Finito di celebrare il matrimonio di cui l’uomo e la donna sono testimoni, se non si rimane in tre, non ce la si fa. E sapete chi è il terzo? E’ Cristo, l’uomo fatto Dio. Solo in Lui c’è una luce in cui l’uomo incontra il divino. Solo in Lui e nella Sua Chiesa si illumina e si impara ad alimentare quell’Amore destinato all’Eterno. E’ Lui il vero e maggiore Maestro da cui imparare. Dopodiché si può rimanere insieme una vita anche se si è laici ma è molto più difficile perché non si riconosce la dimensione divina che c’è nell’umano.
Vito Piepoli – RINASCIMENTO POPOLARE n.2 Aprile
E’ possibile amarsi per tutta la vita?
L’amore è eterno? Dura nel tempo o è nell’istante che è l’unica eternità che ci è dato di sperimentare?
Si vorrebbe parlare di amore vero non di quello che si trova spesso in giro che è tutto finto, contraffatto. La spinta che ti toglie la ragione e che non controlliamo, che però ti accende tutte le tue percezioni facendoti diventare un sensore dell’universo, potrebbe durare.
Ma dov’è che noi ci infrangiamo?
Dov’è che gli amori più grandi possono infrangersi?
Nel fatto che noi non siamo all’altezza dei mutamenti nostri e altrui. Si dice che in genere i giovani vogliono vivere solo consumando la passione, non vogliono vivere di rapporti, di progetti. L’amore come nasce bisogna credere che sia eterno altrimenti non si chiamerebbe nemmeno amore però quando si dice che i giovani hanno voglia di essere impulsivi, di lasciarsi andare a vent’anni, non sempre è vero perché spesso sono gli adolescenti che hanno voglia di costruire qualcosa che duri. Ma ormai i rapporti durano pochissimo, sono un terno al lotto. Non si sa se tu stai per tutta la vita con una persona che ami e che la senti tua al tuo fianco. Si comincia a fantasticare e ci si sposa. Poi succede che non si cambia mai idea sull’altro o si può cambiare idea ogni due minuti. Si può voler essere fedele nei secoli, ma la vita ti porta delle gioie e anche dei dolori e se questi ultimi si superano si rinforza l’amore. Quindi non tutto il male viene per nuocere.
Ma quando una coppia va in difficoltà, entra in un periodo di crisi, protrarre la situazione è corretto o bisogna pensare che forse si può scegliere un’altra strada, più che stare insieme per forza?
Sembra che la prassi sia che quando si sta insieme perché non si ha il coraggio di lasciarsi, perché le cose non vanno più, perché è svanito insieme all’amore anche il rispetto per cui ognuno fa un po’ quello che vuole, arriva il momento che uno dei due si innamora di un altro e si è in rivolta. Pare che questa epidemia del mollarsi colpisce le coppie soprattutto in primavera. Già alla fine del 1800 nella Bohème di Giacomo Puccini, Mimi e Rodolfo cantano “ci lasceremo alla stagion dei fior”. Pare proprio che con l’arrivo della bella stagione l’esplosione degli ormoni coincida con la voglia di lasciarsi. Questa teoria è portata avanti da un idea zoologica dell’uomo. Nei primati una coppia dura il tempo che è necessario al piccolo per raggiungere l’autonomia psicomotoria. Questo tempo nelle scimmie è di circa un anno e negli umani di circa tre-quattro, motivo per cui questa teoria sta facendo moda collegandosi agli ormoni e così via. In questa c’è una visione sconfortante dell’uomo, perché l’uomo non è un animale. E’ bensì una creatura che ha in se la scintilla dell’assoluto e dell’infinito. Questa che è nel proprio cuore oltre che nella propria mente o illumina il rapporto tra uomini e donne o non lo illumina. Se lo illumina c’è una speranza, altrimenti è un disastro annunciato.
Perché se si passa dal desiderio, dalla passione, dalla curiosità all’intimità e poi ad un grande progetto comune ed anche ad un grande sogno comune, c’è una speranza per tutto, per il matrimonio, per la famiglia, per la vita. Se la scintilla non ce la fa ad illuminare il rapporto di coppia, siamo come i primati : è il nulla completo. Nelle generazioni antiche spesso una donna aveva molti figli che cresceva da sola, con mariti che erano sempre al lavoro, mai troppo presenti, ma non per questo abbandonavano la famiglia, o lasciavano un marito per portare avanti tanti figli.
Oggi si dice che non ci si sposa anche perché non si hanno i soldi, è cambiato qualcosa nella progettualità? C’è forse più paura di affrontare la vita? Si ha paura di vivere il sacrificio?
Si dice di voler dare ai figli il possibile ed il massimo quindi non si vuole mettere al mondo tanti figli ed arrancare, anche se poi puoi dargli tutto il bene del mondo. Ma oggi comunque le nascite sono diminuite, si mette al mondo mediamente 1,2 (un figlio virgola due) per coppia e si arranca ancora di più. Questo vuol dire che non c’è un minimo di speranza nell’uomo, nella vita, in qualche cosa che va al di la del puro calcolo materiale. E noi non siamo né scimmie, né salvadanai. E l’uomo o incontra questa speranza nella vita o non c’è futuro! Il non avere figli poi può essere anche una scelta dettata da egoismo, per spendere e consumare di più in auto, in cosmetici, in vacanze, in turismo.
Ma le coppie crollano perché non c’è stata la capacità da parte di chi ha deciso di formare una coppia di capire il perché lo ha fatto, e perché c’era un determinato progetto, se c’era. La coppia ha bisogno inoltre di essere in continua trasformazione, in continuo divenire. Entrambi devono essere consapevoli che costruire un amore, costruire una vita, costruire una famiglia vuol dire costruire un’opera d’arte, fatta a quattro mani. Ma ci si deve mettere d’accordo sui colori, sugli attrezzi, e così via. Bisogna mettere inoltre alla base del rapporto il rispetto, la pulizia assoluta d’animo, la lealtà, anche la complicità allegra e soprattutto la propria dignità. Ed ogni giorno bisogna rimettersi in discussione.
Ma oggi si è disposti a fare qualche rinuncia per l’altro? Si fa più fatica ad andare verso l’altro? Magari ci si isola di più nella coppia? Cioè non siamo coppie ma siamo singoli che vivono insieme? Esce di più il narcisismo personale e la voglia di vivere da soli?
La regola che vale non è tenersi un altro ma tenere all’altro! Quindi fare di tutto per dare una gioia all’altro. Se poi questa gioia comporta una rinuncia va bene. Però l’idea dell’amore sacrificale, dell’accettare qualsiasi cosa pur di non rompere la coppia parrebbe sbagliata, perché svilirebbe la propria personalità. C’è purtroppo una tendenza soprattutto da un po’ di tempo a questa parte a dover essere felici a tutti i costi anche a rischio che il conto lo paghi un altro.
Questo pensiero che è molto consumista, che pervade un po’ tutti gli aspetti della società, invade anche l’aspetto affettivo, per cui quando si incontra una difficoltà invece di fare un investimento per comprendere quale è la natura di questa difficoltà ed individuarne una soluzione, ci si sottrae comodamente e si va via.
Gli amori veri dovrebbero pertanto uscire nei momenti di difficoltà di una coppia, in realtà poi nella storia di oggi molto spesso si vede il contrario, che coppie in difficoltà si separano. Ma si separano perché non erano profondamente unite prima!
Oggi tutti vogliono dagli altri quello che non sono disposti a dare. Tutti vogliono l’ascolto, la tenerezza, e magari non sono capaci o disposti a darla. Allora se la coppia è la somma di due egoismi si va poco lontano. Bisogna quindi che l’amore venga aiutato a sbocciare e a crescere, in tutte le circostanze. Non è scontato quindi che dall’innamoramento poi venga fuori l’amore vero.
Bisogna poi tenere presente la differenza tra amore ed innamoramento. Si va in uno stato alterato di coscienza come nei primati secondo pura chimica che dura per il tempo di rendere la prole autosufficiente.
Dopodiché o si è costruito il progetto di amore che è indipendente dall’avere figli, dalla situazione economica, o c’è un legame che era già insito in questa possibile simbiosi che nasce dalla simpatia, dall’attrazione e dall’essere complementari oppure è chiaro che dopo qualche anno quando viene a mancare questa chimica finisce tutto. E’ come se ci fosse un bisogno ed una voglia che il progetto comune se c’è continui ad alimentarsi al di là delle pause che possono esserci.
Allora se si rompe tutto bisogna lasciarsi? Se è passato l’innamoramento non c’è l’amore?
Se chiediamo ad un padre quanto dura l’amore per suo figlio ci dirà una vita, non un anno o due! Se c’è questo tipo di amore, la coppia non scoppierà mai. Se manca questo e finisce l’innamoramento di fatto non ci sarebbe più futuro per la coppia.
Questo si basa su un’ idea che è essenziale. La coppia può basarsi su una illusione: che i meccanismi che mettono insieme un uomo ed una donna siano gli stessi che li possano mantenere insieme per una vita e così non è ovviamente.
Mentre invece la famiglia-coppia si basa su un altro disegno, un disegno divino che non è uno scambio in cui alla fine di ogni giornata si va a vedere il saldo. Se si è fatto pari tra quello che si è dato e quello che si è ricevuto va bene. Ma si basa sul dono, che è lo stesso di un genitore, che intanto è di dare, di darsi, di donarsi. Poi in questo dono che contiene anche il perdono non ci si basa soltanto nel voler amare ma innanzitutto sul fatto anche di lasciarsi amare.
Infatti ci si lascia amare dall’altro così com’è in quel momento o si pretende che il proprio amore vada a decidere come deve essere l’altro, che diventa quindi una proiezione dei tuoi desideri?
