lunedì 26 febbraio 2007

L'ERRORE IN MEDICINA :PERCHE'




La notizia del tragico e involontario errore della biologa toscana all’Ospedale Careggi di Firenze ha suscitato sui quotidiani reazioni prevedibili e scontate. Vogliamo rifletterci un attimo. E’ l’ennesimo caso di malasanità colpevole (che va sempre denunciata e combattuta, là dove è evidente, come sembra) oppure è il segno che la natura dell’uomo è imperfetta: cioè non basta a sè, non si regge da sola? Cioè: l’uomo non è Dio e può sbagliare, anzi, anche profondamente non volendolo, sbaglia. La sofferenza della persona che nel caso in questione ha sbagliato, esprime sicuramente una non volontà ed è segno del desiderio di bene nel lavoro (La Repubblica, La Stampa, QN). Immagino questa sofferenza ancora più profonda per il danno che ha causato ad altri esseri umani e d’altra parte la sua impossibilità ad essere ancora utile, a rimediare all’errore. Questa è la nostra natura, sia che lo riconosciamo o no. Allora che fare? Il nostro lavoro è continuamente sottoposto al rischio di errore, che per essere errore su uomini, come noi, acquista una gravità sicuramente più grande. Ragionando con la logica del mondo che ci circonda, se questa è la condizione di noi uomini, nessuno sarebbe più "degno" di fare il medico, nessuno potrebbe più fare il medico, cioè soccorrere al bisogno di altri, quale è la malattia. Si comprende bene che questa è una logica irrazionale, perchè non percorribile nella realtà. La medicina è nata per la vita e per rispondere al bisogno di salute che l’uomo ha, di stare bene. Ma per questo, c’è sempre un rischio che si deve correre nel rapporto con quel medico, il medico che ho scelto io perchè mi fido oppure quello che si conosce come il migliore per la mia patologia. Eppure anche questo "campione" potrebbe sbagliare, su di me, o su chi mi sta più a cuore. Che cosa fa correre il rischio di starci, di farsi assistere ugualmente? Tutto ciò che oggi si sta perdendo: la fiducia in un rapporto umano, che è data dal conoscere personalmente l’operatore, ma soprattutto la coscienza che l’altro, il medico, è un uomo come noi, che ha dei limiti e che non tutto può. Non può risolvere il nostro bisogno di stare bene per esempio quando la malattia è inguaribile, o può addirittura, come in questo caso, nuocere, essere di danno a chi assiste, senza il concorso della sua volontà. Perchè è un essere umano. Evidenza che oggi si vorrebbe eliminare, da cui si fugge via. Per vivere dunque un rapporto così occorre di nuovo, come già ripetuto in altre occasioni, un senso. Perchè un errore se la persona che ho davanti a me è assolutamente degna di fiducia? Perchè ci si ricordi cosa è l’uomo e riconoscerlo. Due uomini: il medico e il malato l’uno davanti all’altro nella loro impotente umanità, per riconoscere che la vita la fa sempre e comunque un Altro. Questo è il senso che permette di fare la professione (perchè appunto la professione è professione di un senso). Questo è il senso che permette al malato di fidarsi di quel medico e di rischiare. Senza senso, è, purtroppo, quello che leggiamo sui giornali. (Corriere della Sera, Il Mattino, La Repubblica, QN).


LA PAROLA A UNA MAMMA DI UN BIMBO MOLTO OSPEDALIZZATO


"Che cosa fa correre il rischio di starci, di farsi assistere ugualmente? Tutto ciò che oggi si sta perdendo: la fiducia in un rapporto umano, che è data dal conoscere personalmente l’operatore, ma soprattutto la coscienza che l’altro, il medico, è un uomo come noi, che ha dei limiti e che non tutto può. Non può risolvere il nostro bisogno di stare bene per esempio quando la malattia è inguaribile, o può addirittura, come in questo caso, nuocere, essere di danno a chi assiste, senza il concorso della sua volontà. Perchè è un essere umano."

