la famiglia è tema della Chiesa
Libero 16 febbraio 2007
di CATERINA MANIACI
Rosy Bindi dice di amare una Chiesa «che si occupa di Dio»? Gli risponde, indirettamente, l'Osservatore Romano: «Una Chiesa che si occupa delle cose di Dio non può non occuparsi delle cose degli uomini. Perché l'uomo è cosa di Dio». Controrisposta del ministro per la Famiglia in una lunga lettera aperta inviata e pubblicata dal quotidiano La Stampa, in cui dichiara di non essere stata compresa e di non aver voluto esprimere nessun "imperativo" e neppure consigli «alla mia Chiesa». Ma nell'indiretta risposta dell'Osservatore Romano c'è molto di più: «La Chiesa sulla famiglia ha il dovere di parlare. Chi vuole, ascolta. Ma non le si chieda di tacere», scrive infatti il quotidiano della Santa Sede, che poi stigmatizza come «quanto meno inopportune quelle voci che in questi giorni, anche con appelli pubblici, vorrebbero far tacere questa voce tanto autorevole quanto scomoda. Tanto scomoda», spiega la nota, «da essere definita da alcuni impropriamente un'ingerenza». E questo risponde con chiarezza al manifesto di cattolici che chiede alla Cei di astenersi da un pronunciamento pubblico, per il quale si stanno raccogliendo le firme. Il quotidiano Il Riformista, invece, attacca duramente le gerarchie ecclesiastiche e invita i contribuenti a destinare l'8 per mille del reddito Irpef a chiunque tra i possibili beneficiari, tranne che alla Chiesa cattolica. Sul piano politico due interventi da segnalare, su fronti opposti. Fausto Bertinotti, presidente della Camera, in un'intervista all'Espresso, usa parole pesanti: «L' interventismo della Chiesa su temi come i Dico è una posizione postconciliare originata dalla paura», che deriva «dal fatto che si sente minoranza». Per Gianfranco Fini, invece, «la Cei deciderà liberamente se produrre un documento o no», certo «è bizzarro pretendere che i vescovi non parlino al mondo cattolico». Del resto, il leader di An si dice convinto che «dal Senato quella legge non uscirà». Poi c'è la risposta del governo a chi chiede, da sinistra, di abolirlo: il Concordato non si tocca. Lunedì si terrà l'ormai tradizionale ricevimento presso l'ambasciata d'Italia presso la S. Sede per celebrare l'anniversario della firma del nuovo Concordato del 1984. Questo potrà essere anche il primo faccia a faccia ai massimi livelli sui Dico tra Italia e Vaticano. Dovrebbero essere presenti il presidente della Repubblica, il premier e vari ministri, mentre per parte ecclesiastica sono attesi il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone e il cardinale Camillo Ruini. Certo non casualmente l'ambasciatore d'Italia presso la S.Sede Giuseppe Balboni Acqua ha definito eccellenti le relazioni bilaterali tra Italia e S.Sede, in un'ampia intervista al mensile "Consulente Re" uscita quasi in coincidenza con il ricevimento di lunedì. E se lo stato di queste relazioni è eccellente lo si deve proprio «in gran parte alla veste giuridica dei nostri rapporti bilaterali». Non solo. Secondo Balboni Acqua «tali norme possano ben costituire un modello per altri Paesi le cui costituzioni si ispirino a sani principi laici».
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