Lasciarsi amare vuol dire donarsi, questo è un grande mistero. Il collante dell’amore si chiama Dio. Il grande sogno della coppia è la missionarietà ed è questo il sogno che permette di amare la persona che si ha vicino, cioè l’amore dell’amore. Qualcuno ci ha amati per primo. Si riesce così con un grande sogno di missionarietà condiviso, di un progetto, a donare la propria vita anche per un’altra persona. Si riesce così anche ad imparare ad amare in senso vero. C’è mancanza di fede nell’amore. L’eternità dell’amore non è il sentimento in sé, la passione, è invece il poter vivere con un’altra persona fino a diventare anziani insieme nella quotidianità delle piccole cose.
E’ la luce di una Grazia. La famiglia è la cosa più bella che esiste al mondo anche se non è tutto rose e fiori e vi sono di brutti momenti, ma è li che viene fuori l’amore e lì che ci si unisce ed è li che si cominciano a risolvere i problemi. La famiglia è una cosa viva, che si percepisce esistente.
Però nessuno mette in dubbio che ciò non sia fantastico, ma sembra che siano le vecchie generazioni a mandare avanti i rapporti nonostante le mille difficoltà. I dati confermano che i giovani di fronte alla prima difficoltà iniziano ad avere qualche dubbio. Sta aumentando tanto il fenomeno delle separazioni lampo soprattutto sugli under 35, sui più giovani che si separano mediamente entro 7, 8 mesi, per cui è preso con leggerezza l’innamoramento. Ma anche dopo tre mesi, dopo 15 giorni, al ritorno del viaggio di nozze può capitare, ma perché? Cosa succede? Non si conoscevano prima? Purtroppo i ragazzi d’oggi non sono educati sentimentalmente. Sanno tutto sul sesso, possono spiegare ed insegnare agli adulti, ma non conoscono i sentimenti, non sanno la differenza tra solidarietà e complicità, tra attrazione e apprezzamento, tra emozioni e sentimenti. Quando poi si sposano pensano di essere arrivati, di aver formato finalmente la coppia e si domandano: adesso cosa facciamo?
Sono abituati a vivere in famiglia, a vivere in gruppo, non conoscono la responsabilità anche affettiva verso l’altro. Costituiscono una generazione di viziati, abituati ad avere tutto, difficilmente rinunciano ai loro spazi per lasciarli a qualcun altro.
Si sta male da soli, quindi ci si mette con un altro, fin quando va tutto bene, poi alla prima occasione in cui bisogna fare un sacrificio per l’altro si manda tutto all’aria. Una specie di consumismo dei sentimenti. L’amore quando si trasforma dall’innamoramento deve avere dentro altri requisiti che sono fondamentali e che tengono unita la coppia anche nei momenti difficili: il rispetto e l’armonia.
Bisogna capire se nel contesto attuale in cui un problema può essere costituto anche dal fatto che la donna oggi ha diritto ad una carriera, c’è una educazione all’amore e cioè a superare il momento dell’innamoramento, che nasce dai modelli che noi diamo ai giovani. Anche se sembra che non è questione di educazione perché più si è benestanti e più ci si separa. Anche nei benestanti c’è una disperata ricerca della felicità personale, al di la di ogni cosa. In conclusione, come già riferito, dietro l’incontro tra un uomo ed una donna c’è un Mistero, c’è un sottile Mistero.
Oggi è talmente contro intuitivo che un uomo ed una donna passino insieme una intera esistenza a fronte di tutte le difficoltà che se non c’è una luce che viene da fuori e anche da dentro, una Grazia che la illumina, non se ne fa nulla.
Finito di celebrare il matrimonio di cui l’uomo e la donna sono testimoni, se non si rimane in tre, non ce la si fa. E sapete chi è il terzo? E’ Cristo, l’uomo fatto Dio. Solo in Lui c’è una luce in cui l’uomo incontra il divino. Solo in Lui e nella Sua Chiesa si illumina e si impara ad alimentare quell’Amore destinato all’Eterno. E’ Lui il vero e maggiore Maestro da cui imparare. Dopodiché si può rimanere insieme una vita anche se si è laici ma è molto più difficile perché non si riconosce la dimensione divina che c’è nell’umano.
Sicuramente anche persone che non sono cattoliche possono essere animate dal desiderio di volere bene tutta la vita, ma ci va un luogo dove questo si impara.
L’uomo e la donna non ce la fanno da soli nelle intemperie della vita. E venendo alle coppie omosessuali, tema molto sentito oggi, che senza mettere su famiglia potrebbero aver costruito una vita insieme con il lavoro ed il sacrificio, non possono essere accostate ad una coppia eterosessuale. Perché si sta parlando del luogo dove si produce e dove misteriosamente si genera la vita. E l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due saranno una sola carne, nella buona e nella cattiva sorte. Che bello, affascinante e come è profondamente umano questo mistero che ci riferisce la Genesi!Vito Piepoli – RINASCIMENTO POPOLARE n.2 Aprile
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Ciao bello il blog.Scusa se ti chiedo un favore come si fa nel post a inserire l'opzione CONTINUA A LEGGERE
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