Condivido in pieno questa affermazione e aggiungo anche che questa fiducia deve essere pero' reciproca e deve tener presente che malato e paziente quando si trovano di fronte sono due persone ,due uomini ,due dignita'.
Il reciproco rapporto puo' nascere solo quando sono due uomini che si incontrano,due uomini con bisogni differenti ma due persone.
Il medico e il malato e nel caso dei bambini :il Bambino con la sua mamma e il suo papa'.
Se il medico si pone come uomo anche chi sta di fronte lo percepisce e comprende piu' facilmente le affermazioni sopra riportate.
Se il medico(ed e' la condizione che troppo spesso si incontra)si mette sul piedestallo e ritiene di essere lui colui che risolve, anche chi gli e' di fronte non puo' che cambiare.

Chi per la prima volta varca la soglia dell'ospedale ,facilmente si affida e ascolta inerme .
Come un bambino ,si lascia guidare e pensa che certamente quello che gli viene proposto e' per un bene.


Non c'e' un rapporto paritario ,molti medici ancora credono di possedere un potere sull'uomo.Un tempo Prete, maestro,farmacista e dottore ,erano le persone di cultura ,erano sopra il popolo.
Era piu' semplice lavorare ,questa fiducia era incondizionata .
Questi personaggi pero' c'erano sempre ,erano sempre dentro la vita delle persone.
Correvano giorno e notte c'erano .
La gente si sentiva sorretta e protetta.
Il tuo medico ti seguiva ,ti stava accanto,correva anche se tuo figlio ti faceva disperare per darti una mano.

Il quadro The doctor esprime bene l'atteggiamento del medico (non si sottrae ,c'e',non risolve ma c'e')
Il paziente allora si rendeva ben conto che di fronte a certi mali non ci si poteva che affidare.
Il paziente si rendeva conto che a volte anche il medico poteva sbagliare,
Il paziente un tempo si sentiva abbracciato e sorretto e gli era piu' naturale accettare l'errore.

Questa posizione nuova non e' stata creata dal paziente.
Questa posizione nuova e' dettata da tutti i nuovi protocolli.
Questa posizione non fa che rispondere alla rigidita' dei protocolli con altra rigidita'.

Ora la professione del medico non e' piu' vista ,come un tempo ,ne' dal medico ne' dal paziente.
Il medico si sente un lavoratore(non sono un missionario)con tutti i diritti ,le ferie,le notti libere,l'orario per
ricevere, le richieste degli appuntamenti,l'orario per tutto.
Questo per quelli di base.
Si lamentano ,si sentono sottopagati ,riversano le loro lamentele sindacali sui poveri pazienti.

I pazienti che fanno?
Dopo un po' si stancano .
Il rapporto diventa burocratico "dammi la ricetta"Il rapporto perde la fiducia e chi appena puo' si riversa nel privato per poter essere guardato diversamente.

ci e' capitato ,chiamando la guardia medica ,di sentirci dare consigli via telefono.
Dopo varie richieste di intervento abbiamo chiesto il nome del medico e poi ci siamo rivolti ad un medico "europe assistence"
Dopo 10 minuti il medico privato e' arrivato ha fatto la visita ...
Mentre visitava ha suonato alla porta il medico della mutua che allarmato (non per il malato ma perche' gli avevamo chiesto il nome )era corso. Gli abbiamo detto che non era piu' necessario e lui ha risposto(certo quello l'avete pagato!!!)gli abbiamo risposto che per lui pagavamo molto di piu' le detrazioni mediche erano assai superiori delle 10000 lire che ci chiedeva la banca per questo servizio.

Come si puo' istaurare un rapporto?
Come e' possibile fidarsi quando di notte il servizio ti manda un ragazzino appena laureato che di fronte a tuo figlio si sente incapace .
Certo gli fai un caffe' lo rincuori gli dici pazienza e vai all'ospedale sperando di poter avere delle cure migliori.

Come e' possibile incontrare dei medici, talmente rigidi ,che fanno appello solo al protocollo.

Abbiamo da poco incontrato un anestesista (fortunatamente non sono tutti cosi')
Abbiamo portato il bimbo per la visita prima dell'intervento
1)non l'ha visitato
2)aveva un'infezione alla bocca e nonostante la nostra richiesta non l'ha guardato
3)alla nostra richiesta di usare certe strategie per portare in sala operatoria il bimbo ci ha risposto che se volevamo un altro trattamento potevamo rivolgerci ad un altro ospedale(nostro figlio ha superato 40 anestesie ed eravamo in quelll'ospedale per un accordo preso fra i primari di due ospedali)
4)ci siamo fatti allora dare il numero della sua primaria e il nome.

Abbiamo cosi' risolto il problema la primaria ha chiamato un anestesista esterno esperto ,con nostro figlio sono state usate le strategie proposte ,ed e' nato poi un buon rapporto con professore e anestesista .Si sono resi conto che usando quelle strategie era stato molto semplice anche per loro (abbiamo trovato in questo caso persone intelligenti ma abbiamo dovuto lottare e fare intervenire la primaria dell'altro ospedale.)

Voi penserete c'e' stato un buon esito!
Dipende da cosa si ritiene per buono.
Il professore durante l'anestesia ci ha chiamato ci ha detto che un pezzetto di retina e' ancora attaccata e per le condizioni dell'occhio preferiva aspettare .
Una vitrectomia poteva avere un esito anche peggiore della situazione attuale.
L'occhio pero' per il momento non dovrebbe degenerare e quindi puo' stare al suo posto.
Non ci vede da quell'occhio (ma nessuno chiede i miracoli ai medici!!!)
Non saranno invece i medici che a volte (montandosi la testa )pensano di avere il potere della vita in mano?

E' una mentalita' generale .
E' un serpente che si mangia la coda.
La sanita' tramite giornali e televisione si dichiara capace di risolvere ogni problema
I medici non ammettono discussioni.
Nessuno si mette in gioco perche' lo dovrebbe fare il paziente?

Quando entro in ospedale la mia unica preoccupazione non e' quella della guarigione di mio fuglio(oltre agli occhi ha altri problemi)
Ma quella di difenderlo .

E' una lotta impari.
Lotta silenziosa ma forte.
Non voglio far percepire a mio figlio che l'altro gli e' ostile.
Non voglio che lui pensi che l'altro voglia usare dei metodi (che a lui fanno paura )solo perche' gli hanno insegnato cosi'.
Cosi' ridendo spiego che il dottore non sa che...G...vuole stare in braccio per il prelievo o che G,,,vuole che nessuno lo tocchi .
Se dall'altra parte c'e' una persona allora non ci sono problemi tutto si fa in pochi minuti senza provocare traumi
Se non c'e' una persona ma solo un laureato in medicina ci tocca andare da un 'altra parte (a volte per un banalissimo prelievo.)

Il rapporto nasce da una reciprocita' e vi garantisco che noi siamo riusciti ad istaurare un ottimo rapporto in tutti gli ospedali nonostante tutto.

Certo chi entra per la prima volta con un bambino e si trova di fronte certi medici!!! E' dura!!
Ve lo garantisco.
E' dura per tutti probabilmente anche per i medici stessi.Perche' allora non cominciare da se' il cambiamento?
Non possiamo cambiare il mondo ma noi si
Mi sto accorgendo (negli anni) che imparando a rispettare mio figlio per primo imparo a guardare diversamente anche gli altri
I medici si accorgono anche gli infermieri e quel pezzetto di realta' che incontriamo nel tempo cambia.
Non ci importa che ci diano ragione ,non ci importa che ci risolvano tutti i nostri problemi ma che insieme a noi facciano un pezzo di cammino ,condividano un pezzo di vita.
Allora si che e' possibile in questo abbraccio perdonarsi reciprocamente gli errori e corregersi a vicenda.
Scusate la lungaggine una mamma





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