sabato 26 aprile 2008

LA RAPPRESENTANZA E IL RUOLO POSSIBILE DEI CREDENTI IN POLITICA


Da cattolici nei partiti (se la sfida è rammagliare)
DAVIDE RONDONI
E ora alcuni si chiedono: ma dove sono finiti? I cattolici, secondo alcuni analisti politici del 'Manifesto' e del 'Foglio', sono a rischio di estinzione dalla scena politica.
Nel nuovo Parlamento essi non avrebbero, o quasi, un 'loro' partito. Secondo costoro sarebbe fallito il tentativo voluto – udite, udite – dai vescovi (e da questo giornale) di una rinascita della Dc sotto le ali di questa p quella formazione, e sarebbe di poco conto, in definitiva, anche la presenza di cattolici nei partiti vincitori, che pure, compreso la Lega, hanno attirato molti voti di cattolici. E nel partito maggiore dell’opposizione, il Pd, taluni elementi avrebbero dato spunto ad allergie di elettori cattolici. Don Gianni Baget Bozzo vede in questo anche qualche riflesso di natura teologica.



Non sono un analista politico, né un teologo, ma un poeta e l’attenzione ai fatti della lingua a volte fa scoprire meglio i fatti della realtà. E vedo alcune cose che forse ai politologi, magari eccessivamente attenti a leggere in chiave politico-partitica tutto (compreso questo giornale), sfuggono. Potrei dire infatti che tutta la questione è in un 'trattino'. E il fatto è che tanti cattolici sono stati eletti in Parlamento.
Non solo in quanto battezzati, come ha celiato, e non senza acume, Andreotti. Sono tanti catto­qualcosa, come è stato scritto scherzosamente.
Ma la faccenda è seria. Il trattino, infatti, non è più dopo l’appartenenza a un partito. Ma è dopo l’essere cattolici e prima dell’appartenenza a un partito. Ci sono catto­leghisti, catto-pdl, catto-pd, catto-udc…Senza scomodare gli antichi filosofi che in questo ordine mettevano la 'sostanza' e l'accidente', c’è da dire che nel volgere dell’attuale politica in grandi schieramenti elettorali, si troveranno ad agire al loro interno, e trasversalmente ad essi, gruppi di pressione (chiamiamoli pure lobby) in nome di interessi o ideali. Ed è a questo punto che si vedranno i pesi reali, oltre che nelle magliette con cui ci si schiera in Parlamento.
Molte persone sono impegnate in politica spinte da ideali nutriti di cristianesimo e anche da esperienze di fede sincera. Il Parlamento non è il paradiso, non ci si entra per meriti di fede e opere derivanti da essa. Ma ci si entra per capacità di rappresentare politicamente l’interesse e i bisogni di pezzi d’Italia. Se i cattolici saranno ancora un pezzo importante e vivo della vicenda italiana – nella società, nella cultura, nel lavoro – il Parlamento non potrà non rappresentarli. È segno di maturità, di coraggio e anche di senso del futuro, non pensare che sia la presenza nelle stanze della politica a dare il segno e la misura della nostra presenza nella vita. Per troppo tempo c’è stata una retorica scaltra ed enfatica intorno alla presenza dei cattolici in politica e al potere, proprio negli anni di maggiore secolarizzazione del Paese reale. Mi ricordo un prete che diceva di augurarsi un non-cattolico al governo, ma amante della vera libertà in cui potessero respirare le tante opere sociali ed educative dei cristiani, piuttosto che tanti cattolici che pretendevano di avvicinare il paradiso da Palazzo Chigi.
Rilevare che non c’è quasi più un cartello con scritto partito cristiano su qualche porta romana, non significa che siano scomparsi i cattolici. È pur vero che la politica si agisce spesso grazie alla forma partito o attraverso le sue sottomarine correnti o crisi, e dunque 'nei' partiti i cattolici dovranno darsi da fare per contare. Ma oggi più che il frazionamento sterile in partiti, sarà importante la forza unitiva che ha sempre distinto la presenza dei cattolici nella società italiana. Quella energia che espressa da tante opere o esempi di testimonianza e di santità ha radunato persone di ogni specie, con o senza fede, o con una fede così così.
Questa è la sfida: mentre tutto tende a frazionarsi e a corrompersi per cupidigia o per incuria, i cattolici anche nelle sedi della politica, avranno il compito quasi monacale di rammagliare, di amare i particolari, di essere radicali sull’essenziale e creativi e curiosi su tutto.


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