mercoledì 23 aprile 2008

TUTTA LA VITA DAVANTI DI VIRZI'

Più denso di ogni aspettativa l’ultimo film di Paolo Virzì: Tutta la vita davanti. E’ la storia di un desiderio di compimento che non trova strada. La protagonista, Marta, laureata in filosofia con lode, bacio accademico e proposta di pubblicazione della tesi (su Heidegger e la Arendt) vede subito svilire quell’avvenire di promesse che sembrava schiudersi. Nel giro di poco tempo infatti è costretta a ripiegare su un lavoro di telefonista e babysitter.


Il regista ci parla di una condizione precaria ad ampio spettro che oltre alla sfera lavorativa contamina quella affettiva, familiare e dei rapporti in genere. Anche chi sembra offrire un aiuto alla fine delude (come il sindacalista che, alla stregua di un paparazzo, sembra più interessato ad un titolo scandalistico che alle reali esigenze delle persone). La vita e le scelte di tutti sono tiranneggiate dall’ansia dell’occupazione, dal veleno della competizione, dal terrore di essere tagliati fuori dal coro. La citazione ricorrente della caverna di Platone diviene l’emblema di un mondo fragile di parvenze che in nessuna circostanza trova la libertà per spezzare le catene. Avviene un incidente, c’è un lutto, un omicidio. Non è permesso fermarsi, guardare, commuoversi se non nell’abbraccio umano finale (di quella che prima di allora era solo una voce) che permette almeno al dolore di esistere.

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