giovedì 13 marzo 2008

UNA DEMOCRAZIA DI CREDENTI

....Una democrazia di credenti, appunto. Non è il nostro caso. Lo scetticismo dell’antica sapienza italiana impedisce a Berlusconi e Veltroni di attingere gli stessi risultati che sono a portata di mano dei candidati. I nostri leader invidiano quelle frasi brevi, quei discorsi in cui quasi tutto è implicito, la grammatica già conosciuta, e solo l’accento cambia con il tempo e le occasioni diverse.....

...Anche il coniuge accanto ha un significato religioso. È il testimone diretto di un sacramento rispettato. È la sentinella di una promessa privata che ha incidenza pubblica. Uno dei problemi di Hillary è che il suo, di coniuge, provoca un misto di attrazione, perché è sexy, e di repulsione, perché l’idea di rivederlo ciondolare negli uffici che furono teatro delle sue gesta erotiche sconcerta il pubblico. I democratici clintoniani si augurano che Bill tenga serrata la patta dei pantaloni fino al momento del voto. Hillary dovrà fare uno sforzo supplementare per superare l’handicap. Infatti suo marito dopo le elezioni in Ohio e in Texas, con la brillante rimonta della moglie, è scomparso dal podio.....

Una democrazia di credenti
Politica - mar 11 mar
Il dibattito televisivo sulla politica estera americano si è concluso con una schiacciante vittoria per l'ex Fist LadyL'Arcitaliano di Giuliano Ferrara
Tratto da Panorama del 7 marzo 2008


Una democrazia di credenti, e l’oratoria come preghiera civile. Quelli di Barack Obama, dicono: “Yes, we can”.

Quelli di Hillary Clinton rispondono: “Yes, she will”. Nel primo caso l’accento cade sul noi e sul possiamo farlo, che è un futuro di sogno. Nel secondo caso cade sul lei e sul futuro di realtà, “she will”. In America i segni contano. Dwight D. Eisenhower, detto Ike, fu eletto con lo slogan eufonico e allitterativo “I like Ike”.

Il grande linguista Roman Jakobson dedicò pagine persuasive all’analisi del linguaggio politico americano, alla sua brevitas che è un residuo dello spirito classico respirato dalla comunità civile di quel paese. Alla sua efficacia. Alla sua chiarezza. Al suo senso filosofico. E noi qui oggi, in Italia, cerchiamo di mutuare quel vantaggio comunicativo con i nostri “Si può fare” (Walter Veltroni) e “Rialzati, Italia” (Silvio Berlusconi).

Abbiamo anche noi per la verità un passato di sloganeria efficace, quando il regime e il suo Duce inquadrarono le masse e diffusero il messaggio politico seriale in un paese non più censitario e liberale: dal “Credere, obbedire, combattere” fino al longanesiano “Spunta il sole, canta il gallo, Mussolini monta a cavallo”. Ma la nostra antica chiave di violino era legata o al disciplinamento del popolo o al gusto dell’avanspettacolo. C’era qualcosa di culturale o di sornione che nella democrazia americana, una democrazia di credenti, è del tutto sconosciuto.

Una democrazia di credenti, appunto. Non è il nostro caso. Lo scetticismo dell’antica sapienza italiana impedisce a Berlusconi e Veltroni di attingere gli stessi risultati che sono a portata di mano dei candidati. I nostri leader invidiano quelle frasi brevi, quei discorsi in cui quasi tutto è implicito, la grammatica già conosciuta, e solo l’accento cambia con il tempo e le occasioni diverse.

Anche John McCain non ha bisogno di troppe parole per spiegarsi. Dice che il presidente si elegge valutando la sua vita, ed è già tutto chiaro: McCain è un eroe di guerra in un paese in cui guerra ed eroismo sono ancora pane quotidiano. Si dichiara un vero conservatore, e il pubblico capisce in un attimo che in quella parola non è evocata grettezza retrograda, ma un insieme di criteri e idee che emanano calore politico e civile.

Anche il coniuge accanto ha un significato religioso. È il testimone diretto di un sacramento rispettato. È la sentinella di una promessa privata che ha incidenza pubblica. Uno dei problemi di Hillary è che il suo, di coniuge, provoca un misto di attrazione, perché è sexy, e di repulsione, perché l’idea di rivederlo ciondolare negli uffici che furono teatro delle sue gesta erotiche sconcerta il pubblico. I democratici clintoniani si augurano che Bill tenga serrata la patta dei pantaloni fino al momento del voto. Hillary dovrà fare uno sforzo supplementare per superare l’handicap. Infatti suo marito dopo le elezioni in Ohio e in Texas, con la brillante rimonta della moglie, è scomparso dal podio.

La democrazia credente ha un vantaggio. Anche la peggiore delle divisioni politiche si realizza nella comunione intorno alla sacralità delle istituzioni e della verità da tutti abbracciata. Ho visto il faccia a faccia, molto latino e un po’ teppistico, tra José Luis Zapatero e Mariano Rajoy in Spagna: si sono dati del bugiardo sistematicamente. In America non ci si può dare del bugiardo. “Are you calling me a liar?”, mi stai dando del bugiardo?: ecco una frase contundente, che si rovescia pericolosamente su chi è sospettato di adottare una tattica spregiudicata e sleale, inammissibile. Lì la politica è di parte, ma la verità che la legittima è di tutti.

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