Usa, gli anziani educano al posto dei figli divorziati in 3 nuclei su 4 • Ma ci sono anche nonni che divorziano e che diventano motivo di gravi discordie familiari • Il campanello d’allarme all’Assemblea plenaria del Pontificio consiglio per la famiglia
di Luca Liverani
Tratto da Avvenire del 4 aprile 2008
La crisi della famiglia non mina solo il rapporto genitori-figli, ma anche quello tra nonni e nipoti. Negli Usa, vero e proprio laboratorio sociale, stanno emergendo i 'deficit educativi' che i divorzi provocano anche sui nipoti. Scelte che pesano, accanto a testimonianze di amore per i nipoti da parte dei tanti nonni che si prendono cura di loro quando il papà finisce in carcere, in un paese che ha una percentuale di detenuti dell’1%, dieci volte l’Italia. E che schizza all’11% tra i giovani di colore.
È un campanello d’allarme, l’ennesimo se ce ne fosse bisogno, sulle conseguenze sociali del disgregamento familiare, quello che suona alla XVIII assemblea plenaria del Pontificio consiglio per la famiglia, apertasi ieri in Vaticano e che si concluderà domani con l’udienza di Benedetto XVI. «I nonni: la loro testimonianza e presenza nella famiglia» il tema scelto dall’organismo presieduto dal cardinale Alfonso Lopez Trujillo, che ieri ha inviato un messaggio non potendo intervenire per motivi di salute.
A raccontare le luci e le ombre dell’essere nonni in America è Carl Anderson, cavaliere supremo dei Cavalieri di Colombo, la società di mutuo soccorso fondata da cattolici americani alla fine dell’800, oggi organizzazione laicale diffusa in tutto il continente con 1, 7 milioni di aderenti. Anderson racconta del milione e mezzo di bambini nati quest’anno negli Usa da ragazze non sposate: «Perché purtroppo è impossibile discutere dell’essere genitori o nonni in America senza considerare l’'amore diviso': non solo dalla dissoluzione legale del matrimonio, ma anche dalle divisioni causate dal carcere, dai genitori
single, dall’immigrazione, dal carrierismo, dalla povertà. E alcuni di questi fardelli – spiega Anderson – pesano in modo particolare sulle minoranze etniche: negli Usa una persona ogni 100 è in carcere, e metà di loro sono genitori. Ma tra i neri di 20-34 anni, cioè l’età in cui ci si sposa e si fanno i figli, ben uno ogni 9 è detenuto. La presenza dei nonni qui è quindi cruciale per la sopravvivenza non solo del concetto di famiglia, ma per la stessa dignità umana».
Dal 1970 a oggi la percentuale di ragazzi che vivono assieme ai nonni è raddoppiata. All’interno di questa percentuale, in tre casi su quattro i nonni fanno le veci dei genitori. Nonni, insomma, che tamponano falle quando la famiglia fa acqua.
Ma ci sono anche nonni che le falle le provocano. «Quasi la metà delle famiglie con bambini negli Usa – spiega Anderson citando una ricerca della geriatra californiana Merril Silverstein – hanno almeno una coppia di nonni divorziata. Così i bambini si trovano ad avere più figure di nonni di quel che è naturale. Per questi bambini la famiglia assomiglia alla mitica Idra di Ercole, quando per ogni matrimonio finito altri due ne prendono il posto, e questo a un bambino può apparire impossibile».
E c’è dell’altro. Il divorzio non è affatto una scelta indolore non solo per i figli, ma anche per i nipoti. Anderson cita lo studio di Paul Amato, sociologo e demografo dell’Università della Pennsylvania, che assieme a Jacob Cheadle ha condotto su 2 mila famiglia in 20 anni, puntando in particolare su 691 nonni. «Tenendo conto dell’educazione dei nonni, il divorzio dei nonni è associato a una riduzione media di 9 mesi di educazione per ogni bambino. Il divorzio dei nonni è anche associato a fenomeni di discordia coniugale e relazioni genitoriali più povere. E visto che che meno del 10% dei nipoti erano nati all’epoca del divorzio dei nonni, l’esistenza di queste connessioni è notevole. I divorzi hanno conseguenze non solo sui figli, ma anche per le generazioni successive non ancora nate all’epoca della crisi».
Nessun commento:
Posta un commento