sabato 19 aprile 2008

CHI TOCCA IL PAPA FINISCE FUORI DAL PARLAMENTO

LIBERO 18 aprile 2008 di RENATO FARINA
C'era una volta un partito molto glorioso, il Partito socialista italiano. Durava tra alti e bassi da 116 anni. Poi è arrivato Enrico Boselli. Irritato con Papa Ratzinger ha detto nel febbraio del 2007. «È venuto il momento di cancellare il Concordato». Il 13 aprile è stato cancellato lui con tutto il suo partito. Non è un caso isolato. C'è un fattore (...) segue a pagina 17 poco valutato nel considerare la vittoria di alcuni e la disfatta di altri in queste ultime elezioni. È il Fattore P, il fattore Papa. Chi ha provato a morderlo si è perduto nelle nebbie del niente.


Tutti: tranne i furbetti del partitino, cioè i radicali che si sono imbarcati con il Partito democratico. I nove guidati da Zamparutti e Mengacci hanno contribuito a far affondare il Titanic veltroniano, ma impietosendo il Dalai Lama coi loro digiuni sono riusciti con alti lai a prendere tutti quanti posto sulle scialuppe di salvataggio, al grido: a chi la cadrega? A noi! Peggio per Veltroni, il quale deve la sconfitta di dieci punti per un buon terzo - un 3,5 per cento - all'ospitalità concessa agli anticlericali di Pannella, il quale ora lo ricambia con il classico calcio dell'asino: povero Walter, cornuto e mazziato. Agli altri è andata peggio. Facciamo l'elen co di quanti hanno alzato il vessillo dell'antipapismo morbido o violento. Rapporto Stato-Chiesa
1)I socialisti e in particolare Enrico Boselli. Di loro abbiamo detto. Ma i particolari fanno capire che se la sono cercata. La dichiarazione di Boselli dopo che Benedetto XVI aveva annunciato i «tre principi non negoziabili» è tosta. «Non si può far finta di non vedere quanto è avvenuto in questi giorni nei rapporti tra Stato e Chiesa. Gli interventi politici di queste ore delle gerarchie ecclesiastiche che pretendono di dettare al Parlamento cosa si può fare e cosa no impongono di iscrivere all'ordine del giorno di superare il Concordato». Era stato firmato da Bettino Craxi? Niente da fare. Finiamola con l'8 per mille e pure gli oratori devono pagare l'Ici. Sul caso dell'Università La Sapienza, Boselli aveva parteggiato per chi non voleva lì il Papa, e se veniva, peggio per lui: «Sono per la libertà di polemica. Nessuno si meravigli se qualcuno dirà cose spiacevoli contro il Papa». Non ha raggiunto nemmeno l'uno per cento necessario per arrivare non alla soglia del deputato ma almeno a quella del soldo, insomma dei rimborsi elettorali: 0,975. Ha persino provato, il Boselli, a ingaggiare nei manifesti Gesù "primo socialista" contro il Pastore tedesco. Enrico è morto e seppellito come il suo collega di Nazareth. Ma di risorgere non se ne parla.
2Verdi-Pdci-Rifondazione-Sinistra diessina. Insomma: Diliberto, Bertinotti, Pecoraro Scanio, Mussi e Salvi. Il caso più interessante e preveggente è quello di Oliviero Diliberto, leader del Partito dei comunisti italiani. Aveva presentito l'aria grama? Generosamente aveva lasciato il suo posto di candidato deputato "sicuro" a un operaio della Thyssen. A vederla a posteriori è stato il gesto di un San Martino che offre un assegno a vuoto a un tale senza neanche chiedergli il permesso. C'è una certa logica: come aveva dichiarato Armando Cossutta, i veri comunisti non amano la demagogia. Meglio che sia trombato un operaio che un avvocatone come Diliberto.
L'operaio Ciro Argentino, già svillaneggiato da Gad Lerner, si era già fatto la bocca buona. Cercato casa a Roma. Il posto era certo: quello del capo dei comunisti, mannaggia. Secondo me, se trova un bravo leguleio porta a casa i danni biologici. Se avesse saputo del Fattore P. avrebbe parlato bene di Ratzinger. Diliberto a dire il vero non è che ha attaccato il Santo Padre: divide con Bertinotti il ruolo di ignavo. Non ha dato addosso al Papa, ma ha lasciato voce ai luogotenenti. Quando Ratzinger è stato chiuso in Vaticano perché impedito di parlare alla Sapienza, lui non ha commentato. Ha lasciato il microfono alla capessa dei suoi senatori e di quelli Verdi, cioè Manuela Palermi: «Credo che Benedetto XVI dovrebbe riflettere. Se un luogo della cultura come La Sapienza risponde in questo modo a una sua visita, vuol dire che forse sta sbagliando qualcosa».
Forse ha sbagliato qualcosa la Papessa comunista: fuori! Idem in Rifondazione. «L'università è il regno della scienza. Invitare Ratzinger, autore di un'offensiva politico-culturale oscurantista, è stato un errore» (Massimo Smeriglio). A casa! Il programma dell'Arcobaleno è l'unico a dare addosso ai princìpi ratzingeriani su famiglia, aborto e scuola libera. Spariti tutti. Romano, il cattolico adulto
3)Romano Prodi. Da quando si è definito cattolico adulto, cioè in libero dissenso dalla gerarchia e dal Papa gli è capitato di tutto. I vescovi l'hanno mollato come un sacco di patate. Non che abbia criticato esplicitamente il Pontefice. Ma non ha mosso un dito per permettere un ingresso pacifico di Benedetto XVI alla Sapienza, non ha partecipato alla manifestazione di solidarietà in piazza San Pietro. A Bologna nel ruolo di nonno molto adulto. Per chiarire: il Fattore P non è questione di bon vivre e di sana superstizione per cui a toccare Chiesa e Papa si finisce male. C'è di mezzo qualcosa di cui la politica deve tenere in conto: al di là della pratica dei sacramenti e del credere o no, resta un sentimento profondo, una specie di affetto per quell'uomo vestito di bianco e per le due o tre cose importanti che rappresenta e che abbiamo tutti care.
.ESAUTORATI Enrico Boselli, Oliviero Diliberto e Romano Prodi: hanno attaccato il Papa Oly, Ansa

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