Ferrara si ferma allo «zero virgola»: ho toppatoPolitica - mar 15 apr
L'amarezza dell'Elefantino: la lista «Aborto? No grazie» non è stata capita. Ma credo che la battaglia continuerà Duello su La7 con Lerner
di Gianni Santamaria
Tratto da Avvenire del 15 aprile 2008
«Credo che la battaglia continuerà. Però ho toppato brutto». Non usa giri di parole Giuliano Ferrara per commentare lo 'zero virgola' (0, 369, dicevano ieri sera gli ultimi dati del Viminale, riferiti a oltre la metà dei seggi) incassato dalla sua lista «Aborto? No Grazie».
All’Elefantino l’ultimo pomeriggio da candidato premier non ha riservato la sorpresa per cui si è battuto, il raggiungimento del quorum, e a sera c’è una «piccola amarezza che credo mi si legga negli occhi», confessa davanti alle telecamere di Otto e mezzo, la sua ex trasmissione, durante la quale veste più i panni dell’analista che quelli di chi è stato immerso fino al collo nell’agone. All’inizio glissa sullo sfottò di Gad Lerner, che lo apostrofa con un ironico «complimenti Giuliano ». Poi polemizza con lui in modo molto soft. «Sono rimasto più o meno impercettibile », è stato il suo lamento da ex candidato. Il che detto da lui fa un certo effetto. Gli viene in soccorso Ritanna Armeni che conduce in tandem con Lanfranco Pace: «Le idee non sono mai impercetti- bili». «Sì, ma non si sono tradotte in voti», conclude lui.
Insomma, è un misto di fair play e di amarezza il pomeriggio elettorale della 'lista pazza'. Al Foglio atmosfera distesa. Ferrara arriva in serata e si chiude in ufficio con i suoi vice. In fondo è principalmente un giornalista e deve realizzare l’edizione del giorno dopo e l’editoriale sulla 'sconfitta pazza'. Niente musi lunghi, ma c’è un po’ di autocritica anche nelle due anime del sodalizio elettorale: quella che fa riferimento al volontariato pro-life e quella dei 'foglianti', cioè dei giornalisti che si sono immersi con il direttore nell’avventura elettorale. Della prima fa parte Giorgio Gibertini, capolista nel Lazio, che da domani – assicura – riprenderà la sua, ormai ventennale, testimonianza nel Movimento per la vita. Forse, ammette, non si è riusciti proprio a tradurre la dimensione della testimonianza in un’azione politica e comunicativa efficace. «Ci è mancata una strategia politica adatta ai tempi. Abbiamo puntato molto sul passaparola, sulle fotocopie, sulle telefonate tra gli amici. Niente manifesti o televisione, anche per una mancanza di mezzi, visto che ciascuno si è autofinanziato la campagna». Gibertini è scontento del silenzio sui temi etici in campagna: «A me spiace sapere che ci governerà non si è voluto esprimere. Se la prossima volta chi si candida lo farà, sarà una buona eredità della nostra lista». Ma la battaglia culturale per la moratoria internazionale continuerà, dice sicuro. Conferma un interno della redazione, Maurizio Crippa, anche lui candidato in varie circoscrizioni. Non nasconde la delusione.
Non ha funzionato lo strumento della lista single issue (su un solo tema ndr), dice. «Puntavamo sull’idea che quattro persone su cento fossero disposte a portare in Parlamento qualcuno che rappresentasse questi temi. È andata male. Ha prevalso l’idea del voto utile e che il voto deve compattare tante cose».
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