? Maria Zambrano: “ciò che è in crisi è il nesso misterioso che unisce il nostro essere con il reale, che è così profondo ed essenziale che è il nostro intimo sostentamento”. SE IL NESSO CON IL REALE È IN CRISI, QUALE PORTATA HA QUESTA CRISI?
Eppure noi siamo sempre in rapporto col reale: Clément chiede a 8 anni al padre ateo davanti al suo amico morto: “dov’è adesso Antoine?” “da nessuna parte. A 12 gli chiederà: “cosa c’è oltre le stelle?” “Niente”, ma l’impatto col reale nessun potere può fermarlo. Nessun potere al mondo può fermare questa dinamica per cui nel nesso col reale si continuano a ridestare domande di significato. Il mistero bussa sempre la sua domanda di significato anche nella stanchezza, facendoci cercare un senso in tutte le circostanze. La domanda di senso è destata anche ora. Ha senso lavorare oggi nella scuola! Ridestando la domanda di significato. Il Mistero ridesta la domanda si significato! È in crisi il rapporto dell’uomo col reale! Ma il desiderio di trovare una risposta che faccia ragionevole l’istante i cui viviamo nessuno può impedirlo! Questo desiderio è la principale risorsa dello sforzo educativo e stimola la curiosità e la domanda del senso. Ecco perchè è possibile educare ancora oggi!
GIUSS: davanti alla domanda soccombiamo alla possibilità triste di mancanza di impegno autentico, di interesse e curiosità al reale totale. Il desiderio di trovare risposte non puoi impedirlo, ma bloccarlo, non lasciarsi trascinare: è la libertà che entra in gioco non assecondando la curiosità che il reale ci desta. È la libertà! E così non scopriamo il significato, ma la realtà così non interessa: senza capire lo scopo il significato del nostro esserci noi non ci siamo. Non è indifferente la nostra posizione davanti alla realtà e così possiamo diventare passivi. Disinteresse che finisce nella noia. A SCUOLA PENSAVAMO CHE LA REALTÀ POTESSE ESSERE INTERESSANTE SENZA SIGNIFICATO! Spiegare la fisica, la chimica, ridurre l’insegnamento ad una trasmissione di conoscenze, ma non è interessante; senza destare l’interesse questo desiderio che si era destato viene meno e compare il NICHILISMO GAIO (Del Noce): senza inquietudine. Non perché la realtà non ridesti, ma perché se non trova risposta il desiderio viene meno. Questo per una mancanza di impegno davanti al desiderio che ci costituisce. Soppressione dell’agostiniano “ INQUIETUM COR MEUM”. L’immoralità ultima è verso l’esigenza di significato che ci costituisce.
Sono davanti ad una domanda cui non serve una qualsiasi risposta (come afferma il relativismo). Non tutte le risposte corrispondono! Noi abbiamo una risposta che possiamo comunicare vivendo? Se no la vita è una tomba! Il problema è se abbiamo un’esigenza del vivere. IL PROBLEMA NON è NEI RAGAZZI, MA IN NOI ADULTI! Non c’è circostanza (tana) che ci risparmi dal cercare il significato. Non possiamo cavarcela con le istruzioni per l’uso, non ce la caviamo coi ragazzi! Non basta qualsiasi risposta che porta a passività e stanchezza. Guardare in faccia i ragazzi! Guardiamo questo o facciamo qualcosa ACCANTO? In questa vita c’è speranza? C’è qualcosa che può muovere dentro nell’intimo? Come posso dire: “io ci sono” con tutto me stesso davanti agli scolari, ai figli, a me stesso? Non dobbiamo girare a vuoto, ma guardare LA NOSTRA ESPERIENZA! cosa ci ha destato l’interesse? Cosa ci ha rimesso in moto? Cosa ha facilitato l’impegno? L’INCONTRO! Ci siamo incontrati con un’attrattiva vincente, con un’ipotesi di significato che ha messo in moto tutto il nostro io, una PREFERENZA che abbiamo dovuto riconoscere, che si è insediata in noi e che ha ridestato tutte le nostre esigenze. L’INCONTRO è una NOVITÀ e ha un valore senza pari. Attraverso una frase vediamo riaffiorare l’incontro con una realtà che sgorga da un avita, come la TRADIZIONE, che ha le sue radici nei secoli e ci mette in moto perché così CORRISPONDENTE, che sollecita, RIDESTA LA VOGLIA DI ENTRARE NELLA MISCHIA e ci rende liberi di entrare. Il nostro agire non è condizionato dai nostri successi! Posso ripartire perché è successo qualcosa che rende il mio agire libero, che non dipende dai casini fuori né da noi, ma da Colui che è al fondo di noi. Non un nostro progetto, ma qualcosa d’altro, di pulito, di netto, che non dipende da noi, ma da Colui che adoriamo al di sopra delle nostra cultura e scaltrezze, al di sopra persino del NOSTRO CUORE! Semplicità e ingenuità per cui non ci stancheremo mai di ripetere a chiunque quell’ incontro. Perché è un avvenimento che continua a destare l’io, per cui sono sempre pronto oltre la mia stanchezza e solitudine e tutto diventa interessante! “Nella storia di una grande amore tutto diventa avvenimento nel suo ambito” (Guardini). Ma poi? GIUSS: per molti che la salvezza sia Gesù Cristo è diventato un richiamo spirituale…non esigenza di vita, ma mortificazione della vita, peso o pedaggio da pagare per cui non si capisce perché siamo ancora in fila. Non neghiamo Cristo, ma è solo una premessa e non ne abbiamo bisogno per entrare nella mischia. Siamo dei presuntuosi (di patèca – Mirco), ci stiamo scavando la fossa. E così gli studenti. GIUSS: inaridimento dopo la spinta iniziale per mancanza di metodo. La verità colpisce ma senza metodo non c’è continuità. Non sono le attività mie, ma Presenza che si impone e porta alla vita una promessa da seguire. Noi invece facciamo discorsi, iniziative, riunioni: l’inizio ha smesso di essere verità offerta a noi, ma spinta organizzativa da cui pretendere la resurrezione delle cose!! Non è un seguire vivo, ma obbedienza all’organizzazione. Dobbiamo aiutarci a sconfiggere un pericolo in atto! Riduciamo il nostro metodo a teorizzazione socio – pedagogica per cadere nell’attivismo. Anziché affermare un fatto di vita cambiamo l’Unico che può affermare il nostro interesse. Occorre un nuovo inizio! No “che devo fare?” ma “io che sono?” non domanda retorica, ma punto di partenza, che nessun male può portarci via; solo se noi lo permetteremo. La situazione fa venire a galla la nostra FRAGILITà e INCONSISTENZA. “io che sono” è il principio continuo di resurrezione, come lo scoglio che resta fermo e riappare sempre anche tra le onde di una tempesta. Occorre una diversa coscienza di sé, un sentimento nuovo di sé e dell’altro, essere creatura nuova, seme, uomo nuovo. Questa coscienza nuova di sé si chiama fede. Io non sono più io, ma qualcosa di nuovo che è in me. Non è un richiamo spirituale! Questa fede, questa autocoscienza nuova, non è accanto alla realtà, un vestito, ma la realtà delle persone, significato e consistenza e genera presenza come entra nella scuola. Se siamo definiti da questo acquistiamo una certezza che ci fa entrare nel reale! Come fate a entrare nel reale senza essere investiti da questa certezza nel reale? Dobbiamo vivere noi stessi con tutta la consapevolezza per dire “ci sono”. Berdjaev: la verità deve essere radicata nella vita. GIUSS il fenomeno culturale divampa se è generato da una certezza di fondo e riverbera nel ragazzo dalla persona che ha davanti e ridesta l’interesse con tutto. La conseguenza della certezza della coscienza è che uno è potente e abbraccia tutto, valorizza tutto! Come un detectiv trova la più lontana limatura di verità nelle tasche! Non l’altro deve riconoscere in me la verità, ma io mi accompagno all’altro per quella limatura! Il movimento ha cessato di essere movimento da troppo tempo per mancanza di questo. Frasi come “tu o fai come noi o non sei di noi”! la certezza della verità è materna e fraterna, si affeziona al frammento di verità che c’è in ognuno e perciò è amica di tutti e libera dal ricatto dell’esito. Il test della nostra dipendenza: o dipendenza da Dio e liberi da tutto l’universo, da ogni ricatto, o libero da Dio e schiavo di ogni circostanza e ricatto dell’esito. Come stiamo a scuola ecc. è il test della nostra dipendenza e libertà. Se viviamo la libertà dell’altro mondo in questo mondo. Il cristianesimo è una vita nuova (non una parola aggiungere al vocabolario). Il cristiano guarda la realtà, ma essa gli dice cose diverse, può entrare nel reale (verifica della mia certezza). Insegnare = verifica della fede nella scuola. Andare a chiudersi in parrocchia anziché a scuola = la bara! Invece la proposta del GIUSS di vivere la fede nella scuola = più libero, più certo. Questa è la sfida! Per me non stare in parrocchia con quei pochi che vengono, ma con alunni e professori non scelti da me ha voluto dire un cammino umano, la portata della fede nella vita nel modo con cui affrontare la scuola!Gratissimo che non mi sia stato risparmiato niente, perché quel che avevo incontrato consentiva di prendere sul serio il mio desiderio, ma potevo non vivere il reale e morirci. Con le parole di GIUSS si possono cucinare 2 minestre: imparare un discorso o fare esperienza del discorso. Possiamo condurre gli altri nel reale se noi stiamo dentro al reale. Se gli altri potranno vedere NEL NOSTRO VOLTO LA VITTORIA ! L’EDUCAZIONE è UNA COMUNICAZIONE DI Sé, col proprio modo vivo di rapportarsi al reale, non i miei pensieri e teorie. A scuola non potevo fare CL fuori dalla lezione e questo mi ha obbligato a farlo lì e non avevo bisogno di altro. Poi in tante occasioni il discorso diventava perno dei dialoghi in mensa. Non c’è bisogno di altro se accetti la sfida del reale. L’inizio è una presenza, una provocazione al cervello. Ciò che non è provocazione non interessa. PRESENZA EDUCATIVA = PRESENZA DELLA PERSONA UNITA dalla didattica all’ambiente. SE NON ARRIVA FINO ALLA DIDATTICA NOI SOCCOMBIAMO AL DUALISMO.
1. DIDATTICA da una testimonianza un insegnante nota che pur dando ottimi contenuti i ragazzi riportavano i contenuti del libro che aveva altri criteri = il prima didattico è cancellato dal dopo. La didattica deve tenere conto di tutto l’insieme, altrimenti ci arrendiamo: è una sfida culturale che ci compete, che è solo nostra. Ci fossero le persone che accettano questa sfida io ci sono, chi vuole fare altro accanto non mi interessa.
2. AMBIENTE Dio si è fatto immanente, dentro le trame della vita. Dobbiamo essere organici al mondo nella sua concretezza capillare. Quante volte abbiamo creduto che fare il Cristianesimo e il movimento accanto alla vita quotidiana ma non sarà mai! e le problematiche degli ambienti siano oltre. Questo è la mentalità di tutti. Invece Presenza è essere con tutta la mia umanità nell’ambiente, perché mi interessa Cristo”! sennò perché mi interessa essere in ogni circostanza? O è dentro l’ambiente o non è vera. Tanti hanno smesso di interessarsi alla vita di fede perché non c’entrava la vita. L’ambiente è qualsiasi aspetto della vita normale. Se non entriamo nel reale…basterebbe fare Scuola di comunità in un certo modo, sennò è propaganda.
3. io sono un richiamo invece se nel modo di essere ridesto qualcosa nell’altro, aiutarlo a ritrovare la sua verità, il suo vero nome, se stesso. Il contributo più acuto della libertà di uno è libertà di essere se stessi, ridestare l’altro, non renderlo morto! A noi interessa testimoniare la potenza di Cristo che la ridesta! Il nostro non è mai un richiamo a determinate persone (scuola di comunità) ma è la promessa che costituisce il cuore stesso dell’individuo. Riecheggiamo quello che Dio ha messo loro nel cuore formandoli e non sappiamo dove Dio li condurrà. Ma questo è una presa in giro. Quando pensiamo di conoscere il Mistero e la sua modalità. Il disegno è Suo, non possiamo sapere la loro vocazione, un richiamo a quel che è il compimento = richiamare vivendo i motivi per cui lo richiamiamo è lo splendore di questo nostro vivere! Si chiama testimoniare! Il richiamo non è estrinseco a noi, a freddo, che suscita a
discussioni. Una genuina preoccupazione IDEALE: ogni gesto sotteso a fare libero l’uomo verso il suo destino. Il desiderio che l’altro sia stesso impedisce la noia, sempre la preoccupazione reale e suprema : Cristo e la Chiesa. Se la nostra preoccupazione è vivere davanti agli altri, gli altri sono tutti! Noi non possiamo sapere prima chi il Signore vuole muovere. Per questo è sbagliato nella scuola fare lavori alternativi! Anche GS si può fare in 2 modi: quelli che escono sfidati dal nostro essere o attirare chi non ha niente da fare. Sfidati nei loro interessi!! Il problema non sono i numeri ma che io STIA DAVANTI ALLA REALTÀ IN ATTESA CHE LUI SI MANIFESTI. Non siamo noi a decidere chi Lui muove nell’intimo, è il Mistero che decide e noi dobbiamo obbedire al modo in cui Lui fa le cose. La responsabilità tra noi è obbedire alla modalità con cui Lui fa emergere le cose. Non inglobarlo nella struttura! Il Signore non è scemo! (Mirco: sì beh…effettivamente…) e muove cose e persone. Lui sa come deve fare e noi obbediamo. Per cui L’AUTORITà è COLUI CHE OBBEDISCE DI Più! Non chi gestisce di più. Cioè chi ha la Capacità di far sorgere e generare l’unico luogo che potrà permanere come attrattiva. Non personalisticamente, che sparisce.
Nella dialettica appartenenza – persona una ha bisogno dell’altra e così per autorità – libertà. Per questo ci accompagniamo. Amici cioè testimoni: amici tra noi e coi ragazzi. Se testimoniamo questa possibilità di stare nel reale nata dalla Sua presenza ci consente di abbracciare tutto e tutti fino ai particolari delle vicende della scuola. Impossibile che uno che vuole che il suo insegnamento sia investito da un Presenza non faccia Diesse, esito della nostra comunione, strumento della ricchezza tra noi, accompagnarci fino ai particolari della didattica. FOE ora per molti insegnanti c’è l’opportunità di andare nello stato, è un’occasione missionaria per chiunque non sia essenziale nelle nostre scuole perché noi siamo per tutti!
Faremo un’assemblea a fine anno scolastico per accompagnarci in questa strada che stiamo facendo insieme in maggio.
Tre punti: 1. Scuola di Comunità fatta in un certo modo, 2. caritativa gesto educativo per noi (se possibile Portofranco) 3. missione (Kenia Nairobi) 4. Tracce da diffondere
Per tutti i nostri tentativi almeno fare il tifo!

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