martedì 27 febbraio 2007

LA STORIA PIU' BELLA


La storia più bella: era già sul letto del medico per abortire
Poi ha deciso di tornare indietro e tenersi il figlio down
Cronache del Mezzogiorno", edito nella provincia di Salerno
martedì 13 febbraio 2007
PERSONE VERE
"Marilena,in un attimo di lucidita' ha ascoltato il suo "cuore"(un cuore che vuole l'infinito un cuore che cerca la vera felicita')Ora e' felice di poter stare di fronte a Matteo.Certamente questo dramma l'ha resa piu' capace di abbracciare Matteo nella sua totalita'"

La storia più bella: era già sul letto del medico per abortire
Poi ha deciso di tornare indietro e tenersi il figlio down
Cronache del Mezzogiorno", edito nella provincia di Salerno
martedì 13 febbraio 2007
PERSONE VERE
Ha in braccio il piccolo Mattia la signora
Marilena Giudice mentre ci
racconta la sua storia.
Lo culla dolcemente, con tutto l’amore
di una mamma. Si sorprende
della tanta attenzione che le viene
data, del premio che ha ricevuto, “Il
premio Giuseppina Amore”.
«Ho compiuto semplicemente un
atto di amore – ci ha detto - Non mi
aspettavo questa riconoscenza ed ovviamente
mi fa piacere. Ma davvero
credo di aver fatto una cosa normale,
un gesto da mamma».
Marilena ha trentotto anni e tre figli
maschi. Resta incinta e, per di più, di
due gemelli. La scoperta è arrivata
quando erano già passati tre mesi di
gestazione. Inizialmente pensa all’eventualità
di abortire e si rivolge ad
un’assistente sociale del consultorio
dell’Asl Sa1.
Sono, però, già passati tre mesi e l’aborto
non può più essere praticato. In
suo aiuto anche l’associazione Progetto
Famiglia –Vita, che si occupa di
maternità e vita nascente. Sono proprio
i volontari ad aiutarla a trovare fiducia
in se stessa e le offrono anche
sostegno materiale. I mesi passano,
Marilena si rasserena, accetta l’arrivo
di questi due bimbi. Ma la tempesta è
nascosta dietro l’uscio e si scatena
quando a cinque mesi, con un’amniocentesi,
scopre che uno dei due bambini
è affetto da sindrome di down.
«Non mi ha spaventata la sua diversità
- dice Marilena – ma mi chiedevo
cosa sarebbe stato di lui quando io e
mio marito non ci saremo più stati,
quando gli altri miei figli si sarebbero
costruiti la loro famiglia, chi si prenderà
cura di lui che, in un mondo già
difficile e complesso, si trova a nascere
più svantaggiato?».
E così sceglie di recarsi in un centro
specializzato per aborti selettivi a Napoli.
Suo marito non vuole che lei
abortisca, nonostante la loro situazione
economica non sia rosea. Anche
i volontari dell’associazione Progetto
Famiglia cercano di persuaderla. Ma
Marilena è decisa. Non aveva fatto i
conti con il suo cuore di mamma.
«Era tutto pronto – racconta - il medico,
gli infermieri, la flebo al mio
braccio. I medici, attraverso il monitor
di un macchinario per l’ecografia, dovevano
inquadrare il cuoricino del
bambino e poi, con un ago, centrare il
suo cuore iniettando delle gocce che
ne avrebbero procurato la morte immediata.
Quando il bambino si è
messo in posizione io non ce l’ho
fatta, non potevo vedere ammazzare
mio figlio». Il dottore se n’è andato dicendo
a Marilena che le dava mezzora
per pensare, sono andati via anche gli
infermieri, è rimasta sola. E’ così che
il suo cuore di mamma ha avuto la
meglio e ha scelto di andar via e di tenere
Mattia. Era l’8 ottobre del 2006.
Sorride silenziosa Marilena ed alla
fine aggiunge:«ogni tanto penso a
come mi sentirei male se Mattia non ci
fosse». (f.s.)



Nessun commento: