mercoledì 21 febbraio 2007

UN VERO DIAVOLO QUEL MELLONI

TEMPI N:7



di Berlicche

Mio caro Malacoda, hai visto che si torna a parlare di noi? L'ha fatto un alto funzionario del Nemico, l'arcivescovo di Torino. Ha detto che il diavolo c'è e lavora alla disgregazione della famiglia. Ha la sua parte di ragione, ma io trovo più interessante lavorare alla disgregazione della Chiesa. E dovresti ricordartelo anche tu: puntate all'essenziale, il resto verrà di conseguenza. Procurati perciò carta e penna, leggi l'articolo del Corriere della Sera di venerdì scorso, 9 febbraio, e prendi appunti. Questo Alberto Melloni è un genio, un manipolatore che dovremmo assumere come docente ai nostri corsi di formazione. Un rivoltatore di frittate ineguagliabile. Guarda come inizia: la «Costituzione immaginaria» e la «Costituzione reale». Scripta manent? Ma quando mai! Quello che conta non è il testo dell'articolo 29 della Costituzione italiana, ma la piega interpretativa che ne viene data in base dati di realtà. È un vecchio trucco della modernità, se io non riesco ad adeguarmi alla norma, perché è troppo alta, non riconosco la mia impotenza, abbasso la norma, e se non ho la forza per cambiarla la interpreto. Ma questo è solo l'antipasto, quello che interessa al Melloni, e anche qui devi imparare, è la Chiesa. Dato per assodato «il matrimonio a tappe» come espressione di amore «meno appicicaticcia di quelli stipulati in Chiesa e in comune», il Nostro dice che la Chiesa di fronte a questo fenomeno deve interrogarsi. Queste «vite concrete» sfidano non la legge, non la morale, ma «la pastorale», la Chiesa in quanto pastore. La Chiesa deve chiedersi come «ascoltare» la «sfida concreta» costituita da questi «legami (anche quelli omosessuali) ai quali il catechismo cattolico non sa dare oggi una legittimazione piena e nella cui espressione non si può leggere solo disordine rispetto a un modello astratto». Sublime! Il matrimonio, l'istituzione che da duemila anni regge il mondo, almeno quello nato dall'ebraismo e dal cristianesimo, è un «modello astratto», immaginario come la Costituzione. Reale, come ideale dell'amore col quale misurarsi, è il «matrimonio a tappe».
Altrettanto efficace è lo scambio di ruoli tra sfidante e sfidato. Lo sfidante non è più il Figlio del Nemico, quel Gesù che offese i farisei dicendo che Mosè gli aveva concesso la possibilità di divorziare (allora si diceva di ripudiare una donna) a causa della durezza del loro cuore, insomma perché non erano ancora in grado di capire la verità dell'amore. Non è la Chiesa che sfida il mondo continuando a dire queste cose assurde. È il mondo, notoriamente in minoranza, a lanciare il guanto. E poi il capolavoro: il gregge che guida il pastore, che gli indica i sentieri da seguire. Per essere un buon pastore, ovviamente. Il buon pastore, avevo capito, è quello che ama le sue pecore e per questo la notte le mette al sicuro, di giorno sta attento che non cadano nei dirupi, le porta su pascoli erbosi. Se una si perde, mette al sicuro le altre, la va a cercare e se riesce la riporta all'ovile, non si porta dietro nel deserto le altre novantanove. Ma questa è logica, quell'aspetto della ragionevolezza che ci accomuna al Nemico, tu non usare mai questo termine, quando senti qualcuno che parla così accusalo di «rigorismo dottrinale». Vedrai che funziona.
Tuo affezionatissimo zio Berlicche

Nessun commento: