Politica - mer 23 apr
di Sabrina Cottone
Tratto da Il Giornale del 23 aprile 2008
«Tutto bene, tutto bene» dice Roberto Formigoni appena uscito da Arcore. Ma è nervosissimo, non scende dalla macchina e fila via. L’incontro con Silvio Berlusconi è durato trenta minuti e il leader del Pdl ha chiesto al presidente della Lombardia di rimanere al suo posto fino al 2010. «La gente non capirebbe» elezioni anticipate di due anni.
Formigoni torna al Pirellone con la speranza che in futuro potrà contare su un «prestigioso incarico nel partito». Ma i suoi fanno trapelare una «forte perplessità» del governatore: l’ipotesi non lo soddisfa. Lui ha riproposto il desiderio di andare a Roma in un ruolo di governo, come aveva previsto candidandosi come capolista del Pdl al Senato. Berlusconi e Formigoni si sono lasciati con l’intesa di rivedersi questa sera a Roma per una conclusione definitiva.
I toni sono stati calmi ma le posizioni sono distanti. Gli spiragli non sono molti, per evidenti ragioni di opportunità politica: votare adesso in Lombardia rischia di causare un grave danno d’immagine per il Pdl. Ma anche se Formigoni lo sa, ha insistito per un’ulteriore riflessione. E ha attaccato sia Umberto Bossi sia Gianfranco Fini, colpevoli di aver previsto una sua permanenza al Pirellone: «Il mio futuro politico dipende da me e da Berlusconi, non da Bossi né da Fini». Segnali di evidente insofferenza alla situazione.
Berlusconi ha parlato con il governatore della Lombardia dell’opportunità di portare a termine il mandato regionale che scade nel 2010. Mancano ancora due anni e il timore è che andare a elezioni anticipate possa essere ritenuto un atto di scarsa responsabilità da parte dei cittadini che sono stati appena chiamati al voto, dando ampia fiducia al Pdl di cui è Formigoni era capolista lombardo al Senato. Se Formigoni decidesse di optare per Palazzo Madama, inoltre, la Lega rivendicherebbe immediatamente la presidenza della Lombardia per un suo uomo. Già da mesi si fa il nome di Roberto Castelli (anche se non sono mai tramontate ipotesi alternative come Roberto Maroni e Giancarlo Giorgetti). Ed è forte il timore che la Lega, arrivata al 21 per cento dei voti nella Regione, possa guadagnare ancora terreno sfruttando sia l’onda delle politiche sia il volano del candidato alla guida della Regione.
Le parole di Berlusconi non sono state una sorpresa per Formigoni, che era stato già avvisato dell’orientamento del presidente del Pdl. Ma durante il colloquio ha rilanciato un suo ruolo di governo, senza escludere l’ipotesi di una staffetta nel 2010, quando potrebbe subentrare a un ministro leghista. L’ambizione del governatore sarebbero le Attività produttive, ministero al quale farebbero capo le deleghe dell’Expo 2015 appena assegnata a Milano. Le caselle però, a meno di clamorosi ribaltoni di scenario, sono ormai definite in altro modo. Le decisioni sembrano prese, anche se da Arcore non è stato diramato alcun comunicato ufficiale, a differenza di quanto avvenuto per il governatore del Veneto, Giancarlo Galan, che lunedì scorso ha formalmente escluso qualunque suo possibile incarico di governo, attraverso una nota congiunta con il leader del Pdl.
«Penso che Formigoni resterà in Lombardia» aveva detto Bossi già ore prima dell’incontro tra Berlusconi e Formigoni, parlando da Varese. E il Senatùr ha spiegato di condividere la decisione del futuro premier: «Berlusconi ha paura della reazione della gente se si torna a votare così in fretta. C’è il rischio di creare una contrapposizione tra alleati che - forse Berlusconi ha ragione - non è necessaria». La previsione che Formigoni resterà in Lombardia è stata riproposta anche da Gianfranco Fini a Porta a Porta. «Credo che Formigoni onori il mandato ricevuto dagli elettori e rimanga governatore della Lombardia» ha detto l’aspirante presidente della Camera. Parole che hanno scatenato la stizzita reazione di Formigoni, anche se poi Fini ha precisato di essere stato equivocato e che avrebbe chiamato Formigoni per chiarirsi: «Ho solo detto che credo rimarrà alla guida della Lombardia». Al momento è quel che pensano tutti.
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