sabato 5 aprile 2008

NONNI IN SOCCORSO DELLE FAMIGLIE IN CRISI

Usa, gli anziani educano al posto dei figli divorziati in 3 nuclei su 4 • Ma ci sono anche nonni che divorziano e che diventano motivo di gravi discordie familiari • Il campanello d’allarme all’Assemblea plenaria del Pontificio consiglio per la famiglia
di Luca Liverani
Tratto da Avvenire del 4 aprile 2008



La crisi della famiglia non mina solo il rappor­to genitori-figli, ma anche quello tra nonni e nipoti. Negli Usa, vero e proprio laboratorio sociale, stanno emergendo i 'deficit educativi' che i divorzi provocano anche sui nipoti. Scelte che pe­sano, accanto a testimonianze di amore per i nipo­ti da parte dei tanti nonni che si prendono cura di loro quando il papà finisce in carcere, in un paese che ha una percentuale di detenuti dell’1%, dieci volte l’Italia. E che schizza all’11% tra i giovani di co­lore.

È un campanello d’allarme, l’ennesimo se ce ne fos­se bisogno, sulle conseguenze sociali del disgrega­mento familiare, quello che suona alla XVIII assem­blea plenaria del Pontificio consiglio per la famiglia, apertasi ieri in Vaticano e che si concluderà doma­ni con l’udienza di Benedetto XVI. «I nonni: la loro testimonianza e presenza nella famiglia» il tema scel­to dall’organismo presieduto dal cardinale Alfonso Lopez Trujillo, che ieri ha inviato un messaggio non potendo intervenire per motivi di salute.

A raccontare le luci e le ombre dell’essere nonni in America è Carl Anderson, cavaliere supremo dei Ca­valieri di Colombo, la società di mutuo soccorso fon­data da cattolici americani alla fine dell’800, oggi or­ganizzazione laicale diffusa in tutto il continente con 1, 7 milioni di aderenti. Anderson racconta del mi­lione e mezzo di bambini nati quest’anno negli U­sa da ragazze non sposate: «Perché purtroppo è im­possibile discutere dell’essere genitori o nonni in A­merica senza considerare l’'amore diviso': non so­lo dalla dissoluzione legale del matrimonio, ma an­che dalle divisioni causate dal carcere, dai genitori

single, dall’immigrazione, dal carrierismo, dalla po­vertà. E alcuni di questi fardelli – spiega Anderson – pesano in modo particolare sulle minoranze etniche: negli Usa una persona ogni 100 è in carcere, e metà di loro sono genitori. Ma tra i neri di 20-34 anni, cioè l’età in cui ci si sposa e si fanno i figli, ben uno ogni 9 è detenuto. La presenza dei nonni qui è quindi cru­ciale per la sopravvivenza non solo del concetto di famiglia, ma per la stessa dignità umana».

Dal 1970 a oggi la percentuale di ragazzi che vivono assieme ai nonni è raddoppiata. All’interno di que­sta percentuale, in tre casi su quattro i nonni fanno le veci dei genitori. Nonni, insomma, che tampona­no falle quando la famiglia fa acqua.

Ma ci sono anche nonni che le falle le provocano. «Quasi la metà delle famiglie con bambini negli U­sa – spiega Anderson citando una ricerca della ge­riatra californiana Merril Silverstein – hanno alme­no una coppia di nonni divorziata. Così i bambini si trovano ad avere più figure di nonni di quel che è na­turale. Per questi bambini la famiglia assomiglia al­la mitica Idra di Ercole, quando per ogni matrimo­nio finito altri due ne prendono il posto, e questo a un bambino può apparire impossibile».

E c’è dell’altro. Il divorzio non è affatto una scelta in­dolore non solo per i figli, ma anche per i nipoti. An­derson cita lo studio di Paul Amato, sociologo e de­mografo dell’Università della Pennsylvania, che as­sieme a Jacob Cheadle ha condotto su 2 mila fami­glia in 20 anni, puntando in particolare su 691 non­ni. «Tenendo conto dell’educazione dei nonni, il di­vorzio dei nonni è associato a una riduzione media di 9 mesi di educazione per ogni bambino. Il divor­zio dei nonni è anche associato a fenomeni di di­scordia coniugale e relazioni genitoriali più povere. E visto che che meno del 10% dei nipoti erano nati all’epoca del divorzio dei nonni, l’esistenza di que­ste connessioni è notevole. I divorzi hanno conse­guenze non solo sui figli, ma anche per le generazioni successive non ancora nate all’epoca della crisi».

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