lunedì 7 aprile 2008

Si dirà che la politica è una cosa e i valori morali un’altra.
Non sono affatto d’accordo.

Le persone che io delego a rappresentarmi in Parlamento debbono rappresentarmi in toto; anche nei valori etici nei quali io credo e che desidero siano difesi anche a livello legislativo.

La grandezza della Chiesa dell’amato Benedetto XVI sta tutta in questo tenore teologico, etico e culturale di porre la politica come luogo di intervento della fede

Società - dom 6 apr
Tratto da Il Sussidiario.net il 4 aprile 2008

Dopo la riflessione di ieri sul pensiero debole della politica italiana, sembra naturale chiedersi: che Paese è il nostro?Le sue radici cristiane sono ovvie; le testimonianze innumerevoli; i segni lasciati dalla pietà e dalla religiosità popolare sono incontrovertibili [cfr. www.leradicicristiane.splinder.com]



Eppure nei fatti l’identità cristiana è annacquata, scialba, obsoleta.
Forse delegata a pochi intimi raccolti nel retro-sacrestia di alcune chiese.
Certo è che a guardare indietro questa identità cristiana non brilla granché. Con un referendum la cattolicissima Italia ha approvato la legge sul divorzio.
Con un referendum la cattolicissima Italia ha approvato la legge sulla interruzione della gravidanza.Ed era il tempo in cui governava la cattolicissima Italia un partito marcatamente ispirato ai valori e alla tradizione cristiana.

Si dirà che la politica è una cosa e i valori morali un’altra.
Non sono affatto d’accordo.

Le persone che io delego a rappresentarmi in Parlamento debbono rappresentarmi in toto; anche nei valori etici nei quali io credo e che desidero siano difesi anche a livello legislativo.

E’ questo - tra l’altro – il senso che alle prossime elezioni politiche hanno dato i nostri Pastori: guardare alla serietà dei programmi, più che allo schieramento.

Ho preso in mano per una consultazione un documento di quale anno fa che reca la firma di Giovani Paolo II.
Ne abbiamo appena ricordato il 3° anniversario della morte.
Ne abbiamo tessuto le lodi.
Ma credo che il miglior modo di ricordarlo dovrebbe essere quello di mettere in pratica quello che ci ha lasciato come eredità.

Ebbene nella Lettera apostolica Novo Millennio Ineunte indirizzata alla Chiesa e agli uomini di buona volontà al termine del Grande Giubileo dell'anno duemila il Papa prospettava uno scenario che si sta puntualmente caricando di assoluta attualità e che determina davvero l’identità cristiana di un popolo.

Giovanni Paolo II ricordava nel documento citato:

- come poi tenerci in disparte di fronte alle prospettive di un dissesto ecologico, che rende inospitali e nemiche dell'uomo vaste aree del pianeta?
- come tenerci in disparte di fronte al vilipendio dei diritti umani fondamentali di tante persone, specialmente dei bambini? Tante sono le urgenze, alle quali l'animo cristiano non può restare insensibile.
- come tenerci in disparte di fronte al dovere di impegnarci per il rispetto della vita di ciascun essere umano dal concepimento fino al suo naturale tramonto?
- come tenerci in disparte di fronte al dovere per il servizio all'uomo che ci impone di gridare, opportunamente e importunamente, che quanti s'avvalgono delle nuove potenzialità della scienza, specie sul terreno delle biotecnologie, non possono mai disattendere le esigenze fondamentali dell'etica, appellandosi magari ad una discutibile solidarietà, che finisce per discriminare tra vita e vita, in spregio della dignità propria di ogni essere umano?

Il defunto Pontefice aveva nel cuore l’ansia di far capire i veri motivi della posizione della Chiesa, secondo la quale non si tratta di imporre ai non credenti una prospettiva di fede, ma di interpretare e difendere i valori radicati nella natura stessa dell'essere umano.

E appropriandosi della bella espressione del beato Antonio Rosmini, il Papa ha fatto riferimento alla carità intellettuale (quella che tende a illuminare e arricchire di cognizioni l’intelletto umano) per un autentico servizio alla cultura, alla politica, all'economia, alla famiglia, perché dappertutto vengano rispettati i principi fondamentali dai quali dipende il destino dell'essere umano e il futuro della civiltà.

E’ chiaro che tutto questo dovrà essere realizzato con uno stile specificamente cristiano dai laici, che dovranno rendersi presenti in questi compiti in adempimento della vocazione loro propria.

Questo versante etico-sociale si propone come dimensione imprescindibile della testimonianza cristiana.

Il cristiano, infatti, deve respingere la tentazione di una spiritualità intimistica e individualistica, che mal si comporrebbe con le esigenze della carità e della verità nei confronti dell’essere umano.
I valori cristiani non possono essere relegati nella intimità personale e individuale. Il cristiano è una persona incarnata nella storia e questo reclama il dovere di mai disimpegnarci dal costruire la storia ogni giorno e con ogni mezzo.

Rimane più che mai attuale, a tal proposito, l'insegnamento del Concilio Vaticano II: «Il messaggio cristiano, lungi dal distogliere gli uomini dal compito di edificare il mondo, lungi dall'incitarli a disinteressarsi del bene dei propri simili, li impegna piuttosto a tutto ciò con un obbligo ancora più stringente» (GS 34).

Questi orientamenti del Concilio, se ben conosciuti e ben applicati secondo la corretta ermeneutica propostaci dall’amato papa Benedetto, potranno consentire a coloro che si ispirano ai valori e alla identità cristiani, di farsi innervare la società della verità sull’uomo, sulla vita e sulla morte, sulle istituzioni che lo vedono protagonista nella storia.

Mi sia consentito di annotare che a mano a mano che passano gli anni, i testi del Concilio Vaticano II non perdono il loro valore né il loro smalto. Anzi: è necessario che essi vengano letti in maniera appropriata, che vengano conosciuti e assimilati, come testi qualificati: in essi è offerta una sicura bussola per orientarci nel cammino del secolo presente.

In tal modo si potrà veramente diffondere e difendere l'identità cristiana del nostro Popolo ed entrare nel mondo della cultura e della politica con amore per l'uomo non solo a parole, ma nei fatti.
La grandezza della Chiesa dell’amato Benedetto XVI sta tutta in questo tenore teologico, etico e culturale di porre la politica come luogo di intervento della fede